Francesc Betriu ha sempre rifuggito con destrezza le sirene del cronachismo. I suoi affreschi sociali non hanno mai ceduto al becero sensazionalismo dei gazzettieri indignati. Betriu, che per José Luis García Sánchez e Rafael Azcona era il più «castizo», il più «hispano», dei registi catalani, amava sporcarsi le mani, affondare lo sguardo nella maleodorante palude sociale dell’«esperpento», sperimentare le soluzioni meno nobilitanti agli occhi degli esteti, senza per questo nutrire l’ambizione di oltrepassare i confini del cinema industriale, entro i quali rimase sempre ben radicato. Ogni sua inquadratura, spesso debordante, persino impetuosa nell’affastellare intuizioni dallo scatto mordace, sembrava essere guidata...