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Frana sulle Apuane, sepolti due cavatori

Frana sulle Apuane, sepolti due cavatori

Carrara: crollano 2 mila tonnellate in una cava di marmo, unità cinofile alla ricerca dei corpi degli operai dispersi l vice segretario Fillea, Silvestri: «C’è chi spera di trovarli vivi». Oggi sciopero generale

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 15 aprile 2016

Sotto il sole a picco, la pioggia, a respirare le polveri di marmoretta e a volte, come ieri, sotto i crolli. Mezza montagna è cascata addosso a due cavatori di Carrara.

Sepolti da qualcosa come 2 mila tonnellate di marmo, i loro corpi non solo non sono stati ancora estratti ma neppure individuati. Un terzo operaio, l’unico che stava sospeso, con l’imbracatura – gli altri due manovravano la macchiana tagliatrice sui binari della cava – quando il costone è venuto giù in un boato assordante è rimasto appeso a trenta metri d’altezza. Lo hanno recuperato con un’eliambulanza e trasportato direttamente al policlinico di Pisa, era cosciente.

Un quarto cavatore che ha visto tutta la scena da terra per lo shock è svenuto, ed è stato anche lui portato al pronto soccorso.

La scena dev’essere stata davvero apocalittica. Tornando dal luogo del disastro a metà pomeriggio, Franco Silvestri, vice segretario del sindacato edili della Cgil, la Fillea di Massa-Carrara, racconta di aver visto «massi fuori dal normale, enormi» tra i detriti del costone di Alpi apuane franato addosso ai due dispersi. Tanto che si dovrà prima mettere in sicurezza l’area- il bacino di Gioia sul versante Colonnata, cava Antonioli – per poi avviare le ricerce dei corpi con unità cinofile.

Tutte le cave di Carrara dopo l’incidente si sono immediatamente fermate e oggi sarà sciopero generale. Non si sa per quanti giorni andrà avanti il blocco del settore estrattivo, che impiega in tutto circa mille cavatori: i «ragni bianchi» o «angeli del marmo» o «tecchiaroli», in vernacolo.

«Prima bisogna capire cosa è successo, perché la montagna è franata – spiega Silvestri – poi si deciderà quanti giorni di sciopero e se faremo anche un corteo». Il clima ieri era ancora di confusione e di attesa. I nomi degli operai rimasti sotto le migliaia di tonnellate di marmo non sono stati diffusi per non incendiare gli animi, perché tra i cavatori tutti si conoscono e c’è una solidarietà molto forte, più del marmo che si lavora. E così ieri c’era ancora chi nutriva una disperata speranza che fossero vivi, là sotto, magari in un anfratto con una bolla d’aria, una cosiddetta «capannina».

I nomi però circolavano a mezza bocca se qualcuno raccontava di uno che veniva chiamato «il Furetto» e di un altro che aveva il figlio nella sua stessa squadra e che il ragazzo la notte era stato poco bene e meno male, perché sarebbe stato il terzo a «rimanerci sotto».

È un conto pesante quello dei cavatori morti sulle Apuane: contando anche questi due dell’incidente di ieri, sono cinque cavatori morti sul lavoro negli ultimi cinque mesi, a novembre era rimbalzata una «biglia», una tagliatrice su nastro: tre morti.

Sulla carta le cave sono tutte a norma, i lavoratori sono tutti in regola e le mappe geologiche indicano quale roccia si può estrarre e quale taglio va fatto. «In pratica nessuno ti può dire quando fai un taglio se un metro prima trovi la vena buona e un metro dopo il marmo è marcio e crolla tutto», spiegano i cavatori del bacino Colonnata.

Il mestiere è uno dei più pericolosi e usuranti, si sa. Anche se l’età media dei cavatori è tra i 30 e i 50 anni, anche se è interesse dei proprietari delle cave che si lavori in sicurezza, con guanti e imbracature, perché una frana disastrosa come quella di ieri provoca un blocco anche di mesi e milioni di mancati introiti.

Proprio ieri i segretari di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil erano a Roma, a un incontro con Inail e Inps al ministero per parlare di malattie professionali, lavori usuranti ed età pensionistica. Perché sulla carta i «ragni bianchi» hanno diritto ad accedere a pensionamento anticipato in quanto compresi nella lista «lavori usuranti». Ma questa anzianità minore non viene ancora applicata.

Il senatore Pd Daniele Borioli, Pd, che fa parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli incidenti sul lavoro, promette un accertamento delle responsabilità della frana di Carrara. Il segretario della Filca-Cisl nazionale, Riccardo Gentile, e il segretario generale della Filca Toscana, Ottavio De Luca, tornano a proporre una sorta di patente a punti per le cave, con revoca delle licenze a chi totalizza più incidenti.

I cavatori dicono che nel loro lavoro il rischio zero non esiste. E insistono perché il governo, sui lavori usuranti, almeno, non faccia orecchie da mercante.

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