Italia

Frana in Val Ferret, i figli delle vittime accusano la Regione

Si è conclusa ieri, ad Aosta, l’udienza del Gip per acquisire i mezzi di prova relativi all’inchiesta sulla morte dei coniugi Mattioli, travolti nell’agosto 2018 da una frana in Val […]

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 10 novembre 2019

Si è conclusa ieri, ad Aosta, l’udienza del Gip per acquisire i mezzi di prova relativi all’inchiesta sulla morte dei coniugi Mattioli, travolti nell’agosto 2018 da una frana in Val Ferret, alle pendici del Monte Bianco. La zona è da anni a rischio idroegeologico e più recentemente è stata teatro dello scivolamento del ghiacciaio Planpincieux, anche a causa delle temperature record registrate lo scorso anno.

Indagato è il sindaco di Courmayer, Stefano Miserocchi, che secondo la procura di Aosta non avrebbe interdetto l’utilizzo dello spiazzo sul quale era parcheggiata l’automobile che è stata poi travolta dai detriti. Ma secondo la perizia di parte, richiesta dai figli di Vincenzo Mattioli e Barbara Gulizia, le responsabilità sarebbero anche di altre autorità, oltre al sindaco. In particolare risulta da chiarire il ruolo del Centro Funzionale Regionale Valle D’Aosta, ente deputato all’emanazione delle allerte meteo, che il 6 agosto 2018, pur avendo previsto eventi temporaleschi, non ha fatto seguire l’allerta gialla, misura che avrebbe attivato le procedure di messa in sicurezza della zona. Anche la Regione Valle D’Aosta, secondo i periti di parte, avrebbe mancato gli interventi strutturali per mitigare il rischio nell’area già soggetta a frane, nonostante essi siano previsti dal Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico.

Molto più cauta invece la perizia del consulente tecnico nominata dal Gip che durante l’udienza pur ammettendo la condizione di pericolosità della zona, non ha riconosciuto alcuna responsabilità di enti o autorità coinvolte. Si attende ora che il pm decida di archiviare il caso, chieda il rinvio a giudizio del sindaco Miserocchi, oppure accolga le istanze della parte lesa ed allarghi le indagini alle altre istituzioni chiamate in causa. «Non voglio puntare il dito – dice Simone Mattioli, figlio dei coniugi scomparsi – Voglio che si accertino le responsabilità affinché si renda più sicura questa zona. Se ci fosse stato un cartello i miei genitori oggi sarebbero ancora vivi».

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