Fragilità famigliari nella città balneare
Cultura

Fragilità famigliari nella città balneare

Scaffale «Parlami», l'esordio di Francesco Zani, pubblicato da Fazi. Il libro sarà presentato oggi nell’ambito di Bookpride a Milano, ore 16.30, presso Superstudio Maxi
Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 marzo 2023

Ha una ambientazione provinciale il primo libro di Francesco Zani, Parlami (Fazi, pp. 174, euro 16), quella del teatrino di una città balneare e marinara dell’Adriatico, Cesenatico, sulla riviera romagnola e nel piccolo mondo chiuso dove si concentra una storia di formazione che per diventare ancora più intima e umana sceglie il tu della seconda persona singolare.

È SU QUESTA CONSAPEVOLE e già matura scelta formale che il giovane scrittore calibra la sua voce in una sorta di diario esistenziale dei giorni, dove insegue la storia di una famiglia segnata dall’arrivo di un figlio che ormai per tutti è Gullit, il giocatore del Milan con le treccine lunghissime che «correva più veloce di tutti». A raccontare rivolgendosi a lui e ad affibbiargli il soprannome del suo idolo calcistico è il fratello maggiore, il narratore di brevi capitoli dei quali il libro è composto, tanti tasselli di una storia famigliare dispersa, tutto ciò che di memorabile accade al bagno Beatles gestito dai genitori, «lo stabilimento balneare più famoso di tutta Cesenatico», dove si mangia la rustida con piada e saraghina, mentre Marco Pantani vince il Giro d’Italia e il Tour de France, e poi arriva anche il giorno malinconico in cui Pirata esce di scena. Il clima vitalistico della Romagna estiva è il fondale animato del libro, i servizi bizzarri di Telemare, persino la lettura dei versi del poeta Ferruccio Benzoni declamati da un Dario Fo vacanziero e in bermuda, prima dell’arrivo della monotonia invernale una volta finita «la stagione».

I DUE FRATELLI VIVONO in simbiosi, si abbracciano e sentono i rispettivi respiri, i battiti del cuore, ma mentre uno partecipa attivamente alle attività sociali, il più piccolo Alessandro è fragile, strambul, come lo definisce il padre nel dialetto romagnolo, chiuso in sé stesso, fissa spesso il vuoto, balbetta e legge i giornali all’incontrario, calamita con la sua fragile esistenza tutti gli sguardi preoccupati degli altri. Il fratello grande lo sorveglia, diventa il suo filtro con il resto della famiglia, cerca di capire cosa gli passi per la testa.
Mentre stanno crescendo, i corpi si allungano, in sella alle biciclette sulla grande pianura, passano i mesi e i giorni il loro dialogo cresce all’ombra e lontano dal mondo degli adulti, presi dalla frenesia delle attività economiche e dall’arricchimento, un altro solco narrativo che il romanzo tratteggia, come il mondo del turismo, la vita dei pescatori, i nuovi schiavi arrivati da paesi lontani che lavorano in edilizia o negli chalet.

POI, A UN CERTO PUNTO, il romanzo cambia passo, i destini dei personaggi prendono una traiettoria eccentrica, la ricerca del benessere economico e l’ambizione del padre per il radioso destino dell’impresa di famiglia crea crepe affettive (come in molti romanzi italiani novecenteschi), incomprensioni, sconfinando nelle attività illecite, la madre comincia a bere forte, poi la tragedia che squarcia un velo e frantuma ogni legame fino al completo dissolvimento.
Zani sa raccontare il mondo segreto e selvaggio dei ragazzini, le tenerezze e le loro irrefrenabili fantasie, i piccoli movimenti esistenziali dell’universale classe media, la routine, i gesti rituali, ciò che è uguale per tutti, l’epica minore della gente normale. Le descrizioni di interni piccolo borghesi da natura morta ben rendono il clima esistenziale e la ricostruzione degli scenari sociali che coprono l’arco temprale di un trentennio, dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso ai giorni nostri, con i miti calcistici, televisivi, di quella che poi diverrà la Società dello spettacolo.

L’AUTORE LO FA con una lingua spogliata da ogni orpello, di rara e scarna efficacia, sempre mirata sui movimenti dei personaggi e dentro i loro destini esistenziali, cercando «la parola esatta» di cui parla Daniele Mencarelli nel presentare il suo libro d’esordio. Una lingua fatta degli echi di una tradizione che è quella dei D’Arzo e Delfini, scrittori naturali e provinciali, profondamente e intimamente lontana dalla trasgressione, o da tentazioni espressionistiche, che cerca di ricreare la purezza della sincerità, e un senso di innocenza perduta negli anni in cui si supera la conradiana linea d’ombra della vita.
(Il libro sarà presentato oggi nell’ambito di Bookpride a Milano, ore 16.30, presso Superstudio Maxi)

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