Il tennis si basa su una serie di qualità la cui sintesi risulta essere estremamente complessa, ma che potrebbe darsi in due aggettivi: precisione e resistenza. Giocare a tennis vuol dire sapere gestire per tempi molto lunghi tensione e fatica, forza e leggerezza. Il tennis lavora come la storia sui tempi lunghi tra errori e colpi di scena sorprendenti e anche per questo, il libro di Davide Morganti, I destini di Monica Seles (66THAND2ND) va ben oltre il testo a tema sportivo o alla biografia della grande campionessa, ma riesce attraverso la storia drammatica e complessa di Monica Seles a restituire il respiro di un tempo, quel fine Novecento dentro al quale tutto sarebbe cambiato (e crollato) per sempre.

Monica Seles negli anni Novanta rappresenta la forza e la cocciutaggine di una piccola ragazza nata magiara, cresciuta jugoslava e poi serba capace di aspirare alla vetta del tennis femminile mondiale combattendo e poi battendo Steffi Graf che insieme Boris Becker rappresenta l’orgoglio sportivo dagli anni Ottanta fino agli anni Novanta della Germania, ora unita. Ed è proprio intrecciando le dinamiche sportive con quelle storiche che il libro di Morganti si pone come un’interessantissimo saggio capace di raccontare con precisione la fragilità di un decennio, gli anni Novanta, che si vide forte e invincibile e a tratti insensatamente feroce.

ALL’INTERNO del crollo del blocco comunista da cui proviene l’accoltellatore di Monica Seles (dalla Repubblica Democratica Tedesca) assistiamo infatti al trionfo dell’Occidente ormai privo di ogni contendente. Il modello Occidentale liberista ha trionfato, la storia è finita, il mondo ha trovato pace e prosperità. Questo abbaglio che in parte fu un vero e proprio inganno trova risposta nei tre destini di Monica Seles, forse la più forte tennista di tutti tempi, ma segnata da una fragilità interiore rivelata dall’assurdo delitto di cui fu vittima. Morganti parte proprio da quel terribile 30 aprile in cui la tennista fu accoltellata durante una partita al torneo di Amburgo per poi risalire a ritroso la storia personale della campionessa e al tempo stesso quella del continente europeo che troppo facilmente offrirà il fianco a un modello, quello americano, incapace in realtà di rispondere per davvero ai sentimenti di troppe patrie tradite e di troppe persone abbandonate a se stesse. Un libro che partendo dalle qualità incredibili di una campionessa sa spiegare molto dei conflitti che ancora oggi attraversano l’Europa.