Fracassi: «Cgil in piazza per essere il fronte di difesa della Carta»
Intervista alla Vicesegretaria «Draghi non ha mantenuto l’impegno di sciogliere Forza nuova. Rivendico la scelta di non dare indicazioni di voto. Per il caro energia servono risposte subito: più risorse nel decreto Aiuti ter. Per la pace e le donne dell’Iran sempre in prima linea»
Intervista alla Vicesegretaria «Draghi non ha mantenuto l’impegno di sciogliere Forza nuova. Rivendico la scelta di non dare indicazioni di voto. Per il caro energia servono risposte subito: più risorse nel decreto Aiuti ter. Per la pace e le donne dell’Iran sempre in prima linea»
Gianna Fracassi, vicesegretaria della Cgil, domani tornate in piazza a Roma (a piazza del Popolo) a un anno esatto dall’assalto fascista alla Cgil. Ma Forza Nuova non è stata sciolta.
No, non è stata sciolta nonostante le rassicurazioni dello stesso Draghi che ci disse che stavano facendo una «riflessione». Una riflessione molto lunga: Forza Nuova non è stata sciolta e continua le sue attività. C’è dunque un tema: la disposizione finale della Costituzione va attuata e non evocata. Non è un problema per la Cgil, è un problema per il paese: tutte le organizzazioni neofasciste vanno sciolte.
Non tornate in piazza solo per quello, tanto che il titolo della manifestazione è: «Italia-Europa, ascoltate il lavoro». Ma arriva in un momento particolare: voi avete scelto di posticipare il congresso di due mesi per non essere tirati per la giacca durante le elezioni fissando già la manifestazione l’8 ottobre. È il vostro «benvenuto» a Giorgia Meloni?
Noi abbiamo deciso di posticipare il congresso perché il grosso delle assemblee sarebbe avvenuto durante la fase elettorale. Volevamo discutere di merito in una fase più distesa e più collegata alla situazione che si sarebbe determinata. La scelta del Direttivo, confermo, è stata giusta. La manifestazione dell’8 ottobre è stata scelta ben prima che si sapesse chi avrebbe vinto le elezioni…
…ma lo si immaginava…
La nostra decisione non è legata alle proiezioni e ai sondaggi. La nostra iniziativa ci sarebbe stata comunque in occasione dell’anniversario dell’assalto. Il calendario non si cambia.
Però è vero che al vostro interno c’è stata discussione sulla decisione di non evocare il pericolo della destra in campagna elettorale. Questa discussione avrà conseguenze nel vostro congresso?
Il dibattito fa parte delle pratiche democratiche della Cgil. Sarebbe innaturale se non ci fosse. La decisione che tutti insieme abbiamo preso è perfettamente in linea con l’approccio che la Cgil ha avuto in tutte le ultime elezioni politiche. Abbiamo fatto un forte appello affinché si andasse a votare perché ci preoccupa molto il dato dell’astensione: è un problema per la democrazia. Poi noi valuteremo i governi nel merito. Come abbiamo sempre fatto nella nostra storia.
Ma il prossimo governo sarà il più a destra della storia repubblicana, guidato da una premier che non riconosce il 25 aprile ed è largamente considerata neofascista. Per un’organizzazione come la Cgil qualche problema c’è.
Io penso che precostituire le posizioni non ha molto senso. Dopo di che c’è forse qualcuno che pensa che la Cgil non sia ancorata ai valori della Costituzione e della Resistenza? Abbiamo difeso la Costituzione da Berlusconi a Renzi e chiediamo di applicarla interamente, come non è stata. Noi saremo un fronte per la difesa non soltanto della costituzione ma dei valori che la Costituzione incarna e lo faremo perché è parte della nostra identità, della nostra storia e delle nostre radici.
Passiamo al merito delle questioni: le conseguenze delle mancate decisioni del governo Draghi avranno come conseguenza che la legge di Bilancio sarà tutta incentrata sul caro energia e non si potrà intervenire su capitoli per voi fondamentali come le pensioni.
La situazione è veramente difficile. La legge di bilancio riguarda il 2023 ma i tre mesi che mancano saranno durissimi: servono interventi ora e con molte risorse. Da aprile chiedevamo di intervenire sull’energia, proponendo anche un patto. In un contesto già impoverito la condizione salariale di lavoratori e pensionati era già difficile, oltre alla precarietà dilagante – e per questo facemmo lo sciopero generale con la Uil a dicembre. C’è un decreto Aiuti ter da approvare? Si intervenga lì mettendo risorse perché lavoratori e pensionati possano pagare le bollette. Questa crisi avrà poi un impatto fortissimo sulle piccole e piccolissime imprese e a pagare saranno per primi, come sempre, i precari.
Da questo punto di vista in questi giorni il piano della Germania da 200 miliardi dimostra che ognuno va per conto suo. Come sindacato europeo avete fatto un presidio mercoledì a Bruxelles: non è venuto il momento di uno sciopero europeo?
Noi non avremmo problemi, se la confederazione europea dei sindacati deciderà. Il presidio è stato giustissimo: chiediamo interventi europei perché sono necessari: price cap, revisione dei meccanismi di formazione dei prezzi, strumenti di solidarietà. Dopo di che noi in Italia paghiamo anche le scelte sbagliate degli anni passati: da dieci anni siamo in stallo sulle energie rinnovabili che ci avrebbe consentito di essere in posizione molto migliore in termini di autonomia.
Domani in piazza darete grande importanza al tema della pace. Voi foste i primi a marzo a scendere in piazza con una manifestazione obiettivamente non oceanica, nel frattempo sul territorio – Bologna e non solo – avete riempito le piazza in solidarietà alle donne iraniane.
Il tema della pace è l’obiettivo fondamentale, prioritario. L’escalation nucleare rischia di essere una possibilità reale. Va quindi ripresa l’iniziativa diplomatica: senza essere velleitari o anime belle serve un serissimo e forte intervento di natura diplomatica: se non ora quando? Non siamo in molti a dirlo con forza, come papa Francesco. In più stiamo partecipando alle iniziativa di solidarietà verso le donne iraniane: pace e diritti universali sono lo stesso tema e su questo la Cgil è sempre in campo.
Voi domenica lancerete poi una sorta di internazionale antifascista a livello sindacale.
Sì, già dall’indomani dell’assalto fascista abbiamo avuto tanto ascolto e iniziativa. Domenica non è solo un dibattito ma la prima pietra per la costruzione di una rete antifascista che non guarda solo al nostro paese ma all’Europa e al mondo.
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