Fra linguistico e visuale “The Familiar” promette ventisette volumi
Romanzi seriali Il caso di Mark Z. Danilelewski
Romanzi seriali Il caso di Mark Z. Danilelewski
L’idea di fondo è quanto meno ambiziosa: Mark Z. Danielewski, conosciuto in Italia per Casa di foglie (Mondadori 2005), esordio particolarmente promettente, ha intrapreso un nuovo progetto letterario intitolato The Familiar, un romanzo seriale composto di ben ventisette volumi, di cui i primi tre sono già usciti negli Stati Uniti e il quarto è atteso per febbraio. È una rivisitazione di serie televisive quali Twin Peaks o Breaking Bad in forma romanzesca, con una trama continuamente differita nel tempo e pronta a evolversi anche a seconda del feedback ricevuto dai lettori.
L’editore, Pantheon, che ha alle spalle la pubblicazione di importanti graphic novel come Maus e Persepolis, sembra aver sposato con fiducia questa sfida, offrendo a Danielewski un contratto milionario per i primi dieci libri. Certo, nessuna novità: da Dickens a Hemingway a Stephen King, i romanzi a puntate sono parte integrante della storia della letteratura, naturalmente non solo in America; ma Danielewski è abile nello sfruttare i ritmi e i modi di fruizione di altri media, come il fumetto e la televisione, attraverso un tipo di scrittura che di familiare ha ben poco. La sua saga rientra nella letteratura «ergodica», che richiede al lettore di girare il verso del libro, osservarlo da vicino, sottosopra, e così via. Spesso le parole di The Familiar sono organizzate in modo da formare immagini o rendere conto di particolari stati d’animo; così, spuntano sulla pagina foreste di lettere e parole si innalzano come spirali di fumo, mentre occhi minacciosi appaiono composti da segni di interpunzione. Qualcuno ha suggerito il termine signiconic (segno + icona) per descrivere questo modo di rappresentazione che non è prettamente linguistico né visuale, ma che partecipa di entrambi.
Il titolo gioca sui significati della parola «familiar», ovvero familiare, noto, diffuso – aggettivi che, seppur in modo ironico, ben si adattano al romanzo – ma si riferisce anche al famiglio, il demone che accompagna e serve la strega. Il primo volume, One Rainy Day in May (2014), funziona da «episodio pilota» e si apre con veri e propri trailer di altre storie («New This Season») ambientate migliaia di anni nel futuro o nella preistoria, per poi chiudersi con i titoli di coda e un’anticipazione del volume successivo. Pur abbracciando l’intera evoluzione della galassia, The Familiar è ambientato nel presente e procede attraverso l’alternarsi di sottotrame che si sviluppano in diverse località.
La vicenda principale si svolge a Los Angeles e ha i contorni della commedia familiare: Xanther, una bambina epilettica dalle spiccate doti psichiche, salva dall’annegamento quello che sembra un innocuo gattino, ma subito cominciano a verificarsi strani fenomeni sovrannaturali. Il genere del romanzo resta comunque difficile definire: si va dal thriller al poliziesco, dall’horror alla fantascienza; i personaggi si confrontano con forze di natura demoniaca o aliena, tra complotti, omicidi e artefatti tecnologici in grado di aprire squarci su mondi paralleli. Come se non bastasse, ogni sottotrama presenta una font e un’impaginazione a sé ed è scritta in un linguaggio, dialetto o gergo differente, spesso difficile da decifrare. La lettura costituisce un’esperienza straniante, e già dopo le prime pagine si perde irrimediabilmente ogni coordinata spazio-temporale.
In un’intervista Danielewski ha dichiarato: «The Familiar mostrerà come il romanzo è in grado di braccare, assalire e divorare le serie Tv». Certo è che i personaggi perseguitano il lettore anche dopo la fine del libro, costringendolo a rifugiarsi in romanzi più tradizionali, o a prenotarsi avidamente per il volume successivo.
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