Fox, creatura fatata e mutante
Intervista Parla Adele Brand, studiosa nel campo dell’ecologia e autrice di «La vita segreta delle volpi», pubblicato in Italia da Guanda. «Le popolazioni preistoriche mostravano un grande interesse per questo animale, non di rado lo seppellivano insieme agli umani»
Intervista Parla Adele Brand, studiosa nel campo dell’ecologia e autrice di «La vita segreta delle volpi», pubblicato in Italia da Guanda. «Le popolazioni preistoriche mostravano un grande interesse per questo animale, non di rado lo seppellivano insieme agli umani»
C’è la volpe saggia che insegna il valore dell’amicizia al Piccolo Principe, bimbo stellare un po’ disorientato dalla sua improvvisa venuta sulla terra, e quella adulatrice di Esopo che inganna il corvo, solleticandone la vanità solo per rubargli il cibo. In mezzo, ce ne sono altre migliaia di esemplari, tutte votate a vizi e virtù troppo umane, se si esclude la loro presenza nel folklore orientale, dalla Cina al Giappone, dove le volpi sono creature della metamorfosi, spiriti cangianti e della seduzione, da cui imparare il senso della vita. La lunga carrellata di apparizioni letterarie e folkloristiche testimonia la «vicinanza» di questo animale con la nostra specie. Indomite abitanti dei boschi e foreste, ma anche adattabili presenze negli habitat urbani, le volpi sono state i soggetti d’amore di Adele Brand: per più di vent’anni la ricercatrice e scrittrice ne ha seguito le tracce, le abitudini, le esistenze ludiche o drammatiche e le sparizioni per poi scrivere la sua esperienza di «accompagnamento» in una sorta di diario-romanzo (mescolando protagonisti dell’immaginario a quelli reali). Un libro che Guanda ha portato in Italia con il titolo La vita segreta delle volpi (trad. Monica Corbetta, pp. 224, euro 19). «La fauna selvatica non riguarda solo tigri balene e panda – dice Brand – Dobbiamo avere consapevolezza che gli animali sono in mezzo a noi e che molte delle nostre attività all’aperto sono disturbanti. La vita selvaggia è anche negli angoli dove non avresti mai immaginato di scovarla».
La volpe è spesso vittima del pregiudizio: descritta come ladra, furba, predatrice di animali domestici nelle fattorie e «spazzina» dei nostri rifiuti. Cosa si può dire per riscattare questo splendido animale?
Non possiamo giudicare se una volpe sia buona o cattiva, allo stesso modo come non possiamo applicare a noi i «valori volpe»… Ma è indubbio che questo animale coltivi molte qualità: può gestire quasi tutti i climi o habitat, è intelligente, giocoso e, quando incrocia la nostra strada, offre a chi vive in città una esperienza di pura «natura». Le volpi sono importanti anche dal punto di vista ecologico: aiutano a diffondere alcune piante mangiando ed espellendo i semi dei frutti, mentre del cibo che seppelliscono se ne servono anche i lupi e altre specie.
Letteratura e leggende hanno spesso eletto la volpe a protagonista di narrazioni e miti…
Le popolazioni preistoriche mostravano un grande interesse per questo animale, non di rado lo seppellivano insieme agli umani. È scolpito anche in templi come Göbekli Tepe in Turchia ( il sito archeologico in Anatolia risalente a dodicimila anni fa). Le volpi compaiono nell’antichissimo romanzo The Tale of Genji dove sono delle mutanti, tema comune nel folklore giapponese (kitsune). In Nord America sono considerate al pari di abili imbroglione, capaci di rubare il fuoco agli Apache. Anche nella cultura europea, cercano spesso di acquisire in modo subdolo qualcosa di commestibile.
Come gli orsi, diversi esemplari condividono l’habitat urbano con gli umani, costeggiando le periferie e alimentando i conflitti. Qual è l’atteggiamento giusto da assumere?
Molti si stupiscono di vedere le volpi in città, ma è comune in tutto il mondo, quindi il primo messaggio è quello di non preoccuparsi. Ovviamente, se hai galline o conigli, è meglio costruire un recinto a prova di volpe prima che si incontrino. È affascinante studiare i comportamenti delle volpi urbane, ma la regola è non cercare di dar loro da mangiare o lasciarle entrare negli edifici. È nel loro interesse, infatti, rimanere selvatiche e diffidenti.
Esiste un pericolo di estinzione in alcune sue sottospecie?
Le volpi sono estremamente adattabili perché sono senza fronzoli. Finché un luogo ha cibo, acqua e riparo, loro lo prenderanno. Alcune specie selvatiche – come i panda – hanno esigenze molto particolari: devono trovare il bambù. Ma le volpi si nutrono con qualsiasi cosa, dalla frutta agli insetti alle arvicole, alle carogne lasciate dai lupi. La flessibilità consente loro di vivere ovunque, dalle praterie canadesi ai deserti del Medio Oriente. Una sottospecie della Sierra Nevada negli Stati Uniti è però in grave pericolo di estinzione e anche la volpe coreana ha dovuto essere reintrodotta. Pare stiano diminuendo gli esemplari pure nella Gran Bretagna rurale, ma non se ne conoscono i motivi.
Fra inglesi e volpi non corre buon sangue, a partire dallo sport di principi e nobili che la vogliono preda per divertimento…
In realtà, ci sono molti cittadini inglesi a cui piace guardare le volpi nei loro giardini e ci sono altrettanti gadget che la riproducono fino a nutriti gruppi Facebook di appassionati. La percentuale di «antipatia» è senz’altro più alta a Londra. Ai media piace suscitare un sentimento quasi primordiale («le volpi sono nelle strade, siamo sotto attacco dalla natura») , come se fossero felini dai denti a sciabola. Sicuramente, la disconnessione dalla fauna selvatica dell’«individuo metropolitano» può generare reazioni negative, specialmente se chi incontra una volpe conosce di lei solo i rari incidenti che riportano aggressioni e morsi. Non è un comportamento tipico: la maggior parte non vuole avere niente a che fare con noi. In campagna, poi, la tolleranza è molto bassa. Eppure sono amiche dei contadini: proteggono i raccolti cacciando conigli e ratti.
Cosa ha attirato la sua curiosità verso questo animale?
Sono cresciuta nella campagna inglese e volevo conoscere tutti i miei vicini selvaggi, ma le volpi si sono distinte per la forte personalità e le loro vite piene di drammi. Conoscere una volpe selvatica e seguirla attraverso gli alti e bassi dell’allevamento dei cuccioli, la difesa del suo territorio, le strategie di sopravvivenza, le sue battute d’arresto è qualcosa di molto speciale.
Come descriverebbe la struttura sociale della volpe?
Sono animali sociali, ma in un modo insolito. Vivono in gruppi familiari anche se le dimensioni dipendono molto dalla quantità di cibo disponibile in un determinato luogo. Condividono un territorio comune, pur non smettendo di litigare. Tuttavia, cacciano da sole: i lupi cooperano per abbattere i cervi, ma non ha senso che tre volpi saltino sullo stesso topo.
SCHEDA
Volpi, imprendibili guide verso la casa degli spiriti
Nelle leggende cinesi sono rappresentate dal termine huli jiing e in Giappone dalla parola kitsune. Comunque in entrambi i casi, le volpi vivono a cavallo fra due mondi, sono in grado di trasformarsi (anche in affascinanti donne che disorientano e tradiscono) e di creare un legame intenso con l’aldilà. Gli stessi celti ne avevano un grande rispetto: le consideravano guide verso un altrove abitato da spiriti. Animale imprendibile quindi per la sua natura di ambigua appartenenza – non solo individuo terrestre ma «fantasma» capace di assumere sembianze diverse – la volpe degli antichi persiani era un essere psicopompo, una traghettatrice di anime, spesso creatura della preveggenza. Benevola o malevola, in ogni sua apparizione, questa specie selvatica – il cui colore fulvo del manto rimanda al fuoco alchemico e al desiderio, alla prosperità e agli appetiti sessuali (cosa non gradita alla cristianità)- attira di sé molte aspettative: proverbialmente astuta, la volpe interpreta il bisogno di progresso e l’abilità nell’attingere alle risorse sconosciute.
Fata della pioggia o sacro animale totem per la dea mesopotamica Ninhursag, la «fox» è anche protagonista di un mito greco poco noto. La volpe di Teumessia era un gigantesco esemplare impossibile da catturare, inviato direttamente dagli dei (forse Dioniso), per punire i tebani di qualche loro crimine. Creonte, re di Tebe, affidò ad Anfitrione l’arduo compito di uccidere la «bestia». Il cacciatore sarebbe stato il cane Lelapo, che aveva per destino il successo della cattura di qualsiasi preda. Ma i due poteri magici si escludevano a vicenda, allora Zeus trasformò gli animali in pietra. Che divennero due costellazioni, il Canis Major (Lelapo) e il Canis Minor (la volpe di Teumesso).
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