Fotoromanzi da hit parade
Storie/Il fenomeno editoriale che negli anni ’70 ha attratto anche molti cantanti
Storie/Il fenomeno editoriale che negli anni ’70 ha attratto anche molti cantanti
È il 1984 quando la voce, rauca, armonica, inconfondibile di Gianna Nannini entra nella testa degli italiani con una canzone tormentone, Fotoromanza. La canzone ironizza sui luoghi comuni delle storie d’amore, con il frasario tipico dei fotoromanzi.
Le nostre edicole, a partire dal dopoguerra, furono invase da queste riviste. Erano racconti per immagini, una sorta di fumetto con attori veri che parlano, amano e soffrono struggendosi d’amore attraverso i «baloon». Un genere che non si spense, ma che ebbe, negli anni Settanta il suo massimo apice con la rivista Lancio. Nuovi idoli facevano ora impazzire le ragazzine e le loro madri: Franco Gasparri, che arrivò al cinema con Mark il poliziotto, Jean Mary Carletto, poi le bellissime Claudia Rivelli, sorella di Ornella Muti, Nuccia Cardinali, Adriana Rame, Michela Roc e Katiuscia. In questo mondo, a metà tra carta e pellicola, si affacciarono anche i cantanti, magari prima del loro successo. Il fotoromanzo, che aveva insegnato a molte ragazze a leggere dopo la guerra, era una narrativa considerata bassa, al pari delle riviste erotiche che sarebbero sfociate in porno, ma rappresentava un incredibile trampolino verso il successo.
IL PRINCIPE
Uno dei primi nomi di cantanti che sono passati per le pagine dei fotoromanzi è Franco Dani, un artista che ebbe, nel mondo della musica pop, anche un discreto successo tra i Settanta e gli Ottanta. Basta aprire una qualsiasi pagina Facebook, tra le tantissime dedicate a questi fumetti sentimentali, per scoprire che, ancora oggi, è ricordato da una schiera di fan di nostalgici. «Il principe», così viene chiamato, prova anche la carriera come attore con Ancora una volta… a Venezia, fallendo clamorosamente. Nel 1978 Franco Dani, al secolo Francesco Budani, incide con la Vedette Record il suo primo disco Aspettami ed è subito un grande successo. È l’inizio di una scalata, soprattutto di 45 giri, con hit come E ti svegli con me (1979) o Amare è (1980) che lo fanno emergere rispetto alle tante meteore canore con uno stile melodico ben studiato e un approccio al tema sentimentale non differente da quello dei suoi fotoromanzi. Nel 1981 vince Un disco per l’estate con Piccolo amore mio, l’anno dopo è invitato a partecipare al Festival internazionale di Seul durante il quale presenta il singolo Dove vai, conquistando la fama a Oriente. Tutt’oggi il nostro è ancora attivo a livello musicale, non toccando le punte di successo del suo primo periodo certo, ma atteso ancora con fremito dal suo fandom di lettrici che sospiravano d’amore per lui dietro le pagine dei fotoromanzi. Nel 2021 esce il suo ep dal titolo Amore sia con un prezioso fil rouge capace di legare i quattro brani presenti: il rispetto per la donna e la condanna alle violenze. Il suo stile così clamorosamente rétro, un pop melodico che sembra clonato dall’ambra di Jurassic Park, rende il suo lavoro adorabile.
IL CALIFFO
Franco Califano è stato una leggenda per la storia musicale nostrana. Non solo, è stato un poeta (struggente e agrodolce la sua Avventura con un travestito), un produttore discografico e un attore. Impossibile dimenticare il suo eccessivo ma ruspante Gardenia, il giustiziere della mala, un film poliziesco del 1979 diretto da Domenico Paolella, uno dei nostri registi più sottostimati. Celebre la frase di Califano: «Sono sempre andato a letto cinque minuti più tardi degli altri, per avere cinque minuti in più da raccontare» che fa ben comprendere una vita di eccessi e sregolatezze che hanno forgiato il mito del Califfo: le belle donne, la visione disincantata della vita, la passione per il sesso, per la vita da assaporare ad acceleratore schiacciato al massimo. Se ’N bastardo venuto dar sud, L’evidenza dell’autunno e Secondo me, l’amore, i suoi primi tre lavori, fanno ben comprendere la grandezza dei suoi testi, vicini per tematiche al neorealismo di borgata di Pasolini, è solo con Tutto il resto è noia, del 1977, che Califano passa da eccezionale paroliere per altri a leggenda. Presente nella classifica di Rolling Stone Italia tra i 100 dischi italiani più belli di sempre, l’album affronta temi non banali come la paternità grazie all’intimista Pasquale l’infermiere, ancora una poesia, un altro monologo sussurrato nel sottofondo di un organo elettrico. Emotivamente potente. In pochi però conoscono il suo passato da attore di fotoromanzi con partecipazioni, da giovanissimo, non ancora ventenne, in riviste cult come Katiuscia, Grand Hotel e Lancio. In queste riviste, Califano, già aderente al suo personaggio futuro, si presentava come un uomo affascinante e seduttore, spesso coinvolto in storie sentimentali con belle donne. L’uomo non ancora leggenda muoveva, nelle pagine statiche dei giornali d’amore, i primi timidi passi verso il successo.
GLI ALTRI
Tanti cantanti hanno posato per i fotoromanzi, magari non lasciando il segno come Califano o Dani, ma rendendo le loro comparsate in quelle riviste, per gli appassionati, un vero culto da ricercare e collezionare. Maurizio Arcieri, per esempio, all’apice della sua carriera alla fine degli anni Sessanta, mentre godeva il successo della cover di Lady Jane dei Rolling Stones, interpretò alcune storie diventate celebri come La ragazza di Vigevano, a fianco della bella Shirley Goddard, o L’uomo dei due volti con Piera Viotti. La presenza dei vari cantanti di successo era un modo per alzare non solo le vendite delle riviste, ma per fare una grande pubblicità agli stessi. Anche Mal, tra hit come Occhi neri occhi neri, Bambolina e la sigla di Furia cavallo del West, si lanciò come attore per Grand Hotel con lo strillo «Mentre Furia torna in tv, Mal soffre pene d’amore».
Per i più giovani il nome di Alex Damiani non dirà nulla, ma ai tempi era considerato un sex symbol, sguardo cupo e zazzera da ribelle, capace di vincere il Cantagiro 1980 con Cambierà cambierò dal sound simile alle melodie di Julio Iglesias. Lui sfoggia il suo look da bello e dannato al fianco della ancor più sensuale Claudia Rivelli, nell’agosto del 1978, sulle pagine del meno blasonato Noidue mentre il titolo minaccia «Non voglio piangere più». Le stesse lacrime che verseranno milioni di spettatori, quando il 13 maggio 1979, esordisce sulle reti private il serial messicano Anche i ricchi piangono con Veronica Castro al suo lancio come diva mondiale. Alex Damiani con la sua Come per magia interpreterà la sigla d’apertura.
Nei fotoromanzi sono passati anche Ray Lovelock, cantante/attore insieme a Tomas Milian e Maurizio Merli di poliziotteschi, Nuccia Cardinali, ferma a due 45 giri per la Carosello, Achille Togliani, un must del bel canto d’un tempo con Parlami d’amore Mariù, poi Márcio Greyck, famosissimo cantante brasiliano, o bellezze canore della tv come Mita Medici e Dora Moroni. Dal dopoguerra i fotoromanzi fecero innamorare e appassionare milioni di donne, di diversa estrazione sociale e culturale, anche perché l’amore non è una lotta di classe, è universale, l’unica cosa che i soldi non possono comprare.
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