Cultura

Fotogrammi di un conflitto sociale e politico in continuo movimento

Fotogrammi di un conflitto sociale e politico in continuo movimento

SCAFFALE «Turchia Queer. Storia, correnti, movimenti», di Deniz Nihan Aktan (Astarte-Manifesta)

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 23 agosto 2024

Secondo i report di Equaldex, ILGA e diverse organizzazioni europee, così come le testimonianze dell’associazionismo turco, la Turchia è uno dei paesi più difficili per le persone LGBTQI+. Tuttavia, è anche possibile osservare un movimento in crescita che, nonostante le mille difficoltà, lotta ogni giorno per ottenere maggiore visibilità, riconoscimento, spazio, tempo e rispetto. Il libro di Deniz Nihan Aktan, Turchia Queer. Storia, correnti, movimenti, edito da Astarte-Manifesta (pp. 244, euro 18, traduzione di Carolina Paolicchi), offre una panoramica preziosa di questa realtà, aiutandoci a comprendere meglio la situazione e a combattere i pregiudizi alimentati da una cultura coloniale.

L’autrice, attualmente attiva nel mondo accademico e residente in Italia da alcuni anni, è specializzata in teorie queer e femministe, politica conflittuale e movimenti sociali, e antropologia dello sport. Il libro che segna il suo esordio nell’editoria italiana ha l’obiettivo di esplorare il «mondo queer» in Turchia e la sua evoluzione storica, che risale all’epoca ottomana.

Attraverso questa fonte preziosa, è possibile approfondire la storia di un movimento in continua crescita nelle città turche, manifestandosi attraverso associazioni, collettivi, festival, dibattiti e persino rivolte. Una parte significativa del libro è dedicata al contributo del movimento LGBTQI+ alla rivolta popolare di Gezi del 2013. Questa rivolta, la più rilevante nella storia della Repubblica di Turchia, ha visto milioni di persone scendere in piazza per più di tre mesi per difendere i beni comuni, i diritti, e per sostenere una vita laica e democratica.

«Il movimento LGBTI+ è stato tra i gruppi più visibili in questa rivolta fin dall’inizio, con le bandiere arcobaleno sempre in prima linea sulle barricate. L’edificio dell’associazione Lambdaistanbul era aperto per ospitare lɜ manifestanti durante la notte, fungendo da ambulatorio di primo soccorso e da deposito, e per rispondere alle necessità di base. Questo processo ha accresciuto la visibilità e la percezione del movimento LGBTI+ come attore sociale e politico, superando i tradizionali discorsi di tolleranza e moralità», così racconta a il manifesto l’autrice, sottolineando il ruolo cruciale del mondo queer in questo momento storico.

Tuttavia, dopo il 2013, la Turchia ha visto un’intensificazione della repressione contro la comunità LGBTQI+. «Non solo nei confronti delle persone LGBTI+, ma anche di tutti i dissidenti, come dimostrano il ‘Processo Kobane’ e la fine del processo di pace con il movimento curdo. Lo Stato percepiva una minaccia nell’impatto trasformativo e a lungo termine dell’interazione e della convivialità sperimentate a Gezi. Il contesto politico autoritario è diventato sempre più restrittivo nei confronti delle proteste di strada. Nel 2015, il Pride è stato vietato per la prima volta dopo tredici anni. Da allora, abbiamo assistito a una crescente criminalizzazione delle persone queer, alimentata da una retorica odiosa e moralista nei media e nel governo, che riflette anche sforzi per mobilitare sentimenti anti-LGBT nella società. È importante notare la sincronicità con i più ampi movimenti conservatori anti-gender e trans-esclusivi a livello globale».

Il libro di Aktan rappresenta dunque un faro che ci aiuta a comprendere come le politiche di criminalizzazione e stigmatizzazione siano diventate una preoccupazione globale negli ultimi quindici anni.

Un altro punto di forza del libro di Aktan, che ci consente di partire dalla Turchia per un’analisi di portata internazionale, è l’esplorazione della transfobia all’interno dello stesso movimento LGBTQI+ turco. La protagonista di questa lotta è l’associazione Pembe Hayat, fondata nel 2006 da persone trans, per lo più sex worker. Aktan sottolinea: «Nonostante le persone trans abbiano svolto un ruolo cruciale fin dalle prime iniziative e resistenze nel movimento LGBTI+, hanno dovuto lottare per ottenere un riconoscimento adeguato all’interno delle organizzazioni del movimento, proprio come nella società più ampia. Nei primi anni del movimento organizzato, le etichette ‘omosessuale’ e ‘gay’ erano spesso usate per descrivere tutte le persone LGBTI+, senza considerare le specificità delle identità trans. Le testimonianze dellɜ attivistɜ dell’epoca rivelano le preoccupazioni espresse riguardo alla partecipazione delle persone trans e dellɜ sex worker ai gruppi LGBTI+: si temeva che la loro inclusione avrebbe aumentato la pressione e complicato il riconoscimento del movimento».

Turchia Queer: Storia, correnti, movimenti di Deniz Nihan Aktan ha anche l’obiettivo di esplorare «le molteplici esperienze di donne, soggettività LGBTQ+, mascolinità in trasformazione e lotte (trans)femministe, come lenti attraverso cui leggere e comprendere i profondi cambiamenti nella realtà contemporanea, superando stereotipi patriarcali e orientalisti». Questo libro rappresenta uno strumento eccellente per partire dalle Turchie e viaggiare verso diversi angoli del mondo, permettendoci di conoscere meglio chi lotta per la propria esistenza e consolidare la nostra volontà di solidarietà.

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