Fotografia intima e malinconica, la vulnerabilità del desiderio
MOSTRE «Ren Hang. Nudi», la prima personale in Italia, al Pecci di Prato, fino al 23 agosto
MOSTRE «Ren Hang. Nudi», la prima personale in Italia, al Pecci di Prato, fino al 23 agosto
«Non ho piani per il futuro, proprio come non pianifico cosa metto nei miei libri». Anche nel fotografare, Ren Hang (Changchun, provincia di Jilin, Cina 1987-Beijing 2017) si lasciava guidare dalle sensazioni, dall’istinto, da idee che trovavano nuove possibilità nel momento stesso in cui avveniva la magia dell’incontro empatico e fisico con i modelli, ragazze e ragazzi che erano suoi amici o persone conosciute attraverso internet. I suoi primi scatti risalgono al 2007, quando da autodidatta si avvicina alla fotografia per sfuggire alla noia del college (studiava marketing), affascinato dalla poetica di quei maestri di cui condivideva l’insofferenza al conformismo – c’è chi lo ha definito «ribelle atipico» – come Araki, Mapplethorpe, Hosoe.
In un video girato in parte tra le mura del suo appartamento a Beijing (reperibile su Youtube) appare concentrato nel «plasmare» i corpi seminudi e nudi, uno femminile e l’altro maschile, di due giovani (il genere non ha mai confini netti nel suo lavoro), che interagiscono con due colombe bianche davanti alla parete neutra della camera da letto, usata come fondale. Elementi che ritroviamo nelle novanta immagini datate 2012/2016, accompagnate dai versi, selezionate per la sua prima personale italiana Ren Hang. Nudi, a cura di Cristiana Perrella, tra i nuovi progetti del Centro per l’arte contemporanea «Luigi Pecci» di Prato riaperto dopo l’emergenza Covid-19 (la mostra è visitabile fino al 23 agosto). Un percorso che non segue un andamento cronologico, piuttosto offre un’evocativa e visionaria tavolozza in cui fluisce il senso d’intimità che per Ren Hang coincide con nudità, tra sensualità e malinconia.
LA RASSEGNA vede il coinvolgimento del Ren Hang Estate (gestito dalla madre dell’artista e dalla Blindspot gallery di Hong Kong) con le gallerie Stieglitz 19 di Anversa, la prima ad aver presentato in Europa le sue fotografie, e OstLicht di Vienna che nel 2015 gli commissionò le foto realizzate nella Wienerwald, di cui sono esposti anche gli scatti del backstage: l’autore fotografa con una compatta digitale, il suo modo per dare immediata forma visiva agli appunti mentali. Con lo stesso impulso con cui fotografava, Ren Hang scriveva poesie e proprio alle parole avrebbe affidato i suoi sentimenti più profondi di inadeguatezza nell’affrontare la vita, come rivelano le poesie pubblicate da Yogurt magazine subito dopo la morte, avvenuta il 24 febbraio 2017 quando a 29 anni si suicidò buttandosi dal ventottesimo piano di un grattacielo. «Sono sempre inspiegabilmente arrabbiato, sono inspiegabilmente frustrato e, in qualche modo, inspiegabilmente felice. Quel momento è più spaventoso. Quel tipo di piacere che fluttua nell’aria. Come posso non cadere?»: questo sosteneva il 12 settembre 2012.
LA FOTOGRAFIA, insieme al sesso, era per lui lo strumento più adatto per tenere a bada la depressione. Di fatto nei ritratti a colori di Ren Hang non c’è nulla di osceno o pornografico, benché il suo lavoro fu censurato dal governo cinese che lo bollò come pornografico e sovversivo. Ren Hang finì anche in cella. Per la società cinese la sessualità è qualcosa di strettamente connesso con la sfera privata dell’individuo, inoltre tradizionalmente nella cultura cinese il rifiuto della rappresentazione del nudo – come spiega la curatrice – nasce dalla considerazione dell’uomo come parte imprescindibile della natura.
SFIDARE I TABÙ vuol dire esternare con naturalezza la genuina complicità tra chi sta davanti e dietro l’obiettivo. Una ricerca estetica della perfezione dei corpi nudi in cui interviene la presenza degli animali (colombe, pavoni, serpenti, cigni, gatti, pesci, piccioni, iguana, farfalle…) nell’esaltare simbologie che alludono implicitamente alla morte, alla fragilità e alla caducità, senza per questo non intercettare anche la vitalità, l’entusiasmo e un certo guizzo d’ironia.
IL NUDO come corpo del desiderio e della fantasia che, sia quando è immerso nell’ambiente naturale che esposto nella totale vulnerabilità sui tetti dei grattacieli di Beijing, diventa paesaggio emotivo con le mani femminili con le unghie laccate di rosso, il rossetto rosso sulle labbra, i corpi glabri, i peni in erezione, le membra contorte. Una ricerca di libertà creativa che contiene la leggerezza del gioco e la pesantezza della solitudine.
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