Nella prospettiva di rovesciamento dei poli culturali, la Fondazione Merz di Torino, in contemporanea alla retrospettiva presso lo Zac siciliano e in collaborazione con il Centro internazionale fotografia Letizia Battaglia, ospita una cartografia sentimentale palermitana che racconta – attraverso lo sguardo intrecciato di cinque fotografi – gli umori della città in un arco di tempo narrativo che va dagli anni 1950 al 1992. È la mostra Palermo mon amour (a cura di Valentina Greco, fino al 24 settembre) che, nell’intessere il suo mosaico di visioni, si avvale del contributo di Enzo Sellerio, Letizia Battaglia, Franco Zecchin, Fabio Sgroi e Lia Pasqualino.

Non è facile individuare un immaginario collettivo che abbracci tutta Palermo, luogo di complessità, sedimentazioni testimoniali e violenti fatti di cronaca che ne fanno deflagrare i confini, cambiandone i connotati e la percezione per sempre. Non a caso, si è spesso parlato di «uno stato d’eccezione permanente», che indaga a tinte forti la vasta gamma delle emozioni umane restituendole in brani di Storia.

L’editore e fotografo Sellerio «comporrà» il suo primo reportage Borgo di Dio nel 1955, con un piglio neorealista, ponendo al centro la figura apostolica di Danilo Dolci e le condizioni di degrado e miseria in cui versavano molti abitanti dei paesi siciliani. Per lo scrittore Vincenzo Consolo, le fotografie di Sellerio registravano sempre «l’umano, troppo umano».

Letizia Battaglia – cui sono dedicate altre due mostre, presso il Palazzo Ducale di Genova e alle Terme di Caracalla a Roma, nel trentesimo anniversario dell’attentato mafioso a san Giovanni Laterano e a san Giorgio al Velabro – ha descritto la sua città inseguendone il sangue e lo splendore popolare. Alla fine degli anni Settanta creò con Franco Zecchin (oggi vive e lavora in Francia) Il laboratorio d’If, scuola d’eccellenza per i fotoreporter. Sarà qui, infatti, che si formerà Lia Pasqualino. Di provenienza diversa per studi (restauratrice della carta), una volta iscrittasi al corso di Battaglia, intraprenderà una strada imperniata esclusivamente sulla fotografia, alternando il puro reportage alle riprese di scena. Fabio Isgroi, fotogiornalista, dal 2000 si è concentrato sul formato panoramico, immortalando paesaggi urbani e industriali.