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Forza Italia e FdI litigano sulle intercettazioni. Poi arriva la tregua (armata)

Forza Italia e FdI litigano sulle intercettazioni. Poi arriva la tregua (armata)Carlo Nordio – Ansa

Maggioranza Al Senato bagarre sulla relazione conoscitiva, Pd e M5s votano contro. Alla Camera gli azzurri ritirano i loro emendamenti, ma non mollano il punto

Pubblicato circa un anno faEdizione del 21 settembre 2023

Un copione già messo in scena più volte: tensioni che sfociano in litigi, litigi che poi diventano tregue armate. Questa volta ad agitare le acque in maggioranza è la questione delle intercettazioni, con Forza Italia e FdI su fronti opposti a darsi battaglia per tutto il giorno, fino all’accordo serale arrivato dopo una lunga opera, per così dire, di moral suasion da parte del governo. Due i fronti: uno nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, un altro al Senato, dove alla bagarre partecipa anche l’opposizione.

IN COMMISSIONE si discuteva il decreto intitolato «Disposizioni urgenti in materia di processo penale, di processo civile, di contrasto agli incendi boschivi, di recupero dalle tossicodipendenze, di salute e di cultura, nonché in materia di personale della magistratura e della pubblica amministrazione». Qui Forza Italia ha presentato diversi emendamenti (in totale sono 130, escludendo quelli inammissibili) che puntano a non consentire il ricorso ai trojan nei telefoni per i reati di minore gravità, tra cui alcuni di quelli contro la pubblica amministrazione.FdI invece è sul fronte diametralmente opposto e vorrebbe evitare storie. Alla fine, dopo un lungo trattare, l’accordo è stato trovato sul ritiro degli emendamenti più duri di FI in cambio di tre modifiche condivise: una sulla non trascrizion delle intercettazioni non rilevanti ai fini delle indagini, una sulla non utilizzabilità in un processo di intercettazioni relative a un altro processo e una sul fatto che per richiedere le intercettazioni non basterà la semplice richiesta del pm ma sarà necessario specificare l’eventuale sussistenza di gravi indizi di reato. Ok – previa riformulazione da parte del governo – anche a un emendamento di Enrico Costa (Azione) che prevede l’indicazione del costo delle intercettazioni al termien del procedimento. L’esecutivo, in ogni caso, darà il proprio parere su tutti gli emendamenti solo nella giornata di oggi, poi la settimana prossima il pacchetto completo dovrebbe arrivare in aula.

INTANTO, al Senato, la commissione Giustizia ha approvato la relazione finale sull’indagine conoscitiva sulle intercettazioni. Pd e M5s parlano di «colpo di mano» della maggioranza proprio sui trojan, con lo zampino che sarebbe proprio di Forza Italia, che avrebbe tolto la possibilità di usare questo strumento per indagare su alcuni reati contro la pubblica amministrazione, così come era stato stabilito dalla legge cosiddetta Spazzacorrotti del 2019.

«È STATO CAMBIATO il testo finale della relazione – spiegano dal Pd – introducendo un inedito paragrafo in materia di trojan. E’ una forzatura con la chiara finalità politica di contribuire a indebolire la lotta alla corruzione, infaticabilmente perseguita da questa maggioranza». Il controcanto è del M5s: «Ecco qual era il vero obiettivo di questa indagine, la maggioranza ha svelato le carte: continua la loro marcia per instaurare una giustizia classista in cui si prevedono misure iper repressive per i cittadini comuni, tanto per fare propaganda, e il semaforo verde per i reati dei colletti bianchi». Il capogruppo di FI in commissione, Pierantonio Zanettin, però, nega completamente questa ricostruzione della vicenda: «Nessun colpo di mano dell’ultimo minuto. L’integrazione della Relazione si è resa necessaria perché la sentenza della Corte di Giustizia in tema di intercettazioni è recentissima, addirittura del 7 settembre scorso. E tale sentenza, come osservato dai commentatori più attenti sul piano giuridico, impone al legislatore del nostro paese un supplemento di riflessione». Così, al momento del voto, Pd e 5s hanno votato contro, mentre Ivan Scalfarotto di Italia Viva si è schierato con la maggioranza.

SULLA QUESTIONE dei trojan, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario di Magistratura Democratica Stefano Musolino aveva espresso più volte riserve, anche davanti alla commissione. Intervistato dall’Unità, ieri, ha ribadito il punto: «A me pare che solo sul tema dell’utilizzo del trojan per reati diversi da quelli di criminalità organizzata, si possa perfezionare un migliore equilibrio che tenga conto dell’invadente capacità dello strumento di acquisire informazioni personali che devono restare riservate, insieme alle specifiche difficoltà nell’accertamento di alcuni perniciosi reati».

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