Fontana insiste con il ricorso. Il Cts: «Hanno inviato dati errati»
Scontro sulla classificazione della Lombardia in zona rossa Lia Quartapelle (Pd): «Colpa di Fontana e Moratti che si sono dimenticati di sottrarre dal numero dei malati le persone che mano a mano guarivano»
Scontro sulla classificazione della Lombardia in zona rossa Lia Quartapelle (Pd): «Colpa di Fontana e Moratti che si sono dimenticati di sottrarre dal numero dei malati le persone che mano a mano guarivano»
Mentre i vertici di AstraZeneca Italia confermano il ridimensionamento della capacità produttiva relativo al vaccino anti covid, nel nostro Paese sono 13.331 i nuovi casi di contagio delle ultime 24 ore e 488 le vittime. Dato che porta il numero dei decessi oltre quota 85mila (85.162). Scende lievemente il tasso di positività in rapporto ai tamponi effettuati: 4,6%. Ridotti anche gli accessi alle terapie intensive. Guida la triste classifica quotidiana la Lombardia, con 1.535 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.969 di venerdì. Raddoppiano però i morti: da 58 a 104.
LA LOMBARDIA, da oggi, torna in zona arancione dopo il tira e molla dell’ultima settimana. Ieri mattina, il ministro Speranza ha firmato l’ordinanza con la quale annulla gli effetti di quella del 16 gennaio che la collocava erroneamente – secondo il Pirellone – in zona rossa. Tale classificazione è stata al centro del ping pong di accuse tra Stato e regione, con Roma che attribuiva alla Lombardia la responsabilità di aver comunicato dati errati e Milano che imputava al Cts l’errore nell’algoritmo di calcolo. La decisione di Speranza ha rinfocolato le polemiche, mai placate.
Nel verbale stilato dal Cts venerdì sera si legge, infatti, che la Lombardia ha «chiesto di rivalutare la classificazione del rischio per il periodo 4-10 gennaio dopo una propria rettifica e successivo invio dei dati riguardanti la “data inizio sintomi” e lo “stato clinico” a partire dalla seconda metà di dicembre». Il ricalcolo, che ha determinato poi il passaggio in zona arancione, «impatta sull’Rt basato sulla data di inizio sintomi al giorno 30 dicembre 2020 che è pari a 0,88 (0,88-0,92)» e dunque compatibile con uno scenario di tipo 1, precisano dal Cts.
MA ATTILIO FONTANA e l’assessora al Welfare, Letizia Moratti, vogliono avere l’ultima parola: «Se siamo fuori dalla zona rossa – spiega l’ex sindaca – è per il nostro ricorso». E Fontana ha tuonato: «Avanzerò la richiesta che nel prossimo scostamento di bilancio venga inserita una somma che equivale al danno che abbiamo subito. Si è fatta sentire anche Confcommercio Lombardia spiegando che la chiusura sarebbe costata alle imprese locali circa 600 milioni di euro. Il governatore leghista rilancia: «Accerteremo la verità anche sul piano giudiziario impugnando il verbale della Cabina di regia, del Cts e l’ordinanza» del ministro Speranza. Ma i tecnici a Roma restano sulla loro posizione: i dati lombardi sono stati rettificati.
DOPO LA GESTIONE DISCUTIBILE della pandemia, il dubbio che l’errore sia partito da Palazzo Lombardia è lecito. Inoltre, il precedente di alcuni giorni fa ha subito acceso una lampadina in alcuni dei sindaci, che per primi avevano notato errori nei dati giornalieri. Fontana, in quell’occasione, si era precipitato a precisare che i numeri inviati a Roma provenissero «da un altro flusso informatico». Oggi, alcuni di quei sindaci tornano a chiedere chiarezza su quanto accaduto. Ovviamente, la querelle Roma-Milano ha coinvolto la politica a diversi livelli. Parla di «errore imperdonabile e responsabilità politiche gravissime della Giunta regionale Fontana-Salvini» il viceministro all’Economia, Antonio Misiani, mentre la deputata Pd, la milanese Lia Quartapelle, chiede le dimissioni spiegando che «la Lombardia è in zona rossa perché Fontana e Moratti si sono dimenticati di sottrarre dal numero dei malati le persone che mano a mano guarivano».
DURISSIMA LA REAZIONE delle opposizioni regionali che hanno diffuso una nota congiunta nella quale chiedono al governatore di presentarsi in consiglio per riferire sulla questione. «Dopo gli errori nella gestione dell’emergenza – si legge nel comunicato – siamo alla confusione nella gestione dei dati che ci fa pagare il prezzo, economico e psicologico, di una settimana in zona rossa. Il vaso è colmo». Per lunedì è annunciata una mobilitazione sotto Palazzo Pirelli alla quale hanno aderito – tra gli altri – le Acli provinciali di Milano, Monza e Brianza, Arci Milano, i Giovani Democratici Milano e il Pd Milano Metropolitana. Proprio la segretaria dem metropolitana, Silvia Roggiani, si associata alla richiesta di dimissioni sollevata da più parti: «Non è pensabile affrontare la fase delicata che ci attende con questa maggioranza».
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