Folla a Downing Street: «Cameron dimettiti»
Gran Bretagna Protesta a Londra contro il premier coinvolto nei Panama Papers, che si scusa: «È tutta colpa mia»
Gran Bretagna Protesta a Londra contro il premier coinvolto nei Panama Papers, che si scusa: «È tutta colpa mia»
«Non è stata una gran settimana», David Cameron esordisce con una battuta al Forum di primavera del partito conservatore a Londra, risatine in sala, mentre fuori la protesta invade Downing Street.
«Te ne devi andare!», «Non ci fidiamo più!», «Chiudi i paradisi fiscali o dimettiti!», davanti al civico 10 migliaia di cittadini si sono riuniti per chiedere le dimissioni del premier in seguito allo scandalo dei Panama Papers. Alcuni in vena di spirito hanno indossato cappelli panama e camicie hawaiane. Giurano che rimarranno lì, a presidiare la residenza del prime minister finché non vi s’insedierà un nuovo titolare. Tra la folla è stata fotografata la star pop Lily Allen con vuvuzela e capelli blu: «È stato disonesto – ha dichiarato alla stampa – se ne deve andare». Sì, non è stata una gran settimana per David Cameron.
La protesta arriva fino a Covent Garden davanti al Grand Connaught Rooms, l’albergo dove si tiene l’assemblea dei Tory. Il partito è spaccato tra i sostenitori dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa e quelli che tifano per il remain. Il capo del governo si è schierato decisamente per la seconda opzione, in vista del referendum del 23 giugno, e ora gli avversari del suo partito, in testa il sindaco di Londra Boris Johnson a favore della Brexit e aspirante successore di Cameron alla leadership dei Tory, si fregano le mani.
Davanti ai suoi Cameron torna a spiegarsi dopo giorni di dichiarazioni altalenanti, fino all’ammissione, giovedì sera in tv, di aver posseduto (e poi venduto nel 2010 quando divenne premier) alcune quote della società offshore Blairmore gestita dal padre Ian e costituita attraverso lo studio legale panamense Mossack Fonseca: «È tutta colpa mia. Avrei dovuto e potuto gestire la meglio vicenda. Ci sono lezioni da imparare e le imparerò. E non date la colpa all’ufficio del 10 Downing Street, o a consiglieri senza nome. La colpa è mia». Poi si giustifica per aver sulle prime taciuto: «Ero arrabbiato per quello che la gente diceva di mio padre (morto sei anni fa, ndr). Io gli volevo bene e mi manca ogni singolo giorno. È stato una persona meravigliosa, e sono davvero orgoglioso di quello che ha fatto, ma non devo permettere che ciò sminuisca quanto è accaduto». E torna a promettere che pubblicherà al più presto le dichiarazioni dei redditi degli ultimi quattro anni: «Intendo essere completamente aperto e trasparente su queste cose».
A sorpresa Cameron trova un sostenitore, Nigel Farage, leader del partito antieuropeista UK Independence Party, che sentito da Affaritaliani.it dischiara: «Non deve dimettersi. Non ha fatto nulla di illegale e non può e non deve essere responsabile per ciò che ha fatto suo padre».
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