In quarto ginnasio la professoressa di latino e greco (una completa incompetente) mi metteva al banco da sola dicendo che corrompevo i compagni e che aspettavo il Principe Azzurro: falso come i soldi del Monopoli. Non aspettavo altro che il momento in cui indossare divini abiti sgargianti, diamanti al collo e alle orecchie (come cantava l’amatissima Marilyn), volteggiare tra le braccia di un qualsiasi accompagnatore di passaggio. Per anni ho sofferto quell’isolamento forzato, al quale riuscivo a opporre solo silenzio turbato e infuocate pagine di diario. Molti anni prima, tra gli ultimi delle elementari e le medie, in quel tempo...