ExtraTerrestre

Foglie di vite e umidità nel «pannello» di Sam Falls

Bargino, San Casciano Val di Pesa (Firenze), 25 giugno 2019. Lì dove la natura era mimesi, pensando ai fasti rinascimentali ereditati dalla tradizione pittorica classica, nell’opera di Sam Falls (San […]

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 7 novembre 2019

Bargino, San Casciano Val di Pesa (Firenze), 25 giugno 2019. Lì dove la natura era mimesi, pensando ai fasti rinascimentali ereditati dalla tradizione pittorica classica, nell’opera di Sam Falls (San Diego 1984, vive e lavora a Los Angeles) è esperienza del presente. Ecco, allora, che i pampini raffigurati nel corso dei millenni (spesso associati alle divinità di Dioniso e Bacco di cui cingono il capo) – citazioni esemplari sono, tra gli altri, gli affreschi romani della Villa di Livia, il rinascimentale portico di Villa Giulia a Roma, le varianti pittoriche di Caravaggio – diventano matrici nei lavori dell’artista californiano.

È la prima volta che Falls, noto per l’impiego della natura e dei fenomeni naturali nel suo processo artistico che include pittura, fotografia, scultura e installazione (in Italia ha esposto alla Fondazione Giuliani di Roma e alla galleria Franco Noero di Torino, mentre la prima personale museale è stata, nel 2018, Nature is the New Minimalism al MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporaneo di Trento e Rovereto) per Untitled (Antinori) (2019) utilizza le foglie di vite dopo averle raccolte sulle colline ondulate tra le valli della Greve e della Pesa, nella Tenuta Tignanello dei marchesi Antinori. Un lavoro che è fortemente connesso con la natura, «inserendosi nel paesaggio con una forma di pittura che è a metà tra frottage, pittura e fotografia» come afferma Ilaria Bonacossa, curatrice di Antinori Art Project. Questo progetto dedicato alle arti visive e agli artisti contemporanei è nato nel 2012, nello stesso anno in cui è stata inaugurata, in località Bargino, la Cantina Antinori nel Chianti Classico, straordinaria cantina-ipogeo progettata da Archea Associati sotto la direzione dell’architetto fiorentino Marco Casamonti, che lo ospita. La collezione include le opere site specific di Yona Friedman, Rosa Barba, Jean-Baptiste Decavèle, Tomàs Saraceno, Giorgio Andreotta Calò, Nicolas Party, Stefano Arienti e Jorge Peris. Anche con l’opera realizzata da Sam Falls viene sottolineata la doppia vocazione della famiglia blasonata: la produzione vinicola, documentata fin dal 1385 quando Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri e, parallelamente, il mecenatismo e l’amore per le arti.
Dopo aver fatto il sopralluogo un anno e mezzo fa Sam Falls, convinto della perfetta sintonia tra la sua poetica e la natura del paesaggio toscano, è tornato nella Tenuta Tignanello nella tarda primavera 2019 per realizzare il suo grande «panel». Di giorno ha camminato per i vigneti Tignanello e Solaia respirando i profumi dell’estate immanente e giungendo sulla sommità della collina, dove il sentiero si allarga per permettere ai trattori di fare le manovre. In quel punto, di notte, ha srotolato la lunghissima tela che ha cosparso di strati di pampini, fiori selvatici e, in maniera randomica, di pigmento. Non è un caso che l’escursione termica tra il giorno e la notte, così come la brina, l’umidità, il vento, la pioggia siano intervenuti nel risultato finale dell’opera, esattamente come avviene nella produzione vinicola, connotando le uve di caratteristiche che le rendono uniche. Anche il passaggio casuale di insetti e animali della fauna locale intercettano la tela lasciando il loro segno.

«Ci sono volute quattro notti per realizzare il pannello, da mezzanotte all’alba – ha spiegato l’artista – È un processo intenso. Quando, poi, una notte è piovuto molto, ho aggiunto altre piante». Tempo, atmosfera e clima s’intrecciano nell’interazione con la materia prima, quanto alla tecnica è una sperimentazione che presenta la duplicità di positivo e negativo con i colori dalle sfumature vagamente psichedeliche. Proprio perché la natura prevede l’imprevisto, la sfida è ancora più intrigante. Del resto il temporale stesso rende i colori più brillanti. Quanto al rapporto con la Land Art per Falls non ha la declinazione «macha dell’andare a prendere il territorio, lasciando un segno che trasforma il paesaggio», spiega la curatrice, «il suo modo di lavorare è un po’ come andare in campeggio. Vai, vivi nella natura, ti fai ispirare, ti porti a casa quell’esperienza,

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