Fino al 25 febbraio la terza edizione del Black History Month Torino (Bhmto) presenta vari eventi organizzati intorno a tre nuclei: Sostenibilità (ambientale e non); Imprenditoria (femminile e non); Espressioni, che riunisce le opere di autori afro-discendenti e africani che hanno risposto alla Call4Artist.

Avendo il cambiamento climatico un impatto significativo in Africa, vengono evidenziate le denunce e i percorsi intrapresi da alcuni paesi del continente contro persistenti politiche esplorative. Il tema della imprenditorialità è trattato in relazione alle comunità diasporiche, una «ponte» tra i paesi di origine e l’Italia (e l’Europa), come le iniziative femminili, riflettendo l’importante ruolo della donna nella società africana.

L’ospite d’onore di quest’anno è Bayo Akomolafe (che presenta il suo libro Queste terre selvagge oltre lo steccato, edito da Exòrma), filosofo e ambientalista nigeriano noto a livello internazionale, ma meno conosciuto in Italia. Secondo Hanane Makhloufi, una delle coordinatrici Bhmto24, scrittrice e attivista per i diritti umani, ricorda che il programma ha come «target speciale le seconde generazioni e i giovani afro-discendenti in generale, per questo ci concentriamo molto nelle scuole, per approfondire la conoscenza della cultura africana, sia per i cittadini italiani, che per quelli con un background migratorio».

Molti le presentazioni di libri evidenziando non solo una ricca produzione letteraria di autori afro e afro-discendenti (molte le narrazione autobiografiche), ma anche una rinvigorente attenzione da parte di meno note case editrici. I temi si concentrano spesso sui giovani. Le complessità vissute alla ricerca di un’identità che circola in differenti mondi, le loro rabbie. «Abbiamo redatto una serie di laboratori direzionati principalmente alle scuole medie – continua Makhloufi –. Ma uno è aperto alle scuole elementari: Il colore della Nostra Pelle, condotto dalla psicoterapeuta Paola Meina. Ogni partecipante è invitato a mescolare due soli colori, fino ad arrivare a quello della propria pelle. E ovviamente si affrontano domande come ‘Cos’è la pigmentazione della pelle?’, ‘Che cosa vuol dire avere il colore di una certa pelle?’».

Promossa come nelle precedenti edizioni dall’Associazione Donne Africa Subsahariana e II generazione, la terza edizione si estende a nuovi territori, oltre ai già consolidati partner torinesi, dimostrando una crescente capillarità sul territorio. Oltre a Pino Torinese, anche i comuni di Rivalta e di Carmagnola, l’associazione Lavanderia a Vapore a Collegno. La collaborazione con i Musei Reali di Torino si intreccia con la mostra Africa. Le collezioni dimenticate (spontaneamente sorge la domanda: «da chi?») che presenta parte del lavoro di recupero e restauro delle collezioni africane condotto dal Museo con esperti di storia africana, oltre che ordinari cittadini provenienti soprattutto dal Corno d’Africa. Ricco anche il programma pubblico Africa. Eredità dissonanti, curato da Lucrezia Cippitelli, storica dell’arte e docente a Brera, così come la proposta didattica, CoopCulture per Africa che include l’attività Suoni d’Africa. Riguardano proprio suoni, strumenti musicali, narrazioni, e significati le tre istallazioni sonore di Bekele Mekonnen, docente all’Università di Addis Abeba, artista residente, invitato a realizzare l’opera site-specific The Smoking Table a partire dalla ripartizione del continente africano nella Conferenza di Berlino del 1885.

In particolare, l’installazione 1# Suono del Negarit, è un tamburo simbolo di potere e autorità che era stato sottratto (dice il catalogo «al nemico») al popolo eritreo dopo la battaglia di Sanafé. Si legge nelle didascalie della mostra che «in guerra serviva a richiamare le truppe e incitare i soldati nel combattimento. Al momento dell’ingresso trionfale a Massawa, i soldati italiani marciarono con le bandiere mahdiste, al suono dei tamburi razziati». Interessante sarebbe sapere come la storia verrà raccontata ai bambini.

Il 19 febbraio il Black History Month promuoverà una tavola rotonda sul memoriale delle oltre 700mila vittime del colonialismo italiano in Libia, Eritrea, Etiopia e Somalia, a cui parteciperà lo stesso Mekonnen. I due eventi si chiuderanno con il concerto della musicista senegalese Maria Siga, il 25 febbraio.