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Fleximan, l’eroina degli anti velox

Fleximan, l’eroina degli anti velox

Habemus Corpus In un Paese dove quelli che segano i pali degli autovelox diventano eroi popolari, un ministro dei trasporti ha buone speranze di raccattare qualche voto quando si scaglia contro un sindaco che impone limiti di velocità a 30 all’ora

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 23 gennaio 2024

In un Paese dove quelli che segano i pali degli autovelox diventano eroi popolari, un ministro dei trasporti ha buone speranze di raccattare qualche voto quando si scaglia contro un sindaco che impone limiti di velocità a 30 all’ora. E pazienza se quel limite è caldeggiato da una direttiva firmata dallo stesso ministro. Quel che conta è puntare alla pancia e l’auto è uno dei più potenti catalizzatori di rancori e di liti. Poiché pratico un pendolarismo Italia/Svizzera anche via auto (che evito il più possibile), ho sufficienti elementi per confrontare due discipline e due atteggiamenti. Anche nel Paese elvetico ci sono gli autovelox, ma meno che in Italia dove, secondo il Codacons, deteniamo il primato europeo (11.130 apparecchi, mentre in Germania ce ne sono 4.700, in Francia 3.780).

FATTO STA che, appena oltrepassi la frontiera, scatta un’immediata autodisciplina collettiva. Da Chiasso in su sono tanti i tratti autostradali con il limite dei 100 e pochissimi osano superarli. Dal tuo abitacolo vedi il fiume di auto che scende verso il lago di Lugano in un ron ron privo di intemperanze. Merito di un’innata disciplina? Direi più delle sanzioni severe. Basta aprire l’argomento multe in una conversazione e scopri che si sono abbattute su tanti sotto forma di pena pecuniaria per infrazioni lievi, medio-gravi o gravi, che se non le paghi rischi il carcere, che se entri nelle ultime due categorie si aggiunge la sospensione della patente, più l’addebito delle spese amministrative, più un avviso che se non fai il bravo per i successivi cinque anni puoi restare a piedi per mesi. Anche qui esistono i 30 all’ora, soprattutto in centri abitati con vie così strette, cieche e senza marciapiedi che di tuo fai anche i 20. Il problema è che da quando hanno messo i 30, molti automobilisti passano per un paese limitrofo dove si va ancora ai 50, così questi ultimi si sono lamentati con il comune dei 30 perché, dicono, per colpa loro il traffico sotto le loro finestre è aumentato.
In tanti non amano i 30 perché riesci a tenerli solo se vai in seconda, se ti scappano i 32 c’è una faccina luminosa a bordo strada che diventa rossa e ti fa la boccaccia e tu ti senti già in colpa, finisci con il guardare più il contachilometri che la strada, rischi di addormentarti. Insomma, gli automobilisti rispettano quasi sempre i limiti, anche se non sono d’accordo, perché il sentire comune è che se prendi una multa te la sei meritata, soprattutto se conosci la regola.

CERTO, c’è poi il sospetto che molti autovelox siano stati messi per fare cassa, visto che su 350mila abitanti e 300mila auto, in Ticino, nel 2022 il Cantone ha incassato solo per multe quasi 13,5 milioni di franchi, cifra di tutto rispetto se si pensa che nello stesso anno nelle 20 principali città italiane, che messe assieme fanno alcuni milioni di abitanti, si sono incassati, tramite autovelox, 75 milioni di euro. Poiché se tocchi l’italiano medio sull’auto e sulle multe è come toccarlo sui figli o sul calcio o sul suo diritto a trasgredire le regole, a un certo ministro è parso naturale cavalcare l’onda anti 30. Andavi a 80 dove puoi andare a 50? Non è colpa tua, ma dell’autovelox. I 30 sono già adottati in tante città perché diminuiscono gli incidenti e l’inquinamento? Non spieghiamo alla gente perché va fatto, ma perculiamo il sindaco che lo ha deciso.
Faccio un’ammissione che mi porterà molte critiche. A 30 all’ora in auto sei quasi fermo. Se mi date una bella pista ciclabile io li faccio in bicicletta. Non potremmo portare l’asticella a 40? Poi, se uno sgarra, fate pure i cattivi.

mariangela.mianiti@gmail.com

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