È il due giugno 1991. L’ultimo intero giorno vissuto dalla celebre coppia di vulcanologi Katia e Maurice Krafft. All’indomani saranno travolti da una colata piroclastica in seguito all’eruzione, dopo un sonno durato due secoli, del Monte Unzen in Giappone. Non lo sanno ancora, ma il loro tempo sta per interrompersi alle sedici e diciotto del tre giugno. Lasceranno a chi rimane, campioni raccolti in giro per il mondo, parole, libri, immagini, centinaia di ore di filmati e numerose domande. Il rischio era parte del gioco, la morte un esito possibile.
Non capiremo mai fino in fondo quale fosse il demone che li agitava, che li portava sul limite del baratro, di una bocca che in qualsiasi momento poteva esplodere, eruttare lava, polverizzare l’ambiente circostante, uccidere cittadini inermi e coraggiosi o incoscienti ricercatori. Come, ad esempio, Katia e Maurice che avevano deciso di stare su quel bordo, trasformando una disciplina, la vulcanologia, in una missione, in una sorta di condizione di possibilità della loro esistenza su questo mondo, finché il mondo non ha deciso di farli scomparire.

QUELLE del 2 giugno sono tra le prime sequenze di Fire of Love, il film di montaggio di Sara Dosa. Una riuscita rielaborazione dell’immenso lavoro di documentazione realizzato dai Krafft che per decenni hanno vissuto al ritmo della Terra, lasciando che fosse il pianeta a decidere dove dirigersi, quale sentiero prendere.
Una storia d’amore iniziata nel 1966, forse su una panchina dell’Università di Strasburgo, forse al cinema vedendo un film del vulcanologo Haroun Tazieff, oppure in un bar, grazie a un appuntamento al buio. In realtà, non si sa molto di come sia nata la loro relazione, come si sia passati dall’incontro allo stare sempre insieme e, soprattutto, al condividere una passione così intensa come quella per lo studio dei vulcani attivi. Non tutto è stato detto, qualcosa si è volatilizzato.
Quello che non sfugge alla voce narrante di Miranda July, è il fatto che entrambi provenissero dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale in Alsazia, dalle rovine di una terra che appariva minacciosa non per l’azione impressionante della natura, ma a causa di orribili gesta umane. Di fronte alla devastazione materiale ed esistenziale, poteva essere spaventoso affacciarsi sull’orlo di un precipizio? L’orrore celato dietro il battito di un vulcano era davvero insostenibile come quello che di lì a poco si sarebbe scatenato nel conflitto in Vietnam? «Entrambi ci siamo appassionati alla vulcanologia perché eravamo delusi dall’umanità. E un vulcano è più potente dell’uomo, perciò abbiamo trovato ciò che ci serviva. È qualcosa al di là dell’umana comprensione», dirà in una delle tante interviste Maurice. Dunque, l’uomo non merita di essere compreso.

È, INVECE, la Terra con la sua gravità ad attirare la coppia verso l’abisso, tra il brivido e l’estasi, tra lo spingersi avanti e l’arretrare per poi di nuovo avanzare. Quali sono i segreti del pianeta? Cosa si muove al suo interno? E perché? Non solo conoscenza, però. Come rivela Katia, anche un sentimento sublime, di kantiana memoria: «Una volta che vedi un’eruzione, non puoi più farne a meno, perché è così grandiosa, così potente. Senti di non essere assolutamente nulla, circondato da questi elementi indomabili».
«Non vediamo più il mondo in tutte le sue mediocrità», aggiunge Katia. Eppure, in questa irrefrenabile ricerca del naturale, eletto a soprannaturale, l’umano torna a mostrarsi inaspettatamente. Nel filmare esplosioni, colate di lava, fuoriuscite di gas, nel testimoniare le molteplici attività dei vulcani, nel voler scovare e comprendere l’invisibile, nella contemplazione egoistica, a riemergere sono proprio Maurice e Katia.

DEDITI alla «bestia» indifferente a ogni adulazione, i sacerdoti/scienziati finiscono per riprendersi lo spazio che sembrava appartenere solo alla divinità. In quell’incessante riprendere paesaggi lunari, i minuscoli corpi di due vulcanologi aumentano sempre più il loro volume. E nel rimanere storditi di fronte a tante immagini così inquietanti e ipnotiche, scopriamo la storia di due viandanti che sono passati accidentalmente per questo misterioso mondo attratti dall’insorgere di una scossa.