Fioramonti: «L’autonomia differenziata nella scuola non si fa»
Regionalizzazione Il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti esclude ogni ipotesi di regionalizzazione della scuola nel nuovo progetto di autonomia differenziata seguito dal collega Francesco Boccia agli affari regionali. E il governatore pugliese Michele Emiliano lo appoggia, mentre quello leghista del veneto Luca Zaia lo attacca. Pubblicate le nuove bozze sulla secessione veneta sul sito Roars.it. Dopo un incontrato tra Boccia e le regioni ipotizzato un disegno di legge condiviso con tutte le regioni
Regionalizzazione Il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti esclude ogni ipotesi di regionalizzazione della scuola nel nuovo progetto di autonomia differenziata seguito dal collega Francesco Boccia agli affari regionali. E il governatore pugliese Michele Emiliano lo appoggia, mentre quello leghista del veneto Luca Zaia lo attacca. Pubblicate le nuove bozze sulla secessione veneta sul sito Roars.it. Dopo un incontrato tra Boccia e le regioni ipotizzato un disegno di legge condiviso con tutte le regioni
«L’autonomia differenziata nella scuola non si fa» ha detto il ministro dell’istruzione e dell’università Lorenzo Fioramonti (Cinque Stelle). È una presa di posizione rispetto alle uscite degli ultimi giorni di alcuni colleghi di governo. Sabato 21 settembre, all’assemblea di Confindustria Vicenza, il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli (Cinque Stelle) ha detto che l’autonomia a scuola «può avere senso perché nelle nostre regioni dobbiamo capire le diverse esigenze formative». Patuanelli si è ripromesso di parlarne con Fioramonti, il quale però ha confermato il suo orientamento il 25 settembre in un incontro al Cnr con la Flc Cgil. Tra i Cinque Stelle sembra emergere una divergenza di opinioni. E dire che proprio loro avevano bloccato l’autonomia denunciando il rischio di «gabbie salariali».
Il 24 settembre il ministro degli affari regionali Francesco Boccia (Pd) ha ipotizzato che i governatori possano intervenire sulla composizione delle classi e decidere sulla permanenza dei docenti nei loro territori fino a cinque anni. Prospettive che hanno sollevato la protesta della Cgil: «Boccia dica chiaramente che la scuola non va regionalizzata» ha chiesto Francesco Sinopoli (Flc Cgil) in un’intervista ieri al Manifesto. Dopo un incontro tra Boccia e la Conferenza Stato-Regioni, ieri il governatore pugliese Michele Emiliano ha dato ragione a Fioramonti: «La scuola pubblica è unica e nazionale. Se fosse consegnata alle regioni potrebbe essere messa in discussione la sua autonomia. Nessun politico può entrare nel modo in cui è amministrata e gestisce l’offerta formativa». Anche tra gli esponenti della maggioranza le idee sulla scuola sembrano divergere.
Il governatore veneto Luca Zaia appare tanto più minaccioso, quanto più vede allontanarsi la secessione dei ricchi prospettata nelle pre-intese sull’autonomia sottoscritte con il governo Gentiloni nel 2017. Ieri ha attaccato Fioramonti sostenendo che non ha letto le 68 pagine del suo progetto. Combinazione vuole che il sito Roars.it, non nuovo a questi scoop, abbia pubblicato le bozze venete aggiornate al 23 settembre. Tra i 14 commi sulla scuola si richiede la totale gestione regionale del personale degli uffici e dei dirigenti scolastici; al personale neoassunto e a quello precario spetterebbero ruoli regionali stabiliti dalla programmazione regionale; si parla di concorsi su base territoriale e possibilità di stabilire un periodo di permanenza nella prima sede di servizio. Fioramonti ha l’aria di averle lette bene queste bozze.
Boccia ha detto che tutte le regioni potranno fare domanda per l’autonomia «in una cornice unica nazionale; poi è giusto far correre ciascuna secondo le esigenze che hanno i territori». Emiliano ha aggiunto che si dovrebbe arrivare a un disegno di legge condiviso con le regioni che potrà avere anche due livelli diversi: «Un’autonomia rafforzata maior e una minor, a seconda dei parametri economici che devono essere raggiunti da ciascuna delle regioni che volesse aspirare al livello superiore». Dopo avere stabilito i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) questa dovrebbe essere la nuova impostazione del governo. Non molto diversa da quella precedente.
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