Lavoro

Fiom-Fiat prove di dialogo

Fiom-Fiat prove di dialogo

Torino Dopo la rottura tre anni fa, Maurizio Landini incontra per la prima volta i vertici dell’azienda

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 26 novembre 2013

Prove tecniche di trasmissione, tra Fiat e Fiom. Tre anni dopo. Stessa sala e stessa palazzina – lo stabile di via Vela dell’Unione industriale -, che nel dicembre 2010 sancirono la rottura e, così, l’accordo separato. Gli auspici, ora, sono diversi. Soprattutto dopo la sentenza della Corte costituzionale del 23 luglio che ha imposto al Lingotto il rientro della Fiom in fabbrica. Ieri, c’è stato il primo incontro ufficiale tra sindacato e azienda.

«Abbiamo ricominciato da dove ci eravamo lasciati. Abbiamo ripreso la trattativa entrando dalla porta principale. Siamo ripartiti da dove eravamo rimasti» ha commentato a caldo, il segretario delle tute blu Maurizio Landini. La Fiat ha voluto essere presente con i vertici aziendali, tra cui il responsabile delle relazioni industriali Pietro De Biasi. «È stato un incontro utile, perché ha riaperto una discussione con l’impegno a rivederci entro metà dicembre» ha aggiunto Landini.

Due ore di incontro durante il quale la Fiom ha chiesto approfondimenti sugli investimenti e sulle strategie del gruppo, sia di Fiat sia di Cnh Industrial. Ricordando le vicende aperte, da Termini Imerese a Irisbus fino all’Alfa di Arese. Tra le proposte, anche, il passaggio dalla cassa integrazione ai contratti di solidarietà, come già avvenuto all’Iveco di Brescia, per alcune realtà del gruppo come Pomigliano e il polo del lusso di Torino, formato da Maserati Grugliasco e Mirafiori, l’ex gigante che a fine 2013 avrà prodotto il 60% in meno di tre anni fa, 24 mila vetture.

«Il nostro obiettivo – ha spiegato il segretario Fiom – è discutere le scelte industriali del gruppo e difendere l’occupazione. Faremo, da oggi ai primi di dicembre, le assemblee in tutti gli stabilimenti: abbiamo messo a punto una carta rivendicativa che sottoporremo alla consultazione e al voto e su quella base vogliamo aprire una discussione con la Fiat attorno ad un tavolo unico, rispetto al quale finora ci sono state incomprensibili resistenze da parte degli altri sindacati». La nota dolente.

La Fiom avrebbe preferito un tavolo unico con Fim, Uilm e gli altri (incontrati dal Lingotto nel pomeriggio). Ma sono proprio le altre organizzazioni di categoria a non volerlo. «Già nell’aprile scorso – ha precisato Landini – avevamo inviato una lettera per riprendere rapporti dignitosi. È stata più più veloce Fiat a risponderci che non Fim e Uilm che stanno nel nostro stesso palazzo. Non hanno trovato il tempo di fare le scale. Il tema, però, per noi rimane aperto, dato che la sentenza della Consulta va in questa direzione».

I sindacati dell’accordo separato hanno nuovamente risposto picche: «La Fiom deve fare solo una cosa: firmi il Ccsl (contratto collettivo specifico di lavoro, ndr) e poi si sieda con noi. Noi abbiamo incominciato a parlare del rinnovo di un contratto già in essere, di cui possono discutere solo i firmatari» ha sottolineato Roberto Di Maulo, Fismic. Duro il segretario della Fim, Giuseppe Farina. «Come si può pretendere di partecipare a un rinnovo di un contratto che non si riconosce e contro il quale si è ricorso in tribunale dopo aver insultato e offeso le organizzazioni sindacali che lo hanno sottoscritto? Più che d’ingiustificata presunzione, siamo di fronte a un delirio di onnipotenza».

Al rifiuto, ha replicato Federico Bellono, segretario torinese della Fiom: «Il delirio di onnipotenza è di chi pensa che un’organizzazione rappresentativa dei lavoratori e riconosciuta dalla stessa azienda non possa aver titolo di discutere a un tavolo comune dei problemi dei lavoratori. Dovrebbero rileggersi la sentenza di luglio, che dice che non va discriminato nessun sindacato e che, se un sindacato viene discriminato, esiste l’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori». Landini, nel colloquio con l’azienda, ha posto la questione del rinnovo della rappresentanza: «Nel contratto Fiat c’è una clausola un po’ inusuale in base alla quale solo chi firma può stare al tavolo ma la Consulta ha chiarito che le organizzazioni possono stare al tavolo perché rappresentative e non perché firmano gli accordi». La Fiat ha preso atto, ma non ha risposto. Ieri, comunque è stato un nuovo inizio. Si vedrà se di forma o di sostanza.

 

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