Finlandia, scelta la premier per la vera svolta a sinistra
Helsinki Sanna Marin, indicata dal partito socialdemocratico come sua nuova leader, guiderà un governo a maggioranza femminile. È la più giovane al mondo a ricoprire questo incarico
Helsinki Sanna Marin, indicata dal partito socialdemocratico come sua nuova leader, guiderà un governo a maggioranza femminile. È la più giovane al mondo a ricoprire questo incarico
Sanna Marin è stata indicata dal partito socialdemocratico finlandese (Sdp) come sua nuova leader e, di conseguenza, candidata a ricoprire il ruolo di presidente del governo di coalizione di centro sinistra che, dal giugno scorso, guida il paese scandinavo. Marin quando riceverà la, probabile, fiducia dal Parlamento finnico sarà la più giovane leader di governo del pianeta. Con i suoi 34 anni, la giovane esponente socialdemocratica, è balzata agli onori della cronaca europea e internazionale anche perché è cresciuta in una famiglia “arcobaleno” (con la madre e la compagna di lei) e si appresta a varare un nuovo governo a maggioranza femminile. Gli altri partiti che comporranno la coalizione hanno, infatti, tutti leader donna che siederanno nel nuovo Esecutivo.
Le elezioni del 14 aprile scorso avevano consegnato al centro sinistra una vittoria sul filo di lana evitando per 10mila voti il sorpasso sui socialdemocratici da parte di Perussuomalaiset (Veri Finlandesi), il partito di destra sovranista dato, invece, come sicuro vincitore. La tenuta dell’Sdp e i buoni risultati di Vasemmistoliitto (Alleanza di Sinistra) e Verdi però non erano bastati per formare una maggioranza rosso-verde. In coalizione erano entrati anche i Suomen Keskusta (Partito di centro) e la formazione della minoranza svedese. Entrambi i partiti sono di orientamento liberale. Il governo di centro sinistra, fino alla scorsa settimana, era guidato da Antti Rinne, socialdemocratico e, in passato, dirigente sindacale. Proprio una vertenza sindacale è all’origine delle sue dimissioni. A novembre infatti era scattato lo sciopero di circa 10mila dipendenti delle poste finlandesi (Posti) che sotto la direzione del Pau (il sindacato di categoria) ha, per due settimane, bloccato l’intero servizio. I sindacati finlandesi sono tradizionalmente forti e negli ultimi anni avevamo protestato per il cosiddetto «patto di competitività» che ha aumentato l’orario di lavoro di tre giorni all’anno senza un aumento salariale. Il «patto» era stato negoziato nel 2015 sotto il precedente esecutivo di centrodestra. Il nuovo governo era però orientato a rivedere tutta la contrattazione. Proprio per questo il premier Rinne era stato accusato di aver fornito informazioni contraddittorie e inesatte ai sindacati quasi a provocarne la mobilitazione.
L’agitazione dei postini finlandesi aveva registrato la solidarietà anche di altre categorie come i lavoratori della compagnia aerea Finnair che in un solo giorno di sciopero avevano causato la cancellazione di oltre 300 voli. Il 27 novembre era comunque stato raggiunto un accordo sui salari che però non aveva placato le critiche al primo ministro accusato, sia dalle organizzazioni imprenditoriali che dall’opposizione, di non aver tenuto un comportamento «neutrale» sulla vertenza dei postini. Lunedì scorso il Partito di Centro aveva ritirato la propria delegazione dal governo chiedendo, di fatto, un rimpasto e la testa di Rinne. Il giorno dopo il premier aveva rassegnato le dimissioni aprendo a una successione interna all’Sdp.
Lo scorso week end il consiglio nazionale socialdemocratico ha quindi deciso di indicare una nuova squadra di governo scegliendo Sanna Marin, esponente della sinistra interna, come presidente. La leader dell’Alleanza di Sinistra, Li Andersson, già ministra dell’istruzione nel precedente governo, nel confermare l’appoggio al nuovo esecutivo ha rivendicato la scelta a favore dei postini affermando che «continuerà il lavoro iniziato con Rinnie per una Finlandia più giusta, per tutti e non per pochi».
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