Il leader conservatore Petteri Orpo, uscito vincitore dalle elezioni politiche finlandesi del 2 aprile scorso, ha annunciato per martedì prossimo l’avvio della trattative ufficiali per il nuovo esecutivo con una conferenza stampa ieri affiancato dai suoi 3 potenziali alleati: democristiani, minoranza svedese e Perussuomalaiset, i “veri finlandesi”, secondo partito del paese, con posizioni xenofobe e sovraniste. «Sarà il governo più a destra della nostra storia» ha commentato a caldo il capogruppo di Vasemmistoliitto (l’alleanza di sinistra finlandese) Jussi Saramo.

IN MENO DI UN ANNO, dopo Svezia e Italia, anche la Finlandia si appresta ad avere un governo compiutamente di destra. A differenza dei vicini scandinavi (dove l’ultra destra sostiene il governo ma non ha ministri) è molto probabile che la leader dei “veri finlandesi”, Riikka Purra, siederà nel futuro esecutivo Orpo. Prima però ci sarà un lavoro di scrittura del programma, vero banco di prova per la futura coalizione, dove ciascuno dei protagonisti proverà a portare a casa qualcosa che giustifichi questa unione.

Il leader conservatore Orpo aveva cominciato la campagna elettorale a marzo escludendo un governo con l’estrema destra aprendo a questa eventualità, però, nelle ultime settimane prima del voto quando, sondaggi alla mano (confermati dalle urne), la coalizione con Purra era l’unica possibilità per vedersi primo ministro. Di fatto l’unica alternativa che Orpo aveva era provare un governo blu rosso con i socialdemocratici della ormai ex premier Sanna Marin ma questo avrebbe voluto dire rinunciare alla principale promessa elettorale: il taglio della spesa pubblica per 6 miliardi di euro. L’aumento dell’inflazione e del debito pubblico sono stati gli argomenti più usati dal centro destra per criticare il governo di centro sinistra uscente. Temi sensibili che uniti a una campagna xenofoba e securitaria, portata avanti dai “veri finlandesi”, hanno convinto oltre il 40% degli elettori finlandesi.

PER RAGGIUNGERE la maggioranza parlamentare però a Orpo servono i voti di altri piccoli partiti. Per questo i colloqui coinvolgeranno anche i democristiani (storici alleati dei conservatori) e l’Rkp, il partito del popolo svedese di Finlandia, già alleato di Marin che non ha mai avuto problemi a far passare i suoi ministri da governi di sinistra a governi di destra e viceversa. Rkp è una formazione centrista e rurale (dove si concentra, soprattutto nel sud ovest del paese, la minoranza svedese), liberista in economia e componente dei liberali di “Renew Europe” a Bruxelles.

Con la ventina di parlamentari che i due piccoli partiti garantiranno a Orpo sarà possibile per i conservatori e l’estrema destra dettare l’agenda per i prossimi 4 anni all’insegna del blocco delle frontiere (già in atto con la Russia per la guerra in Ucraina) e, soprattutto, con i tagli alla spesa pubblica. La leader dei “Veri finlandesi”, Riikka Purra, ha subito dichiarato infatti che la trattativa sul programma su immigrazione e sicurezza «sarà molto dura ma niente di così insormontabile da non poter essere negoziato».

L’ESTREMA DESTRA aveva già fatto parte di un governo (guidato dai centristi) dal 2015 al 2017 che abbandonò due anni prima della scadenza naturale della legislatura, subendo anche una scissione. Negli ultimi anni il partito ha radicalizzato il suo messaggio xenofobo scagliandosi, per esempio, contro il personale sanitario non di origine finlandese «che rende insicuri i pazienti» come ha ripetutamente affermato Purra in campagna elettorale. L’ex premier socialdemocratica Sanna Marin (che lascerà la guida del partito in estate) si è detta «molto preoccupata per le persone che si trovano nelle posizioni più deboli della società» prevedendo che il taglio di 6 miliardi sulla spesa pubblica previsto da Orpo colpirà i sussidi di solidarietà, la sanità e l’istruzione pubblica, considerata tra le migliori al mondo.