Così un servizio del TG2 delle 13 dedicato a Franca Rame (qui il video): ”una donna bellissima amata e odiata. Chi la definiva attrice di talento che sapeva mettere in gioco la propria carriera per un ideale di militanza politica totalizzante e chi invece la vedeva come la pasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione; finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata”.
E così la redazione di Zeroviolenzadonne scrive al direttore Marcello Masi:
Lo facciamo attraverso contributi che vengono scritti ad hoc per il nostro sito, e attraverso soprattutto una rassegna stampa quotidiana che tocca molti temi, uno fra tutti: la violenza contro le donne.
Oggi una grande donna, una grande attrice ci ha lasciati: Franca Rame.
Nella vostra edizione delle 13 le avete giustamente dedicato un servizio all’interno del Tg. Questo, a firma della giornalista Carola Carulli, recitava testualmente “Una donna bellissima, amata e odiata. Chi la definiva attrice di talento che sapeva mettere in gioco la propria carriere per un ideale di militanza politica totalizzante e chi invece la vedeva come la pasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione; finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. Ci vollero 25 anni per scoprire i nomi degli aggressori, ma tutto era caduto in prescrizione”.
Del suo stupro ha parlato la stessa Franca Rame in più di un’occasione, indicando nella matrice fascista i suoi aggressori.
Metterla in discussione o peggio – come è stato fatto nel vostro servizio – ometterla, è sicuramente una scelta ben precisa di cui ci stupiamo.
Ma ciò che più ci fa rabbrividire è la giustificazione neppure troppo velata degli stupratori, perché questo è stato fatto! Incolpare Franca Rame di “approfittare della propria bellezza fisica per imporre attenzione; finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata” ci sembra del tutto inaccettabile.
Nessuna giustificazione può essere impugnata in caso di stupro: né una minigonna, né una maglietta scollata, né un atteggiamento politico distante da chi scrive un servizio giornalistico. Soprattutto se va in onda su una rete pubblica e in un orario di punta.
I giornalisti hanno un ruolo determinante nell’informazione, nella formazione e nella costruzione dell’immaginario collettivo.
Sostenere che Franca Rame con la sua indubbia bellezza sia responsabile dello stupro di gruppo che ha subito per mano di fascisti e i cui mandanti non sono oramai più sconosciuti è un atto irresponsabile nei confronti di tutte le donne che quotidianamente subiscono violenza – sia essa fisica, psicologica, economica, sessuale – e che decidono di ribellarsi al proprio aguzzino.
Ed è anche un atto irresponsabile nei confronti della stessa Rame, che con la forza che l’ha caratterizzata in ogni attimo della sua vita – pubblico e privato – ha deciso di rendere collettiva la sua esperienza drammatica. Perché non si sentiva in colpa, perché non aveva alcuna colpa per essere stata stuprata e selvaggiamente aggredita da fascisti.
Chiediamo dunque a Lei e alla giornalista Carola Carulli di spiegarci perché avete deciso di giustificare uno stupro di gruppo e di non citare la matrice fascista degli aggressori.