E due. Dopo gli indomiti operai ex Gkn, anche quelli della Fimer restano in assemblea permanente fuori e dentro la loro fabbrica di inverter fotovoltaici. Una scelta obbligata, dopo che il tribunale di Arezzo si è dichiarato incompetente a decidere sul futuro dell’azienda di Terranuova Bracciolini, ed ha trasmesso le carte al tribunale di Milano, dove a fine 2021 era stata spostata la sede legale.
Il nuovo capitolo di una vertenza sempre più surreale – il potenziale acquirente Greybull-McLaren è ancora in pista – è legato alla decisione degli attuali proprietari, la famiglia brianzola Carzaniga, di rinunciare a fine maggio al concordato preventivo, facendo saltare l’accordo con Greybull-McLaren che erano disponibili a dare 10 milioni subito e 40 milioni successivamente. Ossigeno per un’azienda sull’orlo del fallimento solo per motivi finanziari, non certo produttivi.
Alla rinuncia, cui era seguita a inizio giugno la presa di posizione operaia di un’assemblea permanente dentro e fuori lo stabilimento del Valdarno aretino, sono seguite giornate frenetiche. Con la proprietà che cercava altro tempo, i creditori (compresi molti dei 280 dipendenti diretti) che chiedevano l’insolvenza, e il ministero che forniva già i nomi di tre commissari per l’amministrazione straordinaria.
Alla fine, di fronte ai continui voltafaccia di una proprietà che nel giro di sole 24 ore prima assicurava l’interessamento di un fondo cinese (Cih Holding) e di un fondo tedesco (Marakay Holding), e poi annunciava – con il tribunale fallimentare già in camera di consiglio – di aver trovato l’accordo con Greybull-McLaren, i giudici di Arezzo hanno dichiarato la propria incompetenza, inviando tutti gli atti al tribunale di Milano “in merito al procedimento volto alla dichiarazione d’insolvenza”.
I giudici hanno spiegato che Fimer aveva deciso “sorprendentemente di rinunciare al concordato preventivo, così facendo venir meno l’unica cornice procedimentale entro la quale l’accordo in questione avrebbe potuto avere un qualche ruolo. Tra la rinuncia e l’udienza collegiale sono intercorse quasi due settimane, nel corso delle quali tanto i soci quanto il cda avrebbero potuto risolvere le problematiche insorte con l’investitore e depositare un nuovo concordato preventivo che, se ritenuto non abusivo, avrebbe dovuto essere preso in considerazione dal Tribunale. Ciò, tuttavia, non è accaduto”.
Conclusioni: “Questo collegio non può che prendere atto di quanto verificatosi, conscio di aver concesso a Fimer il tempo più ampio possibile per trovare una soluzione alla propria crisi ed assicurare il rilancio dell’azienda”. Quanto poi all’eccezione per incompetenza territoriale, presentata da Fimer, a questo punto secondo i giudici è fondata: “In definitiva, competente a dichiarare lo stato d’insolvenza è il Tribunale di Milano, sezione specializzata in materia di impresa. A questo Tribunale non resta quindi che declinare la propria competenza in ottemperanza al (nuovo) dettato normativo, giacché la propria competenza territoriale risultava giustificata solo in pendenza del concordato preventivo”.