Festa della Repubblica nella loro fabbrica, occupata dalla sera precedente e con una organizzazione interna che prevede turni di sei ore, a rotazione, perché “nessuno dovrà entrare né portare via materiale dallo stabilimento”. E’ davvero surreale quello che sta accadendo alla Fimer di Terranuova Bracciolini, nel Valdarno aretino, quarta produttrice al mondo di inverter fotovoltaici. Tenuta in ostaggio da una proprietà, la famiglia brianzola Carzaniga, che l’ha portata sull’orlo del fallimento solo per motivi finanziari e non certo produttivi.
Dopo due anni di sofferenze e di cig per i 280 addetti diretti e per un altro centinaio dell’indotto, e con un concordato preventivo in scadenza, a inizio maggio era arrivata una svolta. Questo grazie alla proposta di acquisto del fondo Greybull, titolare fra le tante della McLaren Applied Techonology, le cui produzioni sono armonizzabili con quelle della Fimer. Il via libera del giudice fallimentare Pani a Greybull, salutato dall’ovazione di un folto gruppo di operai in presidio davanti al tribunale di Arezzo, sembrava chiudere al meglio la vicenda.
“Questa vertenza ci ha insegnato che la realtà può superare di gran lunga la fantasia”. Le parole di Alessandro Tracchi, segretario generale aretino della Cgil, segnalavano comunque che la “irresponsabilità d’impresa” denunciata dal sindacato restava un fattore di cui tener conto. A riprova, due giorni fa in tribunale i legali di Fimer hanno annunciato al giudice, che aveva convocato un incontro tra le parti, di aver depositato la rinuncia al concordato preventivo, facendo saltare l’accordo con McLaren Applied e Greybull che erano disponibili a dare 10 milioni di euro subito e 40 milioni successivamente.
“Ci troviamo di fronte a un atto irresponsabile ed immorale – ha commentato un manager di McLaren – a questo punto rimaniamo in attesa che si pronunci il tribunale. Comunque McLaren Applied e Greybull Capital riaffermano il loro impegno nel dare un futuro a Fimer, che merita di stare in buone mani”.
Chi non ha aspettato sono stati i lavoratori che, in accordo con Ilaria Paoletti della Cisl e lo stesso Tracchi, hanno deciso subito di occupare la fabbrica. “Andremo anche a Vimercate (quartier generale della famiglia Carzaniga, ndr.) ma dentro lo stabilimento nessuno dovrà entrare nè portare via materiale”. Una presa di posizione tanto forte quando doverosa, appoggiata anche dal sindaco di Terranuova, Sergio Chienni, che insieme ai suoi colleghi del Valdarno aretino è stato sempre a fianco dei lavoratori.
“Le contraddizioni che si sono assommate in questa vicenda non le ho vissute da nessun’altra parte – ha spiegato Chienni – non più tardi di due giorni fa ci venivano dette altre cose dal consiglio di amministrazione. Ci veniva detto che un accordo era prossimo, ci veniva detto che erano molto fiduciosi, e invece è arrivata la sorpresa ignobile della richiesta di ritiro del concordato e della rinuncia all’offerta di McLaren. Purtroppo sembra che questa procedura tuteli i forti rispetto ai deboli. Ma in cima ai nostri pensieri dobbiamo avere solo i lavoratori e le aziende dell’indotto e i creditori, che sono la parte debole di questa vicenda. Sono loro che stanno dimostrando e testimoniando una grandissima dignità e forza”.
La decisione del tribunale è attesa all’inizio della prossima settimana. “Nel frattempo da qui non esce nulla – ribadisce Alessandro Tracchi – perché in due anni questi proprietari non hannno dato nulla alla Fimer. E l’unica speranza per chi tiene al futuro dei lavoratori e dell’azienda resta l’intervento di un investitore”.