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Filosofia + scienza: i Presocratici di Hermann Diels

Filosofia + scienza: i Presocratici di Hermann DielsAnselm Kiefer, Vor Sokrates (Prima di Socrate), 2022, courtesy artista

I Presocratici di Diels A Bonn, dove aveva studiato anche Nietzsche, Hermann Diels all’età di vent’anni conobbe Hermann Usener: il maestro che lo incoraggiò a esplorare la tradizione antica sull’opinione dei filosofi, a coltivare lo spirito organizzativo fra Accademie internazionali e a guardare oltre gli steccati disciplinari

Pubblicato circa un mese faEdizione del 25 agosto 2024

Nel 1903 compare un volume intitolato I frammenti dei Presocratici a cura di Hermann Diels. Preceduto da due libri dedicati rispettivamente a Parmenide (1897) e ad Eraclito (1901), esso raccoglieva la documentazione reperibile nella tradizione antica su vita e opere dei primi pensatori greci, dei quali nessuno scritto era pervenuto integralmente. L’opera fu ampliata in una seconda edizione del 1906 e poi in una terza (1912), con un indice dei termini curato dal suo allievo Walter Kranz. Il materiale era diviso in due sezioni, la prima contenente le testimonianze su di essi e la seconda i frammenti, cioè quelle che potevano essere considerate citazioni dai rispettivi scritti, anche se a volte era difficile decidere sulla loro entità. L’obiettivo esplicito di Diels era fornire una base, filologicamente attendibile, per svolgere lezioni sulla filosofia greca, osservandone lo status nascendi. Egli assegnava quindi al suo lavoro una finalità in primo luogo didattica.

In ordine alfabetico anziché in ordine cronologico
A volte quest’opera è stata criticata perché nella sezione sulle testimonianze provvedeva a disporle non in ordine cronologico, ma secondo l’ordine alfabetico dei nomi dei testimoni antichi. Così si è potuto vedere nella denominazione ‘presocratici’, che copriva anche autori contemporanei di Socrate e anche di Platone, come Archita di Taranto, il segno di una svalutazione di essi, come se fossero semplicemente preparatòri rispetto alla centralità della tradizione socratico-platonica e poi aristotelica. In realtà ciò che Diels aveva mirato a raccogliere era proprio ciò che non era riconducibile a Socrate, Platone e ai loro discepoli. Egli preferiva seguire l’ordine puramente alfabetico delle testimonianze e la denominazione neutra puramente temporale di ‘presocratici’, anziché qualificarli con un’unica etichetta, per non fornire un’immagine già pregiudizialmente costituita su questi primi pensatori assai diversi tra loro. Di fatto, a partire dall’edizione di Diels la qualifica di presocratici si è imposta, diventando di uso comune.

Com’era arrivato Diels a questa edizione? Nato a Biebrich nel 1848 da famiglia non agiata, aveva compiuto gli studi ginnasiali a Wiesbaden, per approdare poi nel 1868 all’università di Bonn, dove poco prima aveva studiato anche Nietzsche. Questi in una lettera del 1869 all’amico Rohde aveva espresso l’intenzione di pubblicare con Hermann Usener un corpus di storia della filosofia antica: lui si sarebbe occupato delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio, Usener di Stobeo e dello pseudo Plutarco. L’opera non andò in porto, ma la notizia attesta l’interesse di Usener per lo studio della letteratura antica sulle opinioni dei filosofi.

A Bonn Diels incontrò in Usener il maestro della sua vita, che lo incoraggiò proprio ad esplorare questa tradizione, avente la sua origine nelle discussioni aristoteliche sui suoi predecessori e soprattutto nelle Opinioni dei fisici, opera del suo allievo Teofrasto, matrice di una lunga tradizione dossografica, che Diels ricostruiva rintracciandone elementi base in un autore pressoché sconosciuto del I-II secolo d.C., Aezio, che sarebbe stato una delle pezze d’appoggio della sua edizione dei presocratici. L’esito di questo lavoro fu l’imponente Doxographi Graeci, del 1879, modello di quel tratto peculiare della filologia classica tedesca ottocentesca, la ricerca delle fonti, dedicato a Usener con queste parole: «È tuo ciò che ora ti restituisco».

L’opera ricevette il premio dell’Accademia delle scienze di Berlino anche per il sostegno di Eduard Zeller, il maggior storico della filosofica antica del tempo, con il quale Diels avrebbe intrecciato una duratura amicizia. Dopo anni di insegnamento ginnasiale anche ad Amburgo, Diels era approdato al ginnasio di Berlino e nel 1881, a soli 33 anni, diventava socio dell’Accademia delle scienze, e l’anno dopo professore straordinario di filologia classica all’università di Berlino, infine dal 1886 professore ordinario. Ora, sotto l’egida dell’Accademia di Berlino, poteva impegnarsi in grandi imprese editoriali, come il Corpus Medicorum Graecorum.

Ma soprattutto rilevante anche per i suoi lavori sui presocratici fu l’iniziativa di pubblicare i commentari greci alle opere di Aristotele, un’impresa alla quale invitò a collaborare molti colleghi stranieri, tra i quali anche l’italiano Girolamo Vitelli, al quale si devono le edizioni dei commenti di Filopono alla Fisica e a Generazione e corruzione. Diels stesso contribuì pubblicando il commento di Simplicio alla Fisica (1882 e 1895), che contiene una miniera di informazioni e citazioni dei presocratici. Proprio lavorando su Simplicio Diels maturava il progetto, manifestato a Usener nel 1880, di un’edizione dei presocratici.

Sui congegni militari
Questo spirito organizzativo fu uno dei tratti salienti della personalità di Diels, fautore della collaborazione internazionale fra le Accademie. Anche su questo punto era in linea con Usener, che nel 1884 aveva pubblicato un articolo sull’organizzazione del lavoro scientifico, di cui aveva indicato un modello nelle scuole di Platone e Aristotele. In un saggio del 1887 dedicato a Zeller, Diels estendeva i connotati dell’organizzazione già alle prime fasi della riflessione filosofica greca, dagli ionici agli atomisti, in base al presupposto che in ogni arte e scienza primario non è l’ individuo, ma la Corporation. Egli era quindi il personaggio più qualificato per stendere il capitolo dell’opera collettiva Die Kultur der Gegenwart (1906) intitolato «L’organizzazione della scienza». Per Diels la scienza era il compito più alto e la forma più importante dell’organizzazione dell’umanità, come avevano compreso i filosofi greci. Oggi invece la specializzazione rendeva difficile riunificare scienze della natura e scienze dello spirito, cosa che soltanto un genio alla Aristotele o alla Leibniz avrebbe potuto ripristinare. Anche questo era un aspetto essenziale per Diels, che fin dal ginnasio aveva nutrito interessi per le scienze, sviluppati poi in saggi raccolti nel libro sulla tecnica antica (1914) e nelle edizioni, in collaborazione col generale Schramm, degli scritti sui congegni militari di Erone (1918) e di Filone di Bisanzio (1918-’9). Era un guardare oltre gli steccati disciplinari, fuori dalle immagini stereotipate dell’antichità, come gli aveva insegnato Usener, impegnato in ricerche comparate di storia delle religioni, sui nomi degli dèi e sui racconti del diluvio, sull’astrologia e sulla simbolica dei numeri. Lo stesso Diels non aveva esitato, in un articolo del 1897 sul cosmo di Anassimandro, a rilevare tracce di sciamanesimo nel pensiero di alcuni presocratici.

Lo scoppio della prima guerra mondiale fu quindi avvertito da Diels come una catastrofe, diversamente da molti suoi collegi filologi impegnati in rivendicazioni nazionalistiche, tra i primi lo stesso Wilamowitz, suo amico sin dagli anni di Bonn. Con la guerra, il carattere sovranazionale dell’organizzazione scientifica era messo in soffitta, se non destinato a morire. Non a caso nel 1921 Diels pubblicava un saggio sul pessimismo antico, mostrando l’altra faccia dell’antichità, lontana da immagini armoniche. I primi suoi studi a Bonn erano stati su Lucrezio, autore su cui sarebbe periodicamente tornato negli anni.

Nel 1887 Usener aveva raccolto negli Epicurea i testi di Epicuro e le testimonianze sulla sua scuola, ma l’aveva fatto per i problemi filologici che essi ponevano, non per il loro contenuto filosofico. Per Diels invece Lucrezio era rimasto l’autore per il quale batteva il suo cuore. Proprio nell’anno della sua morte, il 1922, usciva il primo tomo della sua edizione di Lucrezio, mentre il secondo sarebbe uscito nel ’24. E in quello stesso 1922 usciva la quarta edizione dei Presocratici, sempre con un distico greco di dedica al collega dell’università di Berlino e cognato di Usener, Wilhelm Dilthey: «compagno dello stesso tiaso dei devoti alla sapienza antica».


*Giuseppe Cambiano è emerito di Storia della filosofia antica alla Normale di Pisa e socio nazionale dell’Accademia dei Lincei. Principali pubblicazioni: Platone e le tecniche (1971); Polis. Un modello per la cultura europea (2000); I filosofi in Grecia e a Roma (’13); Come nave in tempesta. Il governo della città in Platone e Aristotele (’16); Sette ragioni per amare la filosofia (’19); Filosofia greca e identità dell’Occidente (’22).

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