Il bello dei festival del cinema senza tappeto rosso è che non hanno il tappeto rosso, ma aprono sguardi, visioni ed esplorano cinematografie di ricerca. Filmmmaker International Film Festival è uno di questi. Arrivato all’anno 37, si tiene a Milano fra Spazio Oberdan, Arcobaleno Film Center e Casa del Pane dall’1 al 10 dicembre prossimi. Diviso in 11sezioni, apre con l’Atelier di Laurent Cantet (già vincitore della Palma d’oro con La Classe) che riporta in superficie la storia operaia e dei cantieri navali di La Ciotat; chiude con Nato a Casal di Principe di Bruno Oliviero, viaggio di Amedeo alla ricerca del fratello rapito e che si trasforma in una discesa agli inferi del suo passato e nelle contraddizioni della sua terra. In mezzo ci sono 11 sezioni.

Il concorso Internazionale presenta 11 film di giovani autori e nomi di primo piano selezionati perché ognuno rappresenta un’occasione di resistenza intellettuale e culturale, indispensabile per confrontarsi sulle urgenze del contemporaneo. L’Assemblée di Mariana Otero racconta le notti passate in piedi (dal movimento La nuit debut) in place de la Répulique a Parigi a discutere per provare a inventare una nuova forma di democrazia. In I Pay for Your Story Lech Kowalski, ora imputato in assurdo processo per ribellione in Francia, torna a Utica, sua città natale un tempo punta di diamante del sogno americano e oggi socialmente morta, per filmare il disastro causato dalla disoccupazione attraverso le testimonianze di vita dei suoi concittadini. Le insanabili contraddizioni degli Usa sono di nuovo narrate in El mar, la mar, spettrale poema etnografico di Joshua Bonnetta e J.P Sniadecki che seguono migranti disposti a rischiare la morte pur di oltrepassare il confine.

E poi ci sono Tiefenschärfe di Alex Gerbaulet e Mareike Bernien che si confrontano con i crimini commessi agli inizi del 2000 da NSU, cellula terroristica neonazista tedesca, e il cinese Dragonfly Eyes di Xu Bing che montando le immagini registrate da videocamere di sorveglianza mostra quanto il nostro quotidiano sia sotto sequestro.
Fuori concorso ci sono film che esplorano degli Altrove, come l’inedito Séance (una specie di documentario su una seduta spiritica che evoca il leggendario designer e architetto Carlo Mollino) e Whipping Zombie (esperienza ipnotica sulla danza degli zombi di un remoto villaggio di Haiti) di Yuri Ancarani, videoartista e filmmaker fra i più visionari; ma anche Lady Oscar di Monica Strambrini che, accompagnando la costumista Antonella Cannarozzi candidata per i costumi di Io sono l’amore di Luca Guadagnino nel 2009, esplora il dietro le quinte della cerimonia degli Oscar e ne ricava una riflessione sullo stato di salute del cinema. Quindici i titoli del concorso Prospettive, fra cui Odio il rosa di Margherita Ferri su due genitori che cercano di assecondare l’attitudine della propria figlia in conflitto con le regole quasi obbligate del gender.

La sezione Rivoluzioni indaga i le rivolte studentesche con No intenso agora di Joao Moreira Salles e ’77 No commercial use di Luis Fulvio, due film che ripercorrono il ’68 e il ’77 non attraverso una memoria in prima persona, ma come ricerca di una narrazione propria che si affida agli archivi. Da non perdere la retrospettiva su Alberto Grifi nel decennale della scomparsa, e Omaggio ad Alain Cavalier, 86 anni e fra gli ospiti di Filmmaker, di cui viene presentato in anteprima italiana Six Portraits XL, sei ritratti di altrettante persone di cui si riportano solo nome e professione, realizzati negli anni e che rappresentano quello che il regista chiama il «Bric-à-brac della vita».