Lavoro

Fillea Cgil: «Il governo pensa a modificare il codice appalti»

Fillea Cgil: «Il governo pensa a modificare  il codice appalti»Un cantiere di una grande opera

La Preoccupazione Il ministro Giovannini pressato dalla destra e dai liberisti che chiedono di semplificare la burocrazia per le grandi opere e le costruzioni. Il sindacato: serve invece assumere professionisti nelle stazioni appaltanti

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 17 marzo 2021

«Ci è stato comunicato che entro fino aprile vi sarà da parte del governo un intervento – forse un decreto – per semplificare alcuni passaggi, diversi dei quali ricompresi nel Codice stesso degli appalti». La notizia la dà Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil al termine dell’incontro con il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini.
Un incontro «positivo e proficuo» per tutte le parti sindacali. Ma evidentemente le spinte per «sburocratizzare gli appalti» della Lega, di Forza Italia e di Italia Viva nella maggioranza del governo Draghi sono così forti da mettere a rischio nuovamente il Codice sugli appalti che aveva portato un po’ di sicurezza nella giungla dell’edilizia.
Una modifica che per la FIllea Cgil è decisamente improvvida, visto che arriva dopo altre modifiche recenti. «Tutti sappiamo non solo che con il decreto semplificazioni e la legge 120/2020 si è già intervenuto pesantemente in materia – trovando un equilibrio tra i diversi interessi in campo – ma anche che i primi dati, dall’Anac al Cresme (il centro ricerche del mondo delle costruzione, ndr), ci dicono che le norme cominciano a funzionare», sottolinea Genovesi.
Per il segretario Fillea le priorità su cui concentrarsi sono altre «se vogliamo che tutte le risorse a disposizione, da quelle previste dal Pnrr a quelle dell’allegato Infrastrutture “Italia Veloce” fino a quelle del nuovo ciclo delle risorse comunitarie si traducano non solo in più occupazione, ma anche in un’occupazione più sicura e di qualità, occorre: assumere subito 3-4 mila tecnici a partire dai Provveditorati alle Opere Pubbliche, in un momento in cui si fatica addirittura a trovare dirigenti per il ruolo di Rup (responsabile unico del provvedimento, ndr); superare le ridondanze delle doppie Valutazioni di impatto ambientale, delle Conferenze dei cervizi; provare a giungere, anche dopo che il parlamento ha licenziato un testo base, ad una legge organica sulla rigenerazione urbana; applicare prontamente gli accordi dell’11 dicembre e del 22 gennaio sottoscritti con i sindacati di settore (specificatamente dedicati alle tutele dei lavoratori nelle opere pubbliche, comprese quelle finanziare dal Recovery Plan) che vincolano tutti i lavori da avviare a non ricorrere a straordinari, così da generare decine di migliaia di posti di lavoro aggiuntivi rispetto alla programmazione iniziale come richiesto dall’Europa, e magari estendere tali intese anche a tutti i lavori finanziati dal pubblico», specifica Genovesi.
«Sarebbe infatti assai curioso – conclude Genovesi – che mentre si predica il confronto con le forze sociali, si possa correre il rischio di scoprire dai giornali o dalla Gazzetta Ufficiale interventi normativi che impattino direttamente sulla vita, la qualità del lavoro e le tutele delle lavoratrici e lavoratori delle costruzioni. Ci auguriamo che così non sia e che vi possano essere momenti di approfondimento più di merito, come da impegno preso dal ministro Giovannini e dagli stessi dirigenti del ministero

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