Viviamo in tempi assistenziali. Avendo introiettato l’idea che alle tragedie e alla cattiva sorte in genere non si possa porre rimedio vero, né tantomeno avviare una politica seria di prevenzione nei loro confronti, stiamo sviluppando una cultura, sempre più diffusa, dell’assistenza. Assistere gli altri nella loro sfortuna è un fatto nobile ma quando sostituisce lo sforzo di un superamento della loro disgrazia e mira solo a pratiche di sollievo, diventa, indipendentemente dalle buone intenzioni, il complemento necessario della progressiva chiusura verso l’alterità con cui violentiamo il nostri legami sociali e l’ambiente in cui viviamo. La posizione di benefattori crea un...