Italia

Figlio di due madri, ma non in Italia. Il Viminale impugna l’atto del Comune

Bari Il tribunale: «Il Ministero dell’Interno non è legittimato ad opporsi»

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 1 settembre 2019

Niente da fare: per il Viminale di Matteo Salvini la trascrizione in Italia dell’atto di nascita di un bambino figlio di una coppia omosessuale di donne unite civilmente – la madre naturale inglese e la sua compagna italiana – non deve essere proprio ritenuta valida. Il ministero dell’Interno non accetta soprattutto di essere stato estromesso dalla faccenda dal Tribunale di Bari che aveva ammesso la trascrizione e aveva dichiarato non legittimato ad opporsi il dicastero che per 14 mesi è stato nelle mani della Lega.

L’avvocatura di Stato impugnerà così di nuovo la decisione dei giudici davanti alla Corte d’Appello di Bari perché «la trascrizione dell’atto di nascita di un minore che non ha alcun legame di sangue con un cittadino italiano è contraria ai principi primari costituzionalmente garantiti quali sono quelli relativi al diritto alla cittadinanza italiana». È la seconda volta che il ministero si oppone ai giudici su questo caso iniziato nell’agosto 2017 e che sarà ancora discusso il prossimo 12 novembre.

Il bambino, che oggi ha tre anni, è figlio della coppia di lesbiche e registrato nel Regno Unito. Le due donne si sono trasferite in Italia e hanno chiesto la trascrizione. Il Comune di Bari, che nel prossimo dibattimento si costituirà, insieme all’Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford, al fianco delle due donne e contro il parere del ministero, aveva deciso di trascrivere l’atto per tutelare il minore, dopo aver inutilmente chiesto il parere del Viminale. Il dicastero, che non aveva risposto alla richiesta di delucidazioni da parte del Comune, solo dopo la trascrizione si è opposto all’atto. Ma il Tribunale il 21 maggio scorso gli aveva dato torto.

Il ministero però si ritiene «legittimato ad agire in quanto titolare della competenza in materia di tenuta dei registri dello stato civile». E ritiene che l’unione civile tra le due donne non sia sufficiente per dare accesso alla cittadinanza italiana al bimbo figlio biologico della madre inglese. In Italia infatti la stepchild adoption non è legge ma, va ricordato, alcune sentenze della Corte di Cassazione (nel 2016 e l’ultima, recente, depositata il 26 giugno 2019) vanno nella direzione più volte indicata da Strasburgo che impone (art.8 Cedu) il riconoscimento anche della relazione del bimbo col genitore intenzionale privo di rapporto genetico col minore.

 

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