Estate 1989, per le strade di Bedford-Stuyvesant, Brooklyn, l’ccitazione è palpabile. Centinaia di giovani marciano urlando slogan e issando cartelli con immagini di leader del movimento nero, celebrità afroamericane e scritte con i nomi dei luoghi storici delle rivolte nere. Un giovane afroamericano con un cappello da basket, a capo di quella moltitudine nera, rappa invitando a combattere lo status quo per ridare tutto il potere al popolo. Pochi altri momenti nella storia della musica sono stati così dirompenti, aggressivi, galvanizzanti e, al tempo stesso, scioccanti per l’America bianca. Chuck D, leader dei Public Enemy, rappava: «Elvis per molti fu...