Fico scrive ai 5 Stelle inquieti: «Serve un’altra prospettiva»
DragStore Caos nel M5S, interviene il presidente della camera
DragStore Caos nel M5S, interviene il presidente della camera
Il caos tra i grillini dopo la formazione del governo Draghi è tale che Roberto Fico mette da parte il suo ruolo istituzionale e interviene nel merito del dibattito interno al Movimento 5 Stelle. «So che molti dei nostri attivisti e parlamentari sono delusi – scrive Fico sulla sua pagina Facebook – Comprendo il malumore di chi non digerisce certe scelte e di chi nutre perplessità rispetto a decisioni che appaiono in contrasto con il nostro percorso. Ma dobbiamo adottare un cambio di prospettiva drastico, perché il momento lo richiede».
SOTTO ACCUSA ormai da giorni c’è la gestione dell’ingresso del M5S in maggioranza e la scelta dei ministri. Al punto che in molti (ieri lo ha ribadito il presidente della commissione antimafia Nicola Morra) sostengono di non considerarsi vincolati all’esito della consultazione che si è svolta sulla piattaforma Rousseau la scorsa settimana, visto che del «superministero» alla transizione promesso da Beppe Grillo e citato dal quesito sottoposto agli iscritti nel governo non ci sarebbe l’ombra. Fico invita ad avere pazienza e sostiene che accanto al nuovo ministero della transizione ecologica, affidato a Roberto Cingolani, sarà accompagnato da «altri due tasselli»: da un lato si tratta del ministero delle infrastrutture e dei trasporti di Enrico Giovannini, che Fico descrive come «una figura per noi di garanzia e di alto profilo, che avrà il compito di mettere in cantiere i progetti delle infrastrutture di domani».
DALL’ALTRO, sostiene sempre Fico, saranno decisive le politiche agricole di Stefano Patuanelli: «Un ministero importantissimo, dove si prendono decisioni fondamentali per il presente e il futuro -prosegue – Agricoltura, pesca e agroalimentare sono infatti assi portanti della transizione ecologica». Poi Fico fa riferimento a un tema che fin da quanto era attivista dei MeetUp degli Amici di Bepppe Grillo a Napoli gli sta a cuore: «C’è l’acqua, l’acqua pubblica – afferma rivolgendosi ai grillini – Cui abbiamo consacrato anni di fatiche, di passione, e di lavoro, di cui ancora manca il precipitato fondamentale: una nuova legge, robusta, seria, che affronti il nodo della gestione idrica alla luce del principio che l’acqua è ancor più di un bene pubblico: è un bene comune». Ma Barbara Lezzi replica a Fico e insiste sulla discrepanza tra le promesse di Grillo e le concessioni di Draghi. «Vedi un ministero che non c’è – dice Lezzi – Non credo che tu non abbia letto il post con le proposte di Beppe Grillo».
I VERTICI del Movimento 5 Stelle provano a recuperare il voto in aula degli indecisi appellandosi ai tempi e bypassando la questione della composizione della maggioranza e dell’esecutivo. È la sostanza di quello che viene definito «lodo Brescia», dal nome del presidente della commissione affari costituzionali della camera che lo ha proposto. «È importante esserci al governo e far sentire il peso della nostra squadra parlamentare – afferma Giuseppe Brescia – Dobbiamo controllare l’azione del governo e vigilare affinché non si torni indietro su quanto ottenuto in questi due anni di governo. I parlamentari devono rispettare il mandato della nostra base. Se restiamo uniti in quest’azione di controllo, noi potremo essere molto efficaci».
L’INVITO è quello di restare uniti nelle fila della maggioranza per aumentare la forza contrattuale del M5S: «Se gli altri gruppi di maggioranza non ci ascolteranno e vorranno smontare vere conquiste come il reddito di cittadinanza noi toglieremo la fiducia al governo» dice Brescia. Ma la forza dell’ultimatum ha anche un possibile effetto collaterale che i più governisti tra i grillini temono: potrebbe riversare sull’azione del governo gli incerti equilibri della prima forza parlamentare. Oggi si rivota su Rousseau in seconda convocazione per confermare le decisioni prese agli Stati generali sulla leadership collegiale. La volta scorsa, quando ancora non era esplosa la divisione sul governo Draghi, parteciparono meno di un quarto degli aventi diritto. Se l’astensione dovesse prevalere suonerebbe con un segnale di sfiducia all’intero percorso degli ultimi mesi.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento