Fico passa la mano, Pellegrini premier di un governo fotocopia
Slovacchia Dopo l’assassinio del giornalista, il passaggio di mano non placa le proteste di piazza
Slovacchia Dopo l’assassinio del giornalista, il passaggio di mano non placa le proteste di piazza
Il premier slovacco Robert Fico alla fine ha lasciato la presidenza del governo cedendo la poltrona al vicepremier per gli Investimenti e le Tecnologie Digitali Peter Pellegrini. Il giovane politico slovacco, 42 anni, ha lontane discendenze italiane ed è il profilo basso e moderato del partito del premier, lo Smer.
Fico e il suo partito hanno lasciato poco spazio di manovra al presidente della repubblica Andrej Kiska interessato a una radicale ristrutturazione del governo o alle elezioni anticipati. Fico e il suo successore si sono presentati nel primo pomeriggio di ieri al Castello di Bratislava con le firme di 79 parlamentari pronti a sostenere l’esecutivo a guida Pellegrini. La maggioranza è perfino più ampia rispetto alla coalizione precedente. Il nuovo esecutivo slovacco dovrebbe essere, per quanto possibile, nel segno della continuità con la maggior parte dei ministri confermati nell’incarico. A mancare sarà il ministro dell’Interno Robert Kaliák e la ministro della Giustizia Lucia Žitanská, che era la voce critica più forte nei confronti di Fico e Kaliňák nel precedente esecutivo.
Da canto suo, l’ex premier ha chiarito che non intende ritirarsi dalla politica. «Voglio essere un segretario di partito attivo. Il mio compito sarà quello di difendere le priorità programmatica del partito Smer e della socialdemocrazia nell’orientamento del governo», ha detto dopo le dimissioni. Con questo atteggiamento le opposizioni di centrodestra hanno avuto gioco facile a bollare il nuovo governo come un Fico IV. «Fico e Kaliák hanno messo al governo delle loro marionette», sostiene il leader della formazione Gente normale e personalità indipendenti Igor Matovič. Le opposizioni continuano a sostenere che l’unica soluzione accettabile della crisi politica e sociale provocata dal doppio omicidio del giornalista Jan Kuciak e della sua compagna Martina siano le elezioni anticipate.
Su questa linea d’onda è anche una parte della società civile, che imputa a Fico e al suo sistema di potere di aver fatto dilagare la corruzione in Slovacchia e di aver garantito l’impunità al sottobosco criminale e affaristico, che ormai circonda saldamente le istituzioni statali in Slovacchia. È probabile che proprio in questo ambiente sia nato il proposito di uccidere il giornalista Kuciak. Domani gli slovacchi torneranno in piazza per un altro venerdì di protesta dopo il successo della scorsa settimana, quando le strade di Bratislava e di altre città del paese si sono riempite come nel 1989. L’unica parola d’ordine saranno le elezioni anticipate.
Le proteste slovacche stanno cominciando ad agitare i vicini del cosiddetto Gruppo di Visegrad. In Repubblica Ceca si è tenuto giovedì uno sciopero studentesco di mezz’ora a difesa della Costituzione. Nel mirino il premier Andrej Babiš che grazie al sostegno del presidente della repubblica Zeman sta governando da ormai più di due mesi senza aver ottenuto la fiducia della Camera.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento