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Festa di Articolo21 nella quaresima dell’informazione

Ri-mediamo La rubrica settimanale sui media a cura di Vincenzo Vita
Pubblicato più di un anno faEdizione del 19 luglio 2023

Lo scorso mercoledì 12 luglio ’23, presso la Casa internazionale delle donne a Roma, si è tenuta la Festa annuale dell’associazione Articolo21.
La partecipazione è stata importante, perché ha segnato il passaggio dell’esperienza nata nel 2002 sull’onda dei berlusconiani «editti bulgari», a una più articolata e plurale rete associativa. Con un eccesso di gergalità simile approccio si chiama intersezionale, vale a dire la modalità di azione che cerca di cogliere l’intreccio tra i diversi diritti e di unificare le azioni per la loro tutela.

L’articolo 21 della Costituzione riguarda sì la libertà di espressione, ma si coniuga ad altri aspetti cruciali della Carta, e solo in tale connessione trova la possibilità di essere esercitato. Pensiamo all’uguaglianza delle opportunità, alla pace, al lavoro, all’unità nazionale contro i rischi della cosiddetta autonomia differenziata. Non solo. Siamo in una repubblica parlamentare e ogni tentazione presidenzialista va frenata, anche per l’evidente mancanza di una normativa capace di rendere effettivo il citato articolo 21. Ne ha parlato nell’introduzione un giurista da sempre impegnato come Roberto Zaccaria.

I temi proposti dalla festa hanno toccato proprio l’assurdità della legislazione ancora in vigore, come il Testo unico della radiodiffusone mutuato dalla vecchia legge dell’ex ministro Gasparri o l’assenza di progetti di riforma nel campo della crisi dell’editoria. Prevale il precariato privo di garanzie ed è sempre aperta la piaga delle querele temerarie. Su quest’ultimo argomento si è rinnovata la richiesta di varare una disciplina almeno in linea con la nuova direttiva europea in materia. Il ricorso alle querele è una forma di censura e di bavaglio, in grado di vanificare il diritto di cronaca.

In tal senso, l’eventuale condanna del fondatore di WikiLeaks Julian Assange avrebbe il sapore di un monito a tutte e tutti coloro che osano mettere il naso negli arcani dei poteri e delle guerre. Un breve film proiettato con decine di testimonianze lo ha ben spiegato.
Per questo è urgente riaprire una generale vertenza sui diritti, come ha già annunciato la Cgil per il prossimo 30 settembre con l’appoggio di più di sessanta sigle.

La novità, però, sta nella necessità di coniugare i vari piani del confitto. Non per caso, alla festa ha partecipato l’associazione nazionale partigiani con Gianfranco Pagliarulo e Iole Mancini: se si andasse verso una restrizione delle rappresentanze elettive, diverrebbe vitale collegare pluralismo dell’informazione e lotta contro gli autoritarismi.
In tale direzione andava la presenza dell’associazione nazionale magistrati, visto l’attacco costante all’autonomia e all’indipendenza dei giudici.

Un tratto essenziale della vertenza riguarda la solidarietà e l’accoglienza, come hanno testimoniato la comunità Auxilium, quella di S. Teodoro, il Centro Italiano Rifugiati, l’Associazione di solidarietà per le donne afghane. Così si sono sentite le voci che chiedono verità e memoria: per Giulio Regeni, per Ilaria Alpi, per Mario Paciolla, per Giancarlo Siani. Inoltre, va sottolineata la presenza del Centro di giornalismo Permanente, costituito da numerosi giovani desiderosi di svolgere la professione.

Sono intervenuti Vittorio Iacovacci, che fece la scorta all’ambasciatore ucciso nel Congo Luca Attanasio, e la professoressa Annalisa Savino famosa per la lettera agli studenti dopo il pestaggio fascista di Firenze.
La serata, condotta dal coordinatore dei circoli Beppe Giulietti e dalla portavoce Elisa Marincola, ha voluto ricordare un esponente storico di Articolo 21, Elio Matarazzo, ex dirigente della Rai recentemente scomparso.

L’idea scaturita delle testimonianze è chiara: in un periodo in cui sono a rischio i perni del sistema democratico, solo un network di soggetti interessati a costruire un’alternativa può coprire i vuoti lasciati da una vecchia politica insensibile alle urgenze reali di una società che si sente delusa e marginale, impoverita e senza speranze.
Naturalmente, è doveroso incrociare le forze progressiste, ma ben sapendo che da sole non bastano.

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