Italia

Ferrovie Sud Est, crac da 230 milioni: arrestato commissario e 10 suoi sodali

Ferrovie Sud Est, crac da 230 milioni: arrestato commissario e 10 suoi sodaliLa sede delle Ferrovie dello Stato che hanno acquisito le Ferrovie Sud Est

Inchiestia dei Pm di Bari L'accusa è bancarotta fraudolenta. Nominato dal governo ha creato il gigantesco buco esternalizzando i servizi agli amici

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 2 febbraio 2018

Undici persone arrestate, ventinove indagati fra imprenditori, dirigenti e progettisti, un crac finanziario di oltre 230 milioni di euro, reati contestati a vario titolo per bancarotta fraudolenta documentale, societaria e patrimoniale, sequestri preventivi fino al valore di circa 90 milioni di euro. È questo il risultato dell’inchiesta coordinata da un pool di pm della Procura di Bari, sul crac delle Ferrovie Sud Est, società interamente partecipata dal ministero dei Trasporti, concessionaria per la Regione Puglia del servizio ferroviario e acquistata circa un anno fa dalle Ferrovie dello Stato e attualmente sottoposta a procedura di concordato preventivo in continuità.

I fatti contestati risalgono agli anni 2001-2015, ultimo anno del commissariamento della società. L’indagine è partita nel marzo 2016 dopo la redazione della relazione del commissario straordinario Andrea Viero, sullo stato dell’azienda, integrata da numerosi successivi esposti alla Procura. Nella relazione già si individuavano le cause del dissesto: «Una lunga serie di atti e decisioni – si legge nell’ordinanza cautelare – hanno progressivamente depauperato il patrimonio della società e compromesso gravemente il suo equilibrio economico-finanziario».

Protagonista principale Luigi Fiorillo, commissario governativo, legale rappresentante e amministratore unico di Fse, affiancato da Angelo Schiano, presunto amministratore occulto e avvocato della società. Insieme a loro Fausto Vittucci, revisore e certificatore dei bilanci Fse, ed un gruppo di imprenditori, avrebbero affossato nei debiti, pari ad oltre 300 milioni di euro, la società dei trasporti pugliesi. Accumulati soprattutto a causa dell’esternalizzazione a costi sempre crescenti di servizi informatici e contabilità, progettazione e direzione dei lavori, gestione dell’archivio, forniture di carburanti, compensi professionali e altri servizi.

In particolare, l’allora amministratore Fiorillo, oltre al compenso professionale, avrebbe intascato circa 5 milioni di euro sotto compensi per attività di supporto, senza averne le competenze, in 39 appalti di lavori pubblici su tutto il territorio regionale, addebitandoli come spese per il personale e più di 7 milioni sottoscrivendo co.co.co. a suo nome per attività – secondo l’accusa – mai svolte. Fiorillo e gli allora dirigenti avrebbero anche affidato incarichi a prezzi fuori mercato, stipulando contratti senza gara e falsificando i bilanci. Un giro d’affari stimato dai consulenti della Procura di Bari pari a quasi 2 miliardi di euro fino al commissariamento del dicembre 2015, più del 10 per cento dei quali dissipati e ritenuti dagli inquirenti causa del crac.

Altri 19 milioni euro (non ammessi e non rimborsati dalla Regione Puglia) sarebbero stati spesi per studi geologici e coordinamento della sicurezza in cantieri sulla tratta Bari-Taranto e nell’Area Salentina. Ben 27 i milioni dati all’avvocato Schiano per attività di assistenza e consulenza legale, cinquantatré quelli indebitamente erogati per la gestione di servizi informatici. Altri 2 milioni usati per la gestione dell’archivio storico, affidata al professor Cezza e ai suoi familiari. Altre contestazioni riguardano l’acquisto e la manutenzione di treni dalla società dell’imprenditore Beltramelli della società Filben Srl (già imputato con Fiorillo per truffa in un altro processo sulla manutenzione dei convogli) con dissipazione di fondi per circa 9 milioni, spese di carburante per 14 milioni (40 per cento oltre il prezzo di mercato), altri 1 per la gestione di polizze assicurative e predisposizione dei bandi di gara e 1,3 milioni di euro per l’affitto e i servizi di pulizia di un appartamento nel centro di Roma. A completare l’opera, l’ex amministratore Fiorillo avrebbe speso 2600 euro per una bottiglia di vino acquistata nel giugno 2009 da un’enoteca di Roma e si sarebbe fatto rimborsare ogni anno 14mila euro al mese per l’autista personale, pur essendo la società dotata di un proprio autista.

La Procura ora chiederà un rinvio dell’assemblea dei creditori chiamati a votare la proposta di concordato «per valutare i crediti reali con l’obiettivo di evitare il fallimento e salvare i posti di lavoro».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento