Fermati i due, il reo è confesso ma per ora non risponde al gip
Le indagini Fermato anche l'uomo che ha chiesto l'intervento dei carabinieri. Oggi a Roma dalle 16 in piazza Monti di Pietà la camera ardente, lunedì i funerali alle 12 a Somma vesuviana
Le indagini Fermato anche l'uomo che ha chiesto l'intervento dei carabinieri. Oggi a Roma dalle 16 in piazza Monti di Pietà la camera ardente, lunedì i funerali alle 12 a Somma vesuviana
Sono sottoposti a fermo, indiziati di tentata estorsione e omicidio aggravato in concorso i due statunitensi fermati venerdì per la morte del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Si tratta di Lee Elder Finnegan di 19 anni (l’autore delle otto coltellate che hanno provocato la morte di Rega) e Gabriel Christian Natale Hjorth di 20 anni, entrambi californiani, in vacanza a Roma nell’hotel di lusso LeMeridien a pochi passi dal luogo dell’omicidio, nel quartiere Prati. Ieri pomeriggio c’è stata l’udienza di convalida del fermo, Finnegan non ha risposto, la gip si è riservata di decidere.
Sono stati rintracciati grazie alle telecamere, ai tabulati telefonici e alle numerose testimonianze. In hotel è stato trovato il coltello utilizzato (nascosto in un controsoffitto), in una fioriera accanto all’albergo il borsello oggetto del «cavallo di ritorno». I due ragazzi giovedì sera erano stati a Trastevere in cerca di cocaina: a fornire loro la dose è Sergio Brugiatelli (in stato di fermo). Ma la cocaina era solo aspirina tritata.
I due si sarebbero vendicati rubando il borsello di Brugiatelli per poi proporre lo scambio: 100 euro e un grammo di coca in cambio della refurtiva. Il romano ha avvisato i carabinieri (è stato lui a parlare di magrebini) e all’appuntamento è arrivato con Rega e il collega Andrea Varriale, entrambi in borghese. Quando i carabiniere hanno bloccato gli statunitensi è cominciata la colluttazione, Finnegan ha tirato fuori il coltello e Rega è rimasto a terra esanime. Venerdì notte la confessione con quella che per lui era una giustificazione: «Non capisco l’italiano, non sapevo fosse la polizia, credevo volessero fregarci ancora». Una tesi a cui i pm non credono. Nel decreto di fermo si legge: «Pur a fronte di parziali discordanze, entrambi hanno ammesso le loro responsabilità».
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