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Fermate le trivelle della Saras, vittoria dei contadini di Arborèa

Fermate le trivelle della Saras, vittoria dei contadini di Arborèa

Sardegna Pietra tombale sul progetto "Eleonora" del gruppo Moratti sulla costa oristanese. Per il Consiglio di Stato i pozzi stravolgerebbero ambiente e paesaggio. Festeggia l'intera comunità di Arborèa, con la sindaca Manuela Pintus, che hanno scelto un altro sviluppo, vincente

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 14 luglio 2016

I contadini di Arborèa hanno vinto contro la Saras, uno dei colossi italiani del petrolio. L’azienda del gruppo Moratti non potrà perforare i campi per cercare nel sottosuolo gas metano. Decisivo, nel determinare l’esito del confronto, è stato l’ombrello di protezione del Piano paesaggistico approvato nel 2005 dalla giunta regionale presieduta da Renato Soru. È infatti richiamandosi a quella legge che il Consiglio di Stato ha respinto, due giorni fa, il ricorso della Saras contro la bocciatura da parte del Tar della Sardegna del progetto presentato dalla compagnia milanese, che prevedeva la trivellazione di un pozzo esplorativo per la ricerca di gas in provincia di Oristano.

La sentenza ha posto fine a un braccio di ferro che per quasi un anno e mezzo ha visto da una parte la Saras e dall’altra il comune di Arborèa e la Regione Sardegna. Secondo le intenzioni del gruppo milanese le trivelle avrebbero dovuto entrare in azione a brevissima distanza dalla zona lacustre di S’Ena Arubia, sulla costa oristanese. Ma il Savi, il Servizio di valutazione di impatto ambientale della Regione Sardegna, aveva bloccato la Saras perché quella zona, come tutta la fascia costiera sarda per trecento metri a partire dal mare, è vincolata dal Piano paesaggistico in vigore dal 2005. Di fronte alla decisione del Savi, la Saras si era rivolta al Tar, il quale aveva respinto il ricorso della società dei Moratti confermando l’incompatibilità del progetto con il Piano paesaggistico. La Saras non s’era arresa e aveva presentato appello al Consiglio di Stato. Che ora ha emesso il verdetto definitivo.

Netta la valutazione dei giudici: «Secondo il Piano paesaggistico della Regione Sardegna – si legge nelle motivazioni della sentenza – nella fascia costiera sono ammissibili soltanto interventi edilizi di manutenzione, di consolidamento statico, di ristrutturazione e di restauro, e sempre a condizione che essi non incrementino la volumetria esistente o alterino lo stato dei luoghi». «Le caratteristiche del progetto industriale presentato dalla Saras – si legge ancora nelle motivazioni – non ne consentono la riconducibilità alla nozione in esame. I pozzi come quello oggetto di controversia implicano infatti un’alterazione non meramente transeunte del territorio». «Va dunque pienamente condiviso – concludono i giudici del Consiglio di Stato – il rilievo del Tar secondo cui l’opera progettata dalla Saras esula dalle ipotesi contemplate dal Piano paesaggistico della Regione Sardegna».

Per Arborèa è una vittoria importante. La cittadina, fondata dal regime fascista negli anni Trenta in una zona paludosa che fu bonificata, è il centro di un distretto economico che regge bene alla crisi pesantissima di tante altre parti della Sardegna.

La Saras aveva battezzato il suo piano “Progetto Eleonora”, da Eleonora di Arborèa, guida del Giudicato che nel tardo Medioevo fu l’ultimo baluardo dell’indipendenza nazionale sarda. Un nome quindi che, visti i trascorsi storici, è suonato come una provocazione non soltanto per Arborèa ma per tutta l’isola. Se realizzato, quel progetto sarebbe stato un danno molto serio per l’ambiente, ma avrebbe anche compromesso l’equilibrio di un modello virtuoso che punta su produzioni agricole e agroalimentari specializzate e di qualità.

«Siamo felici che alla fine la Saras si sia dovuta arrendere», commenta la sindaca Manuela Pintus. Trentenne, ex ricercatrice universitaria, tre anni fa Pintus s’è presentata alle elezioni comunali alla guida di una lista civica espressione dei movimenti di base che si sono impegnati contro il progetto Saras. Uno schieramento trasversale e largo, che ha prevalso nettamente su tutte le sigle politiche tradizionali.

«Quella di Arborèa – commenta il deputato di Sel Michele Piras, vicino ai movimenti anti trivelle – è la vittoria di un popolo, di un comitato di ragazzi coraggiosi e di una amministrazione comunale. La vittoria delle buone ragioni di una comunità sulla prepotenza». Caterina Pes, deputata del Pd che ha sostenuto la battaglia contro la Saras, aggiunge: «La vittoria delle donne e degli uomini di Arborèa dimostra che nei territori non si devono e non si possono imporre modelli di sviluppo calati dall’alto».

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