Fenomenologia del rumore
Tracce/Sono appena stati ristampati alcuni album essenziali del panorama noise italiano Tra i molti titoli spiccano il debutto de Il Teatro degli Orrori, i primi due dischi degli Ovo e una serie di lavori degli Zu
Tracce/Sono appena stati ristampati alcuni album essenziali del panorama noise italiano Tra i molti titoli spiccano il debutto de Il Teatro degli Orrori, i primi due dischi degli Ovo e una serie di lavori degli Zu
«La vita nell’antichità era tutto silenzio. Nel diciannovesimo secolo, con l’invenzione della macchina, nacque il rumore. Oggi esso trionfa e regna supremo sulle sensazioni dell’uomo»: così scriveva nel 1913 Luigi Russolo, in apertura a L’arte dei rumori, il manifesto della musica futurista, una musica nuova, che integrasse dissonanze, rumorismi, timbri e suoni inauditi, unica via per esprimere la potenza della civiltà industriale, la sua gloria inscalfibile ed eterna. Eccoci: oltre un secolo dopo, tramontati i sogni della radiosa magnificenza del futuro, le fabbriche ridotte a rovine, il capitalismo al suo stadio più estremo, a pervadere le menti e a soffocare gli immaginari, è quella stessa musica, aggiornata all’età dei distorsori e degli effetti elettronici, a esprimere nel modo più appropriato e profondo quella crepa, quel (diceva Gramsci) chiaroscuro tra vecchio e nuovo mondo da cui «nascono i mostri», che non smettono di riprodursi da più di trent’anni. È l’inventore dell’intonarumori il precursore inconsapevole dell’italian noise, una delle scene musicali più originali e innovative del nostro paese, con band diversissime tra loro a portare le loro sperimentazioni in giro per il mondo.
TESTIMONIANZE
Negli ultimi mesi, la ristampa di diversi titoli può aiutarci a riscoprire dischi importanti, a testimonianza di un momento imprescindibile dell’universo alternativo, musica tanto più radicale quanto più i sogni collettivi si disfacevano con il passaggio di millennio, rendendo queste band, in modo personalissimo, senza nemmeno il bisogno di esprimerlo a parole, schierate e politiche.
Dei più espliciti e letterari, Il Teatro degli Orrori, viene ristampato l’esordio, Dell’impero delle tenebre pubblicato nel 2007, dove l’impatto degli One Dimensional Man diventa ancora più intenso, soprattutto grazie ai testi di Pierpaolo Capovilla, per uno dei più potenti dischi cantati in italiano almeno dai tempi di Germi degli Afterhours. Il cui chitarrista, Xabier Iriondo, sempre all’opera in una miriade di progetti paralleli, ha per lungo tempo avuto una band parallela, i Six Minute War Madness: il loro secondo album, Il vuoto elettrico, pubblicato solo in cd nel 1997, perfetto punto d’incontro tra noise rock, grunge, influenze hardcore, esce per la prima volta in vinile. Entrambi i dischi sono ristampati dalla label milanese Overdrive, che ha lanciato l’iniziativa Ottime annate, per rendere omaggio all’underground noise italiano.
Nella stessa direzione, del resto, si era già mossa l’etichetta milanese ristampando in vinile (nel 2020, a dieci anni dall’uscita) Il nuovissimo mondo del geniale esperimento musicale industrial-grind-noise Bologna Violenta, progetto nato come one-man band del violinista e chitarrista Nicola Manzan, collaboratore in passato de Il Teatro degli Orrori e oggi di Capovilla solista, oggi duo insieme al batterista Alessandro Vagnoni. In quel circolo familiare e fecondo, a pubblicare inizialmente i lavori di Bologna Violenta era stata Bar la Muerte, la label fondata da Bruno Dorella degli Ovo (e poi con Manzan nei Ronin).
Overdrive ha appena pubblicato anche From Fire I Save the Flame, settimo album dei Three Second Kiss, tornati al disco dopo dodici anni. Il trio bolognese-catanese, che si muove tra math rock e noise, è il gruppo in cui alla batteria suona Sacha Tilotta, polistrumentista e fonico, figlio di Agostino Tilotta e Giovanna Cacciola degli Uzeda. Sulla pionieristica band di Catania, nata nel 1987, è appena uscito il documentario diretto dalla regista siciliana Maria Arena, presentato a giugno in anteprima mondiale al festival Biografilm di Bologna. Nel film, girato in quattro anni tra il 2016 e il 2020, viene approfondita con sguardo attento la storia di uno dei gruppi più conosciuti e apprezzati anche internazionalmente della scena noise italiana. Compare anche il compianto Steve Albini, fondatore degli Shellac e amico della band fin dagli esordi, arrivato in Italia per produrre l’ultimo album Quocumque jeceris stabit (pubblicato nel 2019, sempre da Overdrive).
CONTRIBUTI
Qualche tempo fa, Improved Sequence ristampava per la prima volta in vinile i primi due album dell’inossidabile duo noise degli Ovo, Assassine e Vae victis, rispettivamente del 2001 e del 2002. I dischi erano stati stampati inizialmente da Bar la Muerte, etichetta che ha dato un grandissimo contributo a molte band di questa scena, come Bron Y Aur, R.U.N.I, Zeus!, Fuzz Orchestra, le Allun, oltre ad ospitare un cantautore bislacco che avrà un inaspettato successo, Bugo. Bruno Dorella, chiusa la label nel 2012, insieme a Stefania Alos Pedretti continua a macinare chilometri e concerti.
La pubblicazione dei primi due lavori degli Ovo ha sancito l’atto di nascita di Improved Sequence, etichetta bolognese devota al noise più estremo e sperimentale, che propone nuove band interessantissime (Il Sogno del Marinaio, Baratro) e ripesca gemme dimenticate (la dark wave dei Tribal Noise, ad esempio). Tra le ultimissime uscite c’è il singolo in vinile Human Fly, cover dei Cramps, pionieri del punk, opportunamente stravolta dalla collaborazione tra i romagnoli Zeus! e Mike Patton, voce di Mr. Bungle, Fantomas e Faith No More, particolarmente appassionato alle band italiane più rumorose. Il brano inizialmente faceva parte della compilation Really Bad Music for Really Bad People, omaggio alla band di New York pubblicata dalla Three One G di San Diego, in cui comparivano anche Chelsea Wolfe, i Qui, i Daughters. La copertina del singolo è realizzata da Stephen Blickenstaff, illustratore del disco originale dei Cramps.
Nel frattempo la casa discografica romana Subsound Records, forse in preparazione al ritorno sui palchi degli Zu, sta ripubblicando negli ultimi tempi alcuni lavori della band di Ostia. A cominciare da Carboniferous, il capolavoro del 2009 uscito inizialmente per la Ipecac di Mike Patton, con ospiti proprio Patton e Buzz Osbourne dei Melvins, tornato con un artwork completamente rinnovato. E poi Bromio, il primo album del 1999, già incredibilmente geniale e incatalogabile, anche se con dei suoni forse non perfetti: ecco perché la ristampa, in una nuova versione rielaborata. Ma l’opera di riscoperta portata avanti da Subsound non si è fermata qui: quel sound era già inconfondibile nei primi brani composti dal trio formato da Massimo Pupillo, Jacopo Battaglia e Luca T. Mai, raccolti in un demo in musicassetta, fatto girare fin troppo, fino a perderne le tracce. The Lost Demo, in vinile, ripropone quelle registrazioni del 1996, la prima testimonianza di una delle band più originali nate alla fine del millennio scorso.
Il gruppo ha appena compiuto un acclamato tour europeo come RuinsZu, in cui al basso di Massimo Pupillo e al sax di Luca T. Mai si è unito il batterista Tatsuya Yoshida, fondatore della band noise giapponese dei Ruins. E sta per ripartire con i concerti, questa volta con Paolo Mongardi (degli Zeus!) alla batteria.
Manca qualche nome, forse, da ritrovare: la neopsichedelia dei Father Murphy, il post noise dei Larsen, gli sterminati e meravigliosi cataloghi di Wallace Records e di Boring Machines. «Ogni manifestazione della nostra vita è accompagnata dal rumore. Il rumore è familiare al nostro orecchio, e ha il potere di richiamarci immediatamente alla vita stessa», scriveva Russolo, e siamo certi che si stesse già riferendo, un secolo fa, alla scena noise a venire.
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