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Federico Tiezzi, Vasari e gli anni ottanta, video-revox

Federico Tiezzi, Vasari e gli anni ottanta, video-revoxFederico Tiezzi, frame da «Ritratti di fine millennio. Alighiero Boetti», (1986)

A Pistoia, Palazzo Fabroni In mostra, a cura di Giovanni Agosti, i ritratti d’artista filmati, anzi dipinti, da Federico Tiezzi: tratti dalle «Vite» vasariane (Pontormo ecc.) e dalla «Roma città aperta» di Nicolini (Boetti ecc.)

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 17 marzo 2024

«Je vampire, tu vampires, il vampire…» Ci accoglie così Giorgio Vasari, truccato con canini aguzzi posticci da cui a tratti colano rivoli di sangue. Lo interpreta l’attore Giovanni Franzoni, che con la sua voce si accanisce nell’elencazione di grandi committenze, di frenetici cantieri e naturalmente di più che lauti compensi. Non può non cominciare da Vasari il racconto di questa mostra, che attinge dalle sue Vite per riportare tra noi sei artisti da lui narrati e «vampirizzati». È una mostra di ritratti ideati e dipinti in forma di video da Federico Tiezzi a partire dal 2020. «Teatro della pittura», lo ha definito il regista, che grazie al sodalizio con Sandro Lombardi ha segnato la storia della scena italiana a partire dalla fine degli anni settanta.

frame da Vasari. Le vite (2021-’23) Buffalmacco (Stefano Guerrieri)

Davanti a noi abbiamo effettivamente dei quadri, con tanto di cornici, appesi su un elegante fondale nero. Quadri di grande nitore (Davide Barbafiera è il direttore della fotografia), ritratti a mezzo busto in formato verticale, non più muti e non più bloccati nella loro posa. Parlano e si muovono, dentro lo spazio-gabbia predisposto da Tiezzi. Raccontano le loro vite, nella versione vasariana, sottoposta da Fabrizio Sinisi a una riscrittura drammaturgica grazie alla quale le biografie del «vampiro» aretino slittano con molta naturalezza dalla terza alla prima persona.

Come sottolinea Tiezzi, «i pittori procedono a una confessione più che a un’illustrazione della propria vita secondo le parole del loro storiografo». All’origine di questo progetto c’è l’emergenza Covid e la necessità di immaginare lavori teatrali commisurati con il grande limite di dover rinunciare all’interazione fisica tra attori e spettatori. In quella circostanza era stato realizzato il primo trittico di ritratti: Pontormo con Sandro Lombardi, Rosso Fiorentino con Roberto Latini e Buffalmacco impersonato da Giovanni Guerrieri. Nel 2023 a questa compagnia si sono aggiunti (grazie alla vittoria di un bando Mic per l’arte contemporanea) il Sodoma con Massimo Verdastro, Paolo Uccello con Pippo Del Bono (scene e costumi firmati da Giulio Paolini), Piero di Cosimo con Giusi Merli e infine lo stesso Giorgio Vasari, affidato a Giovanni Franzoni.

Pontormo (Sandro Lombardi)

Al museo di Palazzo Fabroni a Pistoia, dove sono esposti a cura di Giovanni Agosti (fino al 2 giugno), a ciascuno è stata riservata una sala per poter permettere una fruizione più teatrale, praticamente un corpo a corpo che scavalca la natura immateriale del supporto. Il rumore di fondo delle altre voci che vengono dagli ambienti contigui accentuano la sensazione di un viaggio, o di un’immersione, dove un girone dopo l’altro si incontrano queste anime agitate ed eccitate per questa imprevista chance di potersi riaffacciare sul palcoscenico della Storia. Si raccontano, ma i loro racconti concedono poco o nulla alle teorie o ai pensieri sull’arte, che invece dominano le espressioni parlate o scritte di tanti loro colleghi a noi contemporanei. Sono concreti. L’aspetto dei soldi è sempre ben presente come preoccupazione, o al contrario come motivo di vanto nel caso di committenze lautamente pagate. Si dispongono tante volte a un’introspezione senza filtri e senza timore d’incrinare il loro mito o, come si dice oggi, la loro immagine.

«Fui Jacopo Pontormo, troppo presto orfano precoce, acerbo nell’amore, e mai troppo capace ad abbracciar creature. Mi dissero strano ma fui solo inesperto», si ascolta dalla voce prestata all’artista da uno strepitoso Sandro Lombardi. «In ogni figura io cercai sempre lo spasimo e la grazia… però la grazia è cosa incerta et ogni giorno nuova, grazia è infinita trasformazione in atto: sempre è stato questo il mio tormento e pena».

Non si disdegnano mai gli aneddoti, che restituiscono il mestiere d’artista alla sua concretezza e anche brutalità. Ne fa abbondante ricorso il Sodoma, riportato in vita e in voce da un furoreggiante Massimo Verdastro. «Soddoma» con due «d», come scrive Vasari: quella doppia che gonfia la parlata dell’attore diventa il suono dentro cui sembra rotolare la vita di un artista che troppo aveva trascurato di curare il proprio talento. È un sospetto che nelle Vite si coglie solo tra le righe, ma che Sinisi trasforma in idea- chiave della sua riscrittura drammaturgica, per arrivare al sincero sconforto del finale: «Gli uomini che non studiano perduto hanno in vecchiezza un certo che di buono… e rimane questa malinconia, e la pigrizia e l’ozio, e il furioso capriccio».

Vasari (Giovanni Franzoni)

Pittore tra pittori, Federico Tiezzi concepisce i suoi «quadri teatrali» come spazi dove restituire corpo a ciò che era ormai solo ombra. Non è fuori luogo sostenere che «dipinga» i suoi video, data la qualità compositiva di ogni inquadratura e la cura, filologica e insieme intrigante, per i dettagli; il regista cerca sempre una densità della materia visiva per permeare di natura pittorica l’immaterialità delle immagini che passano sugli schermi. In alcuni casi inserisce sue sigle cifrate all’inizio o più spesso alla fine dei video, come accade nel piano sequenza su una natura morta di strumenti di lavoro contemporanei nel finale del Pontormo o nella sequenza tratta da Excalibur a chiudere il Paolo Uccello. Sono inserzioni che bruciano la distanza tra passato e presente.

A dimostrazione della consolidata affinità del lavoro registico di Tiezzi con le arti figurative, la mostra propone una seconda sezione complementare a quella dei ritratti vasariani. È complementare in più di un’accezione: lo è dal punto di vista storico, perché si tratta di video-ritratti dedicati ad artisti del nostro tempo; lo è anche dal punto di vista tecnologico, perché rispetto alla qualità delle immagini del ciclo vasariano qui ci troviamo di fronte a filmati dall’affascinante sapore pionieristico e vagamente clandestino. Questi Ritratti di fine millennio risalgono al 1986, ed erano stati commissionati a Tiezzi e a Sandro Lombardi per il neonato Festival di Villa Medici, nel clima vitalissimo delle estati romane inventate da Renato Nicolini. Sono ritratti in presa diretta, girati per lo più negli studi degli artisti, in un clima di dichiarata complicità. Le stanze si riempiono delle voci di Luigi Ontani, Gianni Dessì, Alighiero Boetti, Mario Schifano, Nicola De Maria, ai quali si aggiunge il poeticissimo video muto di Marion D’Amburgo in mezzo al Bosco delle Ginestre nel Chianti, con il figlio Guglielmo di pochi mesi: un video di natura quanto mai pittorica…

Una parola a sé la merita certamente il catalogo, congegnato da Giovanni Agosti, con progetto grafico di Ginette Caron, edito da Gli Ori. A ciascun video è dedicato un volumetto, con una differenza di confezione che segna le due diverse stagioni: libretti poveri e spillati per i Ritratti di fine millennio; eleganti e brossurati, in stile Pier Luigi Cerri (a cui sono infatti dedicati), per il ciclo dei video vasariani. C’è un libro madre, con i testi di Agosti, Tiezzi, Lombardi, Sinisi, e della direttrice di Palazzo Fabroni Elena Testaferrata. Il tutto raccolto in un cofanetto. Il libro madre ha per titolo Revox, che è anche il titolo di questa mostra insolita e geniale, derivato da una storica marca svizzera di registratori di qualità, strumento di lavoro per Tiezzi e Lombardi ai tempi del Ritratto dell’attore da giovane. «Revox», cioè voci che ritornano, con ancora tanta vita da trasmetterci. Legittimamente Tiezzi si auspica di poter proporre i video fuori dai musei, «perché possano operare nei confini, nelle intersezioni, nelle terre di nessuno. Affinché l’arte si infiltri a cascata nelle infrastrutture dove la vita quotidiana si svolge». Intanto sarebbe certamente fruttuoso farne installazioni fisse in modalità loop nelle Accademie…

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