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Federica Pellegrini, una dea a stile libero

Federica Pellegrini, una dea a stile liberoFederica Pellegrini – foto La Presse

Sport Il successo della fuoriclasse veneta segue l’assolo di Gregorio Paltrinieri e di Simona Quadarella

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 25 luglio 2019

Federica Pellegrini si era già accomodata al tavolo degli immortali prima dell’oro nei 200 metri stile libero, ieri a Gwangju, il quarto mondiale vinto, 31 anni compiuti il 5 agosto. Come Roger Federer, Rafa Nadal, Serena Williams, Cristiano Ronaldo, Leo Messi, Valentino Rossi, Lebron James. Gli assi over 30 che stringendo un patto con il diavolo, inanellano successi incuranti del tempo che passa. Vittorie, sconfitte, infortuni, traumi, cadute e resurrezioni. Federica Pellegrini ha scherzato con le avversarie sia in semifinale che in finale nella prova iridata in Asia. Un passo senza esitazioni, un soffio vitale in corsia quattro, quella delle favorite. Cinquanta metri senza forzare per spargere illusioni, l’oro era scritto, assegnato al via della quarta vasca. Il successo della fuoriclasse veneta segue l’assolo di Gregorio Paltrinieri negli 800 stile libero e di Simona Quadarella, due giorni fa, un candelotto di dinamite disseminato sui 1500 metri della piscina cinese. Tris di stelle italiane, la regina di sempre e gli eredi al trono.

MA I SUCCESSI di Paltrinieri con record europeo e della Quadarella erano in qualche modo nelle previsioni. Due fuoriclasse nel punto più alto della carriera, poco oltre i 20 anni, che guadagnano medaglie, emozioni pari al loro immenso talento. Non che sia facile, che vincere rientri nell’ordinario, anzi. Ma Federica. Ottava medaglia iridata, anche tre argenti e un bronzo. Se davvero contassero solo i numeri: sono le sue lacrime, pochi attimi dopo l’oro, che marcano la differenza. Dalla piscina al cemento di Indian Wells, dove quattro anni fa, Serena Williams vinse il torneo sul cemento americano sull’italiana Camila Giorgi prima di piangere per minuti, per l’emozione e la gioia del successo. Era ben oltre i 30 anni, con già 20 titoli del Grand Slam nella vetrinetta di casa, in California. Ma aveva perso qualche finale dello Slam, in lotta con il peso, con se stessa. Poi, il ritorno. È la grandezza dei migliori, alla ricerca dell’eterna motivazione, della prestazione migliore. Di alzare l’asticella, spostare il limite, battere – sempre per il momento – il Tempo, che prima o poi recupera e vince la partita. Certo, forse ora è più facile, anche per la Pellegrini. Nuove tipologie di allenamenti, diete disegnate come da un sarto sulle caratteristiche del metabolismo.

E ANCHE la possibilità economica, con l’aiuto di sponsor disposti a staccare assegni a svariati zeri, di scegliere, preparare gli eventi, non rincorrere il successo in prove minori. Non si spiegherebbe altrimenti la quantità di leggende over 30 che non cedono il passo a chi viene dopo, anzi. Nel nuoto hanno vinto, sono caduti e risorti altri immortali come la Pellegrini. Michael Phelps, 83 medaglie in carriera, otto ori a Pechino 2008, il drago che ha ingoiato cloro e avversari per un decennio, risorto a 31 anni, alle Olimpiadi di Rio de Janeiro centrando la 22esima medaglia ai Giochi nei 200 misti. Oppure il russo Alexander Popov, il gigante che da bambino aveva paura dell’acqua, oro agli Europei di Madrid nel 2004, a 33 anni. Invece la fuoriclasse veneta è riuscita a realizzare il sogno della sua carriera, fare meglio del suo idolo d’infanzia, la tedesca Franziska Van Almsick, come lei selvaggia e precoce, dea in piscina a 14 anni, con discesa a 26.

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