Chissà se li rivederemo ancora contro. Al centro del quadrato, più un ring che un campo da tennis, Federer e Nadal, gli Immortali della racchetta. Domenica iniziano a Londra le Atp Finals, il vecchio Masters, minitorneo su superficie veloce dei migliori otto della stagione. L’occasione per sigillare in bellezza o benedire la fine del 2017. Sarà la settimana di Roger e Rafa. L’ennesima. Mancano all’appello tanti campioni, vincitori di prove del Grand Slam, da Djokovic, che fino a metà 2016 si era messo in tasca il tennis mondiale, poi Murray, Wawrinka. Non se ne accorgerà quasi nessuno. Il traguardo di sguardi, flash, sospiri. Settantasette anni in due, 34 prove del Grand Slam in totale. Il tennis mondiale di un decennio e più raccolto nelle loro mani. Sono tornati nel 2017, si sono rimessi al vertice, nessuno (o pochi eletti) ci avrebbe puntato un euro. Per il Maestro – lo stesso soprannome attaccato alla schiena di un altro fenomeno come Andrea Pirlo, che si è ritirato pochi giorni fa – è arrivata addirittura l’ottava meraviglia a Wimbledon, l’Australian Open (in finale su Nadal, la partita più emozionante dell’annata), tre tornei Master 1000.

È sfuggita solo la prima posizione mondiale, finita allo spagnolo, che ha vinto per la decima volta il Roland Garros. Che se fosse stato un dio, l’avrebbero chiamato Efesto. Con la loro sfida al Masters, disseminata in un torneo con pezzi della next generation, partendo dal tedesco Zverev che pure si è preso lo sfizio di battere Federer, termina l’annata. E forse un ciclo. Certo, c’è poi la Coppa Davis – finale tra Francia e Belgio a Lille a fine mese – che è divenuta solo un dettaglio. Poi la pausa, il riposo, la preparazione, il 2018 che dovrebbe vedere tornare Djokovic e Murray, le variabili imposte dal Tempo, l’unico avversario che neppure Roger e Rafa possono continuare a battere con incredibile continuità. Insomma, come viene detto, raccontato, da anni, potrebbe essere l’ultimo giro sulla giostra, l’ultima sfida – la 39esima – al top per entrambi.

Ecco perché va respirata, goduta, infine rimpianta. Il sorteggio avvenuto ieri sembra aver colto il segnale, per lo svizzero e il maiorchino c’è la strada verso la finale. Il prologo ideale di un 2017 fantastico, con partite memorabili, sempre vinte da Federer, ancora in difetto nel conto partite con lo spagnolo. Ma il Re ha imparato a batterlo a oltre 36 anni, a spingere in avanti quel rovescio a una mano che Rafa ha messo in crisi da marzo 2005, la data del primo incrocio. Il primo match tra i due Immortali.