La febbre dello stadio. Tutti in fila per un abbonamento, il campionato italiano che perde pezzi e osserva la fuga dei migliori sta riscoprendo il suo appeal agli occhi dei tifosi. Campagne sold-out, sottoscrizioni chiuse in anticipo per esaurimento dei posti disponibili. Sarà la voglia di riprendersi quel pezzo di socialità che la pandemia ha portato via per mesi, con gli impianti prima «sigillati», poi a porte chiuse, poi con la limitazione di green pass e mascherine. Ora che ogni forma di restringimento e cautela e saltata e non ci sono più paletti, nonostante la pandemia sia tutt’altro che un ricordo, si corre allo stadio, così come ai concerti, agli eventi dal vivo, alle sagre, alle feste. Influiscono sulle vendite ovviamente i risultati, le campagne acquisti, il sentiment della tifoseria.

LA ROMA ha per esempio superato quota 36 mila abbonamenti, tetto mai più toccato dal 2004, quando tra i giallorossi c’erano Totti e una batteria di fuoriclasse. L’arrivo di Dybala è solo la ciliegina sulla torta, dall’ingaggio di José Mourinho c’è euforia intorno ai giallorossi, ingigantita dalla Conference League vinta a fine stagione e da un mercato che sta portando a Mou calciatori pronti a vincere subito. E se il progetto della famiglia Friedkin sembra pronto al decollo con l’Olimpico che sarà sempre pieno o quasi, anche l’Inter ha fatto segnare cifre record per la campagna abbonamenti che si è chiusa il 7 luglio per esaurimento dei posti: 40 mila tessere messe sul mercato e svanite in un amen, 15 mila solo nella fase di prelazione per gli abbonati della stagione 2019-20.

Ma la sindrome del calcio dal vivo non conosce steccati, il dato è confortante anche nei tornei minori: al Genoa retrocesso in Serie B hanno deciso di legarsi per le partite casalinghe oltre 13 mila tifosi, un record, considerando la categoria. E per le gare del Catania (Serie D) si sono abbonate oltre tremila persone.

Ne hanno poi approfittato, nella seconda fase, anche coloro che non erano riusciti ad acquistare un abbonamento nell’ultimo anno pre Covid-19. C’è da ricordare che il club nerazzurro rappresenta un’eccezione, da otto anni in fila gli abbonamenti vanno letteralmente a ruba, complice il ritorno al vertice con lo scudetto di due anni fa. E se il Milan campione d’Italia per ora batte tutti, 48 mila tessere per celebrare tutto l’anno il successo di Leao e compagni, anche alla Juventus sono abituati a staccare parecchi abbonamenti, che risultano essere tra l’altro i più costosi dell’intera Serie A, 650 euro per vedere le partite dal settore più economico dell’Allianz Stadium, 2700 euro per un abbonamento nell’area dei privilegiati, un prezzo decisamente da top club di Premier League e che è triplo rispetto agli abbonamenti meno esosi di Inter e Milan (199 e 190 euro), provocando l’ira di una fetta del tifo bianconero. Ma la corsa allo stadio tocca anche altre realtà della Serie A. Nei prossimi giorni, forse lunedì, sarà inaugurata anche la campagna abbonamenti del Napoli, non un dettaglio perché il club di Aurelio De Laurentiis da qualche anno aveva rinunciato a proporlo alla propria tifoseria, con cui i rapporti sono piuttosto tesi.

E SONO STATI staccati sinora oltre 12 mila abbonamenti alla Fiorentina che promette gol e spettacolo con Vincenzo Italiano e si aggira sulla stessa cifra di sottoscrizioni anche l’Atalanta. Dopo un inizio complicato, sale di colpi anche la Lazio a 15 mila tessere sottoscritte, complice l’arrivo di Romagnoli e di qualche altro colpo che ha rinforzato la rosa allenata da Maurizio Sarri. Sono solo mille in meno, in base agli ultimi dati, gli abbonati del Lecce neopromosso. Ma la sindrome del calcio dal vivo non conosce steccati, il dato è confortante anche nei tornei minori: al Genoa retrocesso in Serie B hanno deciso di legarsi per le partite casalinghe oltre 13 mila tifosi, un record, considerando la categoria. E per le gare del Catania (Serie D) si sono abbonate oltre tremila persone.