Faydé, la fugacità dell’amore e la solidarietà tra donne
NARRATIVA «Cuore del Sahel», di Djaïli Amadou Amal per Solferino. Il nuovo romanzo dell’autrice femminista sulla società camerunense
NARRATIVA «Cuore del Sahel», di Djaïli Amadou Amal per Solferino. Il nuovo romanzo dell’autrice femminista sulla società camerunense
Dopo Le impazienti (Solferino) romanzo d’esordio dell’anno scorso che riscosse notevole successo in tutta Europa, Djaïli Amadou Amal rinnova la scelta delle sue tematiche d’elezione che hanno a che vedere con la condizione delle donne nella società camerunense. Con questo nuovo Cuore del Sahel (pp. 310, euro 18), edito da Solferino nella traduzione di Giovanni Zucca, la scrittrice sceglie non più di raccontare gli intrecci dell’esistenza dei componenti delle famiglie agiate dell’etnia nomade dei Fulani, che erano state le protagoniste del suo primo romanzo, ma di dare voce alle donne che in queste famiglie lavorano come domestiche.
QUESTA NUOVA STORIA non ha il carattere polifonico della precedente, perché l’autrice sceglie di far risaltare l’esistenza di una sola personaggia, protagonista assoluta ed eroina del romanzo. Il contesto sociale d’appartenenza della giovanissima Faydé, di etnia haabé, è molto modesto e si situa nella periferia nord del Camerun, quella più montagnosa. A causa di sfortunate vicissitudini familiari, causate dalla presenza sempre più opprimente dei miliziani di Boko Haram, la ragazza dovrà prendersi in carico il sostentamento economico della madre, dei suoi fratelli e di sua sorella. Da una quotidianità fatta di raccolti sempre più scarsi e una vita – pur se molto povera – rassicurante, Faydé sarà costretta a lasciare le montagne dell’estremo nord del paese per trasferirsi nella città di Maroua.
In giovinezza, per motivi simili, anche Kondem, la madre, aveva lavorato in città, infatuandosi del suo capo che l’aveva licenziata quando si era reso conto che era incinta. Kondem aveva conosciuto le leggi del determinismo sociale e teme che la storia si ripeta. Cerca di opporsi alla partenza della figlia, che tuttavia non desiste.
La vita in città sarà per la ragazza la rivelazione di come le tradizioni ancestrali siano usate come baluardo e concorrano al mantenimento del potere delle caste, affinché le vite delle famiglie dei ricchi mercanti del Sahel sfiorino solamente quelle delle loro domestiche, senza mai mescolarsi.
«Faydé ha preso ormai coscienza della sua condizione sociale e non se ne vergogna più, a differenza della sua amica. Non piangerà, anche se il suo cuore è spezzato. Non griderà, anche se muore dalla voglia di urlare dalla rabbia».
L’amarezza si accompagna ad un silenzio obbligato che ammutolisce l’esternazione della rabbia per le angherie quotidiane, garantendo alle giovani ragazze la possibilità di lavorare e di far sopravvivere le proprie famiglie lontane. Questa nuova vita sarà per Faydé una scoperta inaspettata che le rivelerà la panoplia orrenda delle miserie umane ma anche la solidarietà femminile. Nella desolazione della nuova vita in cui il disprezzo di classe si accompagna a violenze e maltrattamenti, la giovane incontrerà infatti altre domestiche come lei, che le insegneranno i modi per proteggersi e fare barriera quasi contro tutto.
LA SORELLANZA le insegnerà che anche i vagheggiamenti di tenerezza amorosa, che nella quasi totalità dei casi riveleranno il controcanto terribile della violenza, possono anche accendere scintille di un piacere che sarà raccontato e condiviso e diventerà la fonte di una felicità capace di lenire le fatiche e la frustrazione.
Per Faydé, il suo amore con Boukar, un Fulani, rappresenterà infatti la scoperta dell’altro e insieme della fugacità dell’amore: «Le loro passeggiate occasionali sono i suoi unici momenti di felicità e lei è pronta a tutto pur di non rinunciare a questo piacere. Dopo la notte in cui lui le ha preso la mano, non hanno mai davvero parlato dei loro sentimenti. Si accontentano di vivere questi momenti magici, evitando ogni accenno a qualcosa che possa rovinarli. Non si pongono domande destinate a rimanere senza risposta e non pensano alle conseguenze. Passano il tempo insieme parlando della vita e a volte tenendosi per mano».
Nel racconto di quest’amore la voce narrante di Djaïli Amadou Amal non indugia in quel romanticismo cieco alle disparità sociali e riesce anche a dire dell’ingombro potentissimo degli stereotipi di classe che caratterizzano il Sahel. Anche se quando descrive la gioia dell’innamoramento riesce a fare presagire l’inevitabile delusione, Djaïli Amadou Amal ha l’audacia di raccontare come il momento d’amare sia sempre quello da cogliere.
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