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Fatture false, condannati Tiziano Renzi e la moglie

Fatture false, condannati Tiziano Renzi e la moglieI genitori dell'ex presidente del consiglio

Affari di famiglia Chiuso il processo di primo grado ai coniugi Renzi, chiamati a giudizio per due fatture da 20mila e da 140mila euro pagate alla società Party srl e alla Eventi 6 srl nel 2015. Secondo la ricostruzione della procura, convalidata dal giudice, le fatture per progetti di fattibilità all'outlet The Mall di Leccio di Reggello (Firenze) non corrisponderebbero a prestazioni realmente effettuate.

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 8 ottobre 2019

Quelle due fatture per il tribunale di Firenze sono false, così il giudice monocratico Fabio Gugliotta ha condannato Laura Bovoli e Tiziano Renzi, genitori dell’ex presidente del consiglio, alla pena di un anno e 9 mesi (con sospensione della pena), e l’imprenditore Luigi Dagostino a due anni per fatture false e truffa aggravata. Va in archivio il processo di primo grado ai coniugi Renzi, chiamati a giudizio per due fatture da 20mila e da 140mila euro pagate alla società Party srl (quella da 20mila euro) e alla Eventi 6 srl (quella da 140mila euro) nel 2015. Secondo la procura le fatture per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all’outlet del lusso The Mall di Leccio di Reggello (Firenze) sarebbero per consulenze pagate ma non realizzate.
I fatti risalgono al 2015, quando Dagostino era amministratore delegato della Tramor, società che si occupava della gestione dell’outlet The Mall. Da quanto emerso nel corso del processo, le due fatture furono regolarmente registrate nella contabilità delle due aziende, sia nel ‘libro Iva’, ai fini del pagamento dell’imposta sul valore aggiunto, che nel ‘libro giornale’, ai fini del pagamento delle imposte dirette.
Le fatture furono emesse verso la Tramor, per lavori che però secondo la procura fiorentina non corrisponderebbero a prestazioni realmente effettuate. Di avviso opposto i difensori degli imputati: di qui le richieste di assoluzione fatte dai difensori dei Renzi, Lorenzo Pellegrini e Federico Bagattini, “perché il fatto non costituisce reato”, e da quello di Dagostino, Alessandro Traversi, “perché i fatti non sussistono”. In attesa delle motivazioni della sentenza, gli avvocati hanno già annunciato ricorso in appello. E Tiziano Renzi, su facebook, annota: “I fatti sono evidenti, il lavoro che mi viene contestato è stato regolarmente svolto, regolarmente fatturato, regolarmente pagato. Sono certo che i prossimi gradi di giudizio lo dimostreranno”.

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