Fatture false all’outlet», indagati i genitori di Renzi e un immobiliarista
Firenze Nel mirino della procura fiorentina ci sono due fatture da 20 mila e 140 mila euro
Firenze Nel mirino della procura fiorentina ci sono due fatture da 20 mila e 140 mila euro
La procura di Firenze ha notificato ieri gli avvisi di conclusione indagini a Tiziano Renzi, a sua moglie Laura Bovoli e a Luigi Dagostino. I genitori dell’ex premier e l’immobiliarista pugliese sono finiti nel mirino dei pm Luca Turco e Christine von Borries per la sospetta emissione di due fatture false relative all’outlet toscano The Mall di Reggello, a due passi da Rignano sull’Arno dove i Renzi vivono. I sospetti sono stati sollevati dalla Guardia di finanza che ha individuato una fattura da 20mila euro più Iva e un’altra da 140mila più Iva che non corrisponderebbero a effettive prestazioni.
La prima è stata emessa il 15 giugno 2015 dalla Party srl, società fondata nel 2014 da Tiziano Renzi, socio di minoranza con il 40%, e per il restante 60% di Nikila Invest srl, amministrata da Ilaria Niccolai, compagna di Dagostino. Il destinatario della fattura è la Tramor, società interamente detenuta dalla Bowline Investments con sede a Cipro, fino al 2015 gestita da Dagostino e dall’imprenditore di Arezzo Andrea Moretti. I 20mila euro sarebbero stati pagati alla Party srl per uno studio di fattibilità per «la collocazione dell’area destinata al food» all’interno dell’outlet. L’altra fattura è stata emessa il 30 giugno 2015, a pagare ancora la Tramor, destinataria dei 140mila euro è la Eventi6 srl: presidente è Laura Bovoli con l’8% delle quote, socie sono le figlie Matilde con il 56% e Benedetta con il 36. La società dei Renzi si sarebbe occupata dello studio di fattibilità di un progetto di in coming e logistica per turisti asiatici da indirizzare all’outlet. Secondo i pm, gli studi sarebbero uno schermo per incassare i pagamenti. Quello della Eventi6 avrebbe procurato «a Laura Bovoli amministratore di diritto e a Tiziano Renzi amministratore di fatto un ingiusto profitto».
Dagostino, indagato nel ruolo di amministratore di fatto della Tramor, è accusato anche di truffa per aver attestato la veridicità della fattura più onerosa con il successivo amministratore della Tramor, Remì Leonforte, il quale fu indotto ad autorizzare il pagamento. Dagostino si sarebbe speso più volte per chiudere la transazione: nella mail del 6 luglio 2016 inviata a Carmine Rotondaro, all’epoca procuratore speciale del gruppo Kering, di cui la Tramor faceva parte, aveva allegato la fattura emessa dalla Eventi6 aggiungendo «ti pregherei di mettere in pagamento urgentemente per i motivi che ti ho spiegato». Per Leonforte i pm hanno chiesto l’archiviazione: si sarebbe accorto delle fatture anomale attivando lo strumento per sanare operazioni sbagliate o false.
Il 22 marzo i coniugi Renzi erano attesi in procura a Firenze ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. «Pur consapevole che la diffamazione è irreversibile – ha spiegato Tiziano in una nota -, mi piace dichiarare che mai abbiamo prodotto fatture non vere. All’improvviso e del tutto casualmente dal 2014 la nostra vita è stata rivoluzionata: da cittadino modello a pluri indagato cui dedicare pagine sui giornali. Se devo essere processato, che mi processino nei tribunali e non sulla stampa. D’ora in poi mi avvarrò della facoltà di non rispondere». Concetto ribadito il giorno dopo con una pagina a pagamento sui quotidiani del gruppo Qn.
A luglio 2016 a Genova è stata archiviata l’inchiesta per bancarotta che vedeva Tiziano Renzi indagato per il crac della Chil post. Il curatore fallimentare aveva sollevato dubbi, in particolare, per i rapporti tra la stessa Chil post e l’Eventi6. A Roma babbo Renzi è tuttora indagato per traffico di influenze per l’inchiesta Consip, che coinvolge una parte dell’entourage toscano del figlio Matteo. Nel caso The Mall è ancora il mondo degli affari toscano a emergere. Si tratta infatti di una speculazione immobiliare con al centro l’outlet nato su impulso della griffe Gucci che, a partire dal 2009, grazie a un gruppo di soci, ha raddoppiato l’estensione. Nel giro c’erano anche Lorenzo Rosi, ex presidente di Banca Etruria, Andrea Bacci, finanziatore della fondazione Big Bang di Matteo Renzi, e Sergio Benedetti, ex sindaco di Reggello.
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