Visioni

Father and son, l’impossibile scelta

Father and son, l’impossibile sceltaUna scena di Father and Son

Al cinema Uno scambio nella culla travolge la vita di due coppie. L'intenso film di Hirokazu Kore-eda

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 3 aprile 2014

A partire da quale momento esatto un padre diventa realmente un padre?

È la domanda che si pone Sochite Chichi Ni Naru (in Italia esce sotto il titolo Father and Son), del regista giapponese Hirokazu Kore-eda, storia di un architetto ambiziosissimo e ossessionato dal lavoro (l’attore, cantante, fotografo Masaharu Fukuyama), della sua dolce sposa casalinga (Machiko Ono) e del delizioso bambino di sei anni che, si scopre con orrore, in realtà non è loro figlio perché è stato scambiato con un altro bambino nell’ospedale dove entrambi sono nati, lo stesso giorno.

Hirokazu Kore-eda torna al tema dei legami famigliari che aveva già esplorato nel bellissimo Nessuno sa (quattro bambini soli in un appartamento di Tokio, abbandonati dalla madre) e in Still Walking (una famiglia alle prese con la morte di un figlio) con un quadro (forse persino troppo) simmetrico che contrappone classi sociali, scale di valori, personalità, età adulta e infanzia. La struttura minimalista della sua narrazione, la luminosa nitidezza delle sue immagini si adattano naturalmente a questo gioco di opposti.

Quando una telefonata inattesa rivela ai coniugi Nonomyta il probema dello scambio dei neonati, l’armonia apparente del loro quotidiano lussuoso, asettico e piuttosto sterile, inizia a sgretolarsi, trovandosi tutto d’un colpo a contatto con una realtà di segno completamente opposto, quella della famiglia Saiki: piccolo borghese, a corto di quattrini, rumorosa, caotica, abituata a manifestare in modo esplicito, fisico, i suoi affetti, e con tre figli scatenati, il maggiore dei quali è «l’altro» bambino dell’equazione, il vero figlio dei Nonomyta. Dopo essersi incontrati per capire qual’è il modo migliore di affrontare la situazione, le due coppie decidono di provare a frequentarsi. I loro sono incontri circospetti, in cui Ryota, l’architetto, pare intravedere un’affinità tra il suo carattere con il vivace bambino dei Saiki. Più simile a sua moglie, quello che credeva suo è invece taciturno, introverso. La difficoltà della scelta sta mettendo in crisi anche il loro matrimonio.

In casi come questo, spiega uno dei direttori dell’ospedale di campagna dove è avvenuto il disguido, il cento per cento delle famiglie opta per lo scambio, e cioè per rispettare i legami di sangue e riunire i bambini con i genitori biologici. È quella anche la soluzione per cui spinge razionalmente l’architetto e, seppure a malincuore, gli altri finalmente accettano. Ma anche in film tenutissimi come questo,ogni tanto, le simmetrie saltano.

 

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