Visioni

Fast Animals and Slow Kids: «Parliamo di vite e delle nostre inquietudini»

Fast Animals and Slow Kids: «Parliamo di vite e delle nostre inquietudini»Fast Animals and Slow Kids – foto di Andrea Venturini

Musica Esce oggi il serttimo album della band dal titolo «Hotel esistenze»

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 25 ottobre 2024

Avevamo lasciato i Fast Animals and Slow Kids dopo un tour nei teatri con l’orchestra. A due anni di distanza li troviamo con un nuovo disco in studio, figlio del loro tipico linguaggio musicale, fatto di suoni rock, con soli di chitarre e riff ficcanti, tanta melodia e parole di peso, tutto contenuto in Hotel Esistenza (Woodworn), settimo album della band di Perugia in uscita oggi. Le undici canzoni dell’album sono una sintesi tra i due mondi: quello musicale e quello testuale, anime che si intrecciano componendo un unico quadro le cui pennellate sono date dalle mani dei quattro componenti dei Fask. «Ognuno di noi – dicono – ha la libertà d’intervenire sul lavoro degli altri, ognuno può mettere in discussione un testo o una parte musicale». È un lavoro collettivo che porta, a volte faticosamente, ad una sintesi. «L’importante è che, quando cantiamo, suoniamo o parliamo dei nostri brani, ognuno di noi abbia la contezza di ciò che facciamo, convinti che il risultato finale sia nelle corde di tutti. E questo vale per le parole come per le musiche». «Hotel Esistenza» parla, senza banalità, di «feste dalle quali scappare, di autostrade che ti riportano a casa e dell’inferno che abbiamo dentro. Raccontiamo un po’ le nostre vite e – ammettono – la vita forse non è mai così banale come può sembrare; quindi, c’è sempre bisogno un po’ di scavare, di andare in profondità, di toccare certe corde come solo con la musica riusciamo a fare».

Brani dall’afflato rock, con soli di chitarre e riff ficcanti, ma anche melodie

QUESTA VISIONE del proprio mondo però si allarga anche a un contesto più politico o sociale, come in Brucia, un brano molto duro che parte dagli eventi che hanno portato in America all’uccisione di George Floyd nel 2020 da parte di un agente di polizia. «Siamo partiti da un contesto politico – dice il frontman Aimone Romizi – per poi analizzare noi stessi. L’uccisione di Floyd ci ha fatto riflettere sul fatto e abbiamo pensato: ”che merda, ma che cazzo succede? come è possibile che accada questo nel 2020?” Ci siamo però visti come adulti sempre più cinici che iniziano a perdere un po’ di contatto con la realtà. Il contrario di quando avevamo 18 anni, in cui avremmo sfondato tutto, “spaccato un centro commerciale” come diciamo nel testo. Non è magari quella la soluzione, ma è quel tipo di istinto. Ci siamo interrogati su questo, sulle reazioni da ragazzi e da adulti, quando ti crei la corazza e dici tanto è tutto una merda». «È un invito – conclude – a riflettere su noi stessi, su cosa cazzo stiamo facendo, sul come siamo diventati e come è possibile esserlo diventati». Anche Hotel Esistenza non rifugge dalla melodia, se ne nutre accoppiando così la forma canzone a un approccio rock, chitarristico, robusto (i Fask affondano le proprie radici nella musica hardcore).

MA DALLA BAND non rinnegano la loro propensione melodica… anzi. «La forma canzone – dicono i quattro – c’è sempre piaciuta. C’è nel pop punk che abbiamo ascoltato da ragazzi. Brani che puoi cantare con la chitarra in spiaggia. Questo approccio c’è anche nei Fask, ci piace, è parte del nostro pensare alla musica. Si discute se il rock è morto o se è vivo. A tal proposito la band perugina ha un’interessante punto di vista. «Il rock – dicono – non è più la musica mainstream e va bene così perché questo era “schiavizzante”, dovevi stare entro certi precisi limiti. Oggi è rock tutto quello che suona, quello che non è nel contesto della musica urban. Quindi – ammettono -chi fa rock può fare quello che cazzo gli pare e anche per l’ascoltatore c’è più libertà di scelta, di cosa ascoltare». E i Fask nel rock ci si buttano a piè pari, con la libertà di fare ciò che vogliono.

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