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Fasnacht, il Carnevale delle lanterne a Basilea

Fasnacht, il Carnevale delle lanterne a BasileaUna maschera esposta al Museo delle culture di Basilea, nella sezione dedicata al Fasnacht

Riti Il Carnevale in maschera più imponente e più eccentrico della Svizzera, con un'anima profondamente artistica, patrimonio immateriale dell'Unesco

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 24 febbraio 2024

D’improvviso, la notte di Basilea si fa nerissima. Alle 4 in punto si spengono tutte le luci della città e, al grido di Morgestraich, vorwärts marsch! («scherzo mattutino, avanti march!», in dialetto locale), come serpenti che attraversano il buio partono intere squadre di tamburi e pifferi, trasportando grandi lanterne dipinte a mano con il tema scelto dall’associazione (la clique). Lentamente, nel centro storico, cominciano a spadroneggiare abitanti extraterrestri: maschere (larve) che riproducono animali, cadaveri, fantasmi, spiriti della tecnologia, creature mostruose che sbarcano da universi paralleli, personaggi della Commedia dell’arte (non può mancare Arlecchino, diavolo e buffone, gran traghettatore fra il mondo dei vivi e dei morti). Ci sono anche i loro «cugini» che fanno il verso all’attualità, lanciando strali sulla politica e rinverdendo la satira come principio di critica sociale. Come in un quadro di Bosch, tutti sfilano per le strade, illuminandole poeticamente con lanterne poste sulla testa dei partecipanti o issate su lunghe aste. Prima dell’alba, si risvegliano demoni e fantasie macabre: il silenzio di chi osserva il materializzarsi di queste apparizioni che bucano la notte è d’obbligo.


È una processione ritmata quella del Fasnacht, quasi militare (si dice, infatti, che quel rullare di tamburi provenga dall’orologio dell’esercito e conservi così un’anima soldatesca), che s’insinua tra i vicoli del centro storico con una performance collettiva agita da circa undicimila partecipanti, suddivisi in cinquecento «gruppi» per una lunghezza che sfiora i 14 chilometri e un percorso ad anello che ne abbraccia solo 7. Per tutti i mesi dell’anno, i componenti delle corporazioni lavorano alla creazione dei personaggi e alle maschere, facendole a mano, così come i disegni in trasparenza delle lanterne.

La sfilata del Morgenstreich che «accende» il Fasnacht

A Basilea, i luoghi pubblici che accendono le luci durante l’avvio del Fasnacht subiscono sanzioni severe. I pub sono tutti aperti seppure ovattati nella penombra e, all’interno, offrono il pasto carnevalesco della tradizione: zuppa di farina e torta di cipolle. Circolano anche dei cantastorie, che motteggiano con i loro brevi poemetti, gli zeedel, opuscoli satirici in dialetto tedesco di Basilea che approfondiscono il tema di ogni banda. Il corteo musicato continuerà fino all’alba per poi cambiare di tono, confluendo in un cortège diurno, sgargiante, chiassoso, caratterizzato dal lancio massiccio dei coriandoli (fino a creare un tappeto soffice al posto dell’asfalto), ma anche arance e caramelle, protraendosi per 72 ore: una festa dionisiaca che per tre giorni sospenderà il normale scorrere della vita quotidiana, ma non l’efficienza della macchina cittadina svizzera (fra trasporti ineccepibili e pulizie immediate).

È un Carnevale eccentrico questo di Basilea, il più imponente della Svizzera che, dal 2017, gode di uno statuto privilegiato: è stato inserito dall’Unesco nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Affonda le sue radici probabilmente nel Medioevo, ma ha cambiato fortemente di segno durante il periodo della Riforma (quando fu più volte vietato) e ha codificato definitivamente le sue «forme» fra fine Settecento e primi anni del XIX secolo.

Non è un caso che si svolga quando gli altri Carnevali sono già finiti e il calendario cattolico è entrato nella Quaresima. La Riforma protestante la cancellò e così il Fasnacht si accende il lunedì successivo al mercoledì delle ceneri, interrompendo ogni penitenza e concedendo invece libera circolazione alla sagacia e alla sfrenata immaginazione. Può contare su regole ben precise che ritracciano i confini delle licenze del giullare, la socialità di una intera comunità partecipante favorendo l’intreccio delle varie arti.

Dal «cortège» diurno

L’origine del suo pezzo più originale – la lanterna dipinta – risale al 1845 quando furono bandite le torce dal Morgenstreich (o Morgenstraich, seguendo il dialetto). Il pericolo di incendi fece optare per un’altra soluzione: dapprima piccole, le lanterne meravigliosamente decorate e translucide divennero via via gigantesche, finendo per essere l’attrazione principale e dando vita, ancora oggi, a un suggestivo spettacolo di arte ambientale e pubblica quando la sera vengono «deposte» tutte insieme nella piazza della Cattedrale, dopo il corteo. Sono circa duecento con oltre cento carri che sfoggiano soggetti come la pornografia, il riscaldamento climatico, il razzismo, la religione.
Le maschere (Fasnachtlarve) venivano importate da Olanda, Francia e Italia, e poi riadattate secondo necessità, fino a quando la ditta Métraux-Bucherer decise non solo di venderle ma di produrle: lo fece tramite un concorso aperto a pittori e disegnatori di Basilea, così da stimolarne la fantasia. Attualmente, hanno un numero da capogiro: dalle 15 alle ventimila all’anno.

Questa anima profondamente artistica è rimasta una cifra essenziale del Carnevale svizzero, tanto che non ne furono immuni neanche Jean Tinguely e Joseph Beuys. Tinguely, in particolare, per quasi vent’anni è stato membro attivo del Kuttlebutzer, una corporazione anticonformista che si ribellava alle norme dettate dal Comitato ufficiale del Carnevale. Ha anche orchestrato diverse processioni.

Joseph Beuys, invece, confezionò uno dei suoi simbolici abiti in feltro per uno dei gruppi carnevaleschi. Secondo i racconti di allora (erano gli anni Settanta) Beuys stesso andò a veder sfilare le sue creazioni (senza però mascherarsi a sua volta e mantenendo il suo look con pellicciotto e cappello), ne rimase entusiasta. Poi, quell’abito si trasformò nell’installazione che si trova al Kunstmuseum, in una delle sale a lui dedicate.

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Il museo
Una sezione del Museo delle culture di Basilea è dedicata interamente alla storia del Carnevale svizzero, ai suoi personaggi, musiche, tradizioni e costumi. L’istituzione è il più grande museo etnologico della Svizzera (fu inaugurato nel 1917) e uno dei più importanti d’Europa, con oltre 340mila oggetti e fotografie storiche nella sua collezione permanente. Al suo interno, vengono allestite anche mostre temporanee, dedicate a temi contemporanei e di vita quotidiana. La sua sede è in un antico convento e il recente restyling è opera degli architetti Herzog e de Meuron.

 

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